La Nuova Lot

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Data di pubblicazione: 14 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

CAPITOLO XXI. Venti di cambiamento

Il ritorno a Lot del Conte Petrus e della Somma Sacerdotessa Urania, fu come una pioggia ristoratrice dopo lunghi mesi di siccità.
In ogni via della Città, in ogni luogo pubblico, il vocìo e le risate della popolazione sovrastavano ogni altro tipo di suono e rumore.

La guarigione del Conte Thorm e della Baronessa Astarte rendeva tutto ancora più lieto. I sudditi si sentivano sereni, ogni Gilda lavorava alacremente, dando una sferzata d’energia alla vita economica dentro le mura, quasi a voler dimenticare i lunghi mesi di malattia e morte.

I Clan di razza cominciarono a crescere e a proliferare nell’ambito di una società fortemente organizzata. Sintomi di una nuova realtà economica in pieno sviluppo, furono le numerose migliorie apportate al sistema bancario e la nascita di nuove Gilde commerciali, che permettevano ai Cittadini di avere un’occupazione e di imparare un mestiere.

Mai il Tempio di Themis era stato gremito di persone come durante quei lunghi giorni di fine Estate. Anche per chi non si professava credente, la visione della Somma Sacerdotessa ed i suoi modi garbati, infondevano negli animi un profondo senso di sicurezza, ma la speranza più grande che infiammava i cuori tutti, era che un giorno anche il giovane Granduca Uther Pendragon potesse far ritorno a Lot insieme ai suoi amati genitori.

Poi un freddo vento, gelido come solo la tramontana sa esserlo, scosse i cuori tutti. Un ragazzo di nome Noah giunse a Lot con un misterioso Tomo: chi sarebbe stato capace di tradurlo avrebbe liberato gli Spiriti dei Quattro Venti. La Precettrice dell’Arcana Saggezza Verde fu incaricata dell’infausto compito; per farlo ed aver la vita salva fu costretta a trasferirsi presso il Palatium per oltre quaranta giorni, vivendo costantemente scortata dai valorosi Paladini.

Noah liberò gli Spiriti dei Quattro Venti e consegnò ai Detentori il Tomo che conteneva il modo per liberarli e poi imprigionarli nuovamente. Il Tomo restò nelle mani dei Saggi, che lo tradussero sotto la continua minaccia di uno degli spiriti, Alathariel, la più malvagia dei Quattro.

Dopo la traduzione si scoprì che per imprigionare di nuovo gli Spiriti, si dovevano recuperare le quattro frecce disperse durante il Rito di Liberazione ed il Medaglione. Si organizzarono le spedizioni e vennero recuperati tutti gli elementi.

La vicenda si concluse dopo sette pleniluni, con l’imprigionamento degli Spiriti in Ade e la morte di tutti i componenti della spedizione, ma quello non fu il solo vento nefasto che turbò la quiete della Cittadina. Un soffio sottile cominciò ad insinuarsi tra gli abiti e la pelle, scompigliando i capelli, tanto da diventare un tarlo fisso nelle menti anche dei sudditi più fedeli. Il vento dell’Eresia.

Da quando era stata fondata, Lot non si era mai posta problemi di tipo religioso. Chi l’aveva edificata, lo aveva fatto soprattutto in nome di Themis, e più di una volta la Dea era intervenuta per preservare la Città che tanto le somigliava come impeto di Bene e Giustizia, spazzando ogni nemico. Ma gli infedeli?

Fino a quel momento chiunque desiderava diventare Cittadino del Granducato poteva farlo rispettando i termini dello Statuto, ma tra le leggi c’era il rispetto per il culto della Dea. Tuttavia l’infedeltà non era mai stata presa molto in considerazione, anche perché con quali criteri chi non condivideva gli ideali di Lot poteva desiderare di viverci, se non per distruggerla o rovesciare l’ordine costituito?

I Cittadini sempre pronti a sguainare le spade contro un mercenario nemico, si trovarono incapaci di difendersi da chi asseriva che quelle di Themis erano solo menzogne, mentre la verità era nel verbo di Simeht, l’Antitesi. Il malumore e la confusione iniziarono a prendere il posto della serenità e, incredibilmente, incertezze e caos cominciarono ad arrivare contemporaneamente da Sud, da Telthartown, e da Ovest, da Quinalth.

La vita dell’Infante, in esilio cautelativo per la sua incolumità, non era più al sicuro; la città di Telthartown, allo sbaraglio per causa della follia del Reggente Ahme, era sotto assedio e le truppe che da Lot erano partite in missione di pace, furono barbaramente uccise.

Il persistente maltempo impedì, all’inizio, di andare persino a recuperare i corpi, ma lo sgomento del perché il Reggente di Telthartown non accettasse i simboli della pace di Lot era più forte del dolore. Il giorno 20° del 7° mese del VI anno dalla Fondazione, il piccolo Granduca ritornò quindi al Palazzo Ducale.

La prima battaglia condotta dal III° Reggimento Blizzard, con a capo il Conte Thorm e l’aiuto di molte Gilde combattenti permisero di conquistare senza troppa fatica e senza perdite la città di Telthartown, ma l’esercito del Re Ahme, che ormai aveva perso completamente il lume della ragione, attendeva ancora di attaccare, cosa che avrebbe fatto da lì a poco tempo.

Infatti numerose e sanguinose furono le battaglie contro gli accampamenti e i Reggimenti di Lot intorno a quella che un tempo era stata una città alleata; orde di Goblin insidiavano costantemente le difese, ma Telthartown rimaneva presa ed in mani sicure.

Il 18° giorno del 8° mese del VI anno dalla Fondazione, si scatenò l’offensiva finale del nemico. Il Reggimento Mistral del Governatore Nicolao, coadiuvato dai Cavalieri Erranti, ed il Reggimento Blizzard del Governatore MacGyver, insieme ai Paladini, si contrapposero alla forza militare di Telthartown, riuscendo dopo lotte estenuanti ad avere la meglio.

La guerra era finita, la città liberata e l’antico legame di fratellanza ristabilito, ma nulla era più come prima, alcune certezze stavano crollando, troppe cose stavano cambiando e Lot con loro.

CAPITOLO XXII. Tutto Cambia, Tutto Scorre, Tutto si Muove

Chi lo sa se è stato il caso, la fortuna, il destino, il volere degli Dèi e dei loro figli, che talvolta giocano con le nostre esistenze come se fossimo in delle complicatissime trame che, passando per il caos, ci portano all’equilibrio… Tutto cambia.

In quel periodo Lot e la sua struttura sociale mutavano, Gran parte delle Gilde storiche cambiavano la guida e la città si trovò con una generazione giovane di responsabili che tentavano di affrontare, con maggiore freschezza, le novità che loro malgrado stavano investendo tutti. I Maghi si divisero in tre allineamenti secondo l’influsso delle lune e a Sud, i fedeli a Simeht, cacciati da Lot, si riunirono intorno ad una Vecchia Torre consacrata all’Antitesi, lontana miglia dalla Cittadella, dove studiando quella che chiamavano Genesi Oscura, crearono proseliti ed organizzarono una loro forza armata.

I Cartografi di corte vennero comunque incaricati di creare le mappe di quelle terre e, durante i sopralluoghi, il Cartografo e Curatore della Storia Jigoro trovò una mostrina militare che di certo apparteneva all’esercito di Nathamèr. Un manipolo di volontari, capitanati dai Cavalieri Erranti, partirono fiduciosi alla ricerca del mare di Lot, o meglio alla ricerca di quanto si pensava fosse rimasto delle Antiche Acque.

Nulla accade per caso. Non a caso il Principe delle Tenebre Sofronia uccise il terzo maestro di spada di Nathamèr: Lorighel. Non a caso è Lord Magno per primo a portare il verbo di Simeht a Lot, Lord Magno che fu per lungo tempo Cavaliere Nero. Non a caso il braccio armato delle schiere dei suoi seguaci, Lord Cratere, fu a sua volta Principe delle Tenebre. Non a caso entrambi per un periodo portarono al dito l’Anello del Fato e, di certo, non per caso proprio in quella Vecchia Torre si recavano e le parole dell’Antitesi furon loro chiare.

Lì il legame tra Nathamèr e Simeht era nebuloso ma non imperscrutabile, mascherato dalla rottura del Vaso del Caos e dalla nebbiolina che mai abbandonava quei luoghi.

Da molto tempo l’ipotesi che Lot fosse dentro una morsa non abbandonava gli studiosi. Si pensava infatti che da Tauand, l’unica città in mano al perfido Nathamèr, si diramassero una serie di manieri che circondavano Lot per tre quarti. In questi manieri vi erano Stregoni fedeli al maligno e che, di certo, non professavano il culto di Themis.

La parte non controllata dagli Stregoni di Nathamèr era quella a Nord della città: i Monti delle Nebbie, da sempre terreno di Honorius, più di una volta alleatosi con Nathamèr per far cadere la città. Ma ancora nulla di storicamente fondato permetteva di verificare questa teoria, il ritrovamento della Vecchia Torre era solo un tassello che lentamente mostrava, o nascondeva, un mosaico ben più ampio.

Restò comunque la profonda inquietudine che pervadeva i Lottiani e chi li guidava.
La Baronessa Astarte, madre di Cratere, era combattuta se seguire il figlio, e il Conte Thorm non riusciva più a vivere serenamente. L’urgenza di prendere una decisione e debellare gli eretici minandone le fondamenta era però chiara ai più.

Il Conte Thorm venne sfidato a duello dal Cupo Re Cratere, suo vecchio amico.

La sfida venne accettata e il giorno XI del mese II dell’anno VII, Thorm sconfitto cadeva sotto i colpi del Vampiro. Ma la sua anima venne prontamente resuscitata in nome di Simeht, e da quel momento iniziò il vero e proprio cambiamento.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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