La Nuova Lot

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Data di pubblicazione: 14 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

CAPITOLO XXIII. Il Conte Thorm

Reginal Percivald Augustus Thorm nasce a Quinalth da una famiglia di commercianti. Suo padre era uno degli elementi di spicco della Corporazione dei Commercianti della città, non c’era cassa di grano o di frumento destinato alla vendita in tutta la città che non veniva registrata dai suoi contabili.

Terzo di quattro figli, tre maschi e la più piccola una femmina, Thorm si distingue subito dai suoi fratelli; appena raggiunta l’età per andare a scuola non si sente portato per gli studi di economia come i suoi fratelli, e sempre più spesso si trova a sognare con Petrus, suo amico d’infanzia e compagno di giochi, di salvare il mondo in sella al suo cavallo e brandendo la spada da vero cavaliere.

Quando Petrus decide di seguire la via militare, Thorm prende coraggio e comunica ai suoi genitori che non avrebbe mai seguito i corsi della Corporazione dei Commercianti ma avrebbe chiesto, insieme all’amico, di accedere all’ordine templare della città con l’intento di diventare un bravo soldato.

Il padre in principio non fu d’accordo, nell’attività di famiglia c’era posto per molte persone e, visto che aveva già avuto la sfortuna di una figlia femmina poco portata per i calcoli, e che di certo avrebbe lasciato la famiglia per andare in quella del futuro marito, non voleva assolutamente che questo figlio maschio ragionasse come un eroe dei libri che tanto piacevano alla moglie. Ma nessuna parola detta, o gesto fatto, impaurì il piccolo Thorm.

I suoi discorsi sull’Ideale Ultimo, sul bene che sconfigge il male, erano così profondi per un ragazzo sì giovane che alla fine i suoi parenti si convinsero e lo lasciarono andare. I due ragazzi durante la dura vita monastica studiavano, imparavano a combattere e, la loro amicizia e solidarietà, farcite dell’innata destrezza, fecero sì che spiccassero su tutti gli altri studenti della loro età.

Un giovane poco più grande, figlio di un alto militare dell’esercito di Quinalth, notò i due amici e con fare cameratesco li prese sotto la sua ala protettrice.

Quel giovane finì gli studi e, arruolatosi immediatamente nella milizia, attese i due anni che lo separavano da quei due amici per convincerli ad arruolarsi appena finiti gli studi nell’Ordine. In quei due anni il giovane guidò già il suo gruppo di soldati ed arrivò a godere della totale fiducia del Re, arrivò a comandare un Reggimento ed in seguito, con a fianco Thorm e Petrus, questo reggimento si distinse su tutti gli altri, non solo per l’abilità militare ma soprattutto per l’umanità con cui al suo interno si trattavano i loro commilitoni e i prigionieri di guerra.

Dopo sette anni nasce Lynessa, la figlia del Reggente di Quinalth e il capitano fu chiamato a Corte come guardia-tutore della Principessina. Legato com’era con quei due valenti soldati, fidandosi ciecamente di loro, li pregò di lasciare l’esercito per far parte anche loro della scorta di Lynessa.

Thorm divenne quindi Capitano delle Guardie Reali e Petrus Capitano dell’Esercito personale del Re.

Passarono diciannove anni in serenità fino a che Hotalth, il mago rosso, non fu preso da un delirio di onnipotenza: suo figlio, l’oscuro Honorius, doveva sposare la Principessa per diventare il futuro sovrano della città più fiorente di Extremelot. L’unico modo per costringere la ragazza, promessa sposa di Theon, Principe di Telthartown, era rapirla.

Il giorno del rapimento Lynessa era scortata, oltre che dalla sua guardia del corpo, anche dai due capitani. La lotta tra la Guardia e Hotalth fu grande e spaventosa, Thorm e Petrus cercarono di aiutare, a costo della vita, il loro amico e la Principessa, ma ogni sforzo fu vano.

I ricordi di quel giorno sono pochi e confusi, la magia dei due stregoni limitò di molto l’abilità militare di chi era a scorta di Lynessa oscurando le loro menti, ma la Guardia riuscì a colpire Hotalth, un colpo che poi lo porterà alla morte. Il mago rosso ebbe il tempo in ogni modo di lanciare una maledizione contro chi lo aveva ferito.

Quando Thorm si accorse che il mago anziano stava concentrandosi per castare un incantesimo prese l’arco, incoccando una freccia, e mirò per scagliargliela contro, ma Honorius, mago nero, si accorse dei movimenti del capitano e per salvare il padre, castò a sua volta distruggendogli l’arco, la faretra e le frecce tutte.

La magia stordì sia Thorm sia Petrus che gli era vicino. Nel mentre in cui il lampo rompeva l’arma in mano a Thorm, Hotalth lanciava l’incantesimo che privò per sempre la Guardia di Lynessa del nome.

Ma Lynessa era salva e, tornata al castello, da lì a pochi giorni partì per andare in moglie al Principe di Telthartown. La corte intera la seguì. La Guardia senza nome e i due capitani decisero di non parlare più di quel giorno, ma i loro cuori rimasero inquieti, era successo qualcosa che aveva cambiato completamente le esistenze di quei giovani.

A Thorm quell’arco, dono della sorella Alleire che gli era stato regalato alla fine della scuola militare, lo legava ormai alla sua vita passata, un periodo si era chiuso ed ora quel capitano sentiva che c’era di più.

Servire il Re, giurare fedeltà ad un amico erano valori alti e nobili, ma l’ideale del bene era oltre a tutto questo, era la tensione dell’uomo, il ponte verso l’infinito. Per questo motivo da quel giorno Thorm non volle più archi.

Trasferiti a Telthartown i tre conobbero un Conte locale, Erik, ed insieme a lui crearono un piccolo esercito, inizialmente votato alla salvaguardia della coppia reale dai costanti attacchi di Honorius. Ma le idee della Guardia senza nome erano sì alte ed affascinanti che Theon, divenuto sovrano, gli donò un appezzamento di terra sotto i Monti delle Nebbie e lo nominò Granduca di quel luogo.

Il Granduca, accompagnato dai suoi tre amici Thorm, Petrus ed Erik, lasciò la Corte di Lynessa e viaggiò fino ai Monti per edificare Lot.

Molte lune passarono sulla testa di quei soldati accampati intorno alla città che stava nascendo, molte teste di Goblin le loro spade recisero, affinché la costruzione potesse andare avanti. Al termine dell’edificazione del Palazzo, il nuovo Granduca manifestò la stima e l’affetto verso Thorm e Petrus nominandoli Conti della nascente cittadella, proprio il giorno in cui la Corte s’insediò a Palazzo.

Dopo tempo tra i primi viandanti che visitarono la nuova città vi fu lei, Dora. Dora, troppo bella per passare inosservata e troppo devota per non essere gratificata, fu uno dei cittadini più impegnati di Lot.

Godendo della fiducia dei Nobili divenne Guardia Ducale e diede prova di grande affidabilità, al punto che successe ad Hellrond al comando del Corpo stesso.

Durante il suo periodo di comando i rapporti obbligati con i nobili favorirono la nascita dell’amore tra Dora e il Conte Thorm, che sfociò in breve nel matrimonio celebrato dalla Sacerdotessa Urania e con Weps come testimone, ma la vita nobiliare era vissuta come una prigione dallo spirito combattente e libero di Dora, e questo condusse ben presto alla fine del matrimonio. Il dispiacere di aver perso Dora non fermò Thorm, anzi, lo spronò ancora di più a seguire le orme del Granduca così dedito al lavoro e all’amministrazione della città.

Passarono gli anni ed ancora una figura femminile sulla strada del Conte, ancora un consiglio di Weps, una Mannara dal forte carattere. Era Astarte, la ladra redenta, che venne nominata Governatore di Lot e, ben presto, affiancò i tre Conti al governo della città diventando Governatore Supremo e guida dell’Unicorno. La sua totale dedizione le farà, negli anni, guadagnare poi il titolo di Baronessa, ma la città cresceva e con lei le forze del male che, un giorno, riuscirono a distruggerla.

I quattro Nobili si riunirono e decisero di riedificare ancora una volta la città, di farla più grande e splendente, ancora più addossata ai monti di prima affinché niente e nessuno potesse ancora distruggerla. Così fecero, Lot riemerse dalle sue ceneri come l’Araba Fenice. Gli esuli tornarono e le attività commerciali ripresero.

Dopo qualche tempo nacque il piccolo Uther Pendragon, figlio di Petrus ed Urania, e la serenità parve tornare a Lot. Ma non per molto tempo, infatti il ritrovamento del corpo decapitato del Conte Erik gettò in grande subbuglio tutta la città.

Thorm sapeva che era il momento di ricacciare dentro gli occhi le lacrime e dare una sferzata di energia ai sudditi in preda alla disperazione, si fece carico del lavoro di Erik a Palazzo, e per tutto il tempo che la pira con le spoglie del defunto Conte bruciava ci furono canti e balli, perché i cittadini lo ricordassero con il sorriso e non con il pianto.

Un anno dopo però morì in circostanze misteriose anche il Granduca senza nome. Thorm ancora una volta non si perse d’animo e lavorò instancabilmente per la città, dando più poteri all’allora Governatore Supremo Astarte e delegando a lei lo sviluppo delle corporazioni cittadine.

Gli anni passarono e la città, guidata da Thorm, in attesa della maggiore età del piccolo Uther Pendragon, s’ingrandì e prosperò, ma giunse il giorno in cui il vento dell’eresia alitò su Lot, coinvolgendo anche antichi amici del Conte.

Il giorno che cambiò la vita del Conte e della città fu l’XI del mese II del settimo anno. Il Conte Thorm venne sconfitto a duello, dopo aver accettato la sfida del Cupo Re Cratere. Da quella notte, l’anima del Conte, portata a resurrezione dalla Voce dell’Empio Magno, abbandonò la fede in Themis ed abbracciò il pensiero e l’ideale proprio degli adepti di Simeht.

Fu immediata la creazione di un nuovo Governo, di un nuovo Potere, con l’autorità aggiunta dei nuovi governatori Cratere, Wolfang e Clemence, che rovesciò, di fatto, quello che fino ad allora aveva prosperato ed amministrato il Granducato.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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