Divinità Greche e i 12 Olimpi

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

~• 1. ZEUS •~ 

«…regge di tutte le cose l’esito
Zeus che dal cielo tuona ed a suo piacer
le volge…»

Zeus (in greco Ζεύς, ZeÀv – “lo splendente”) nella Mitologia Greca è il Re e Padre degli Dèi, il Sovrano dell’Olimpo, il Dio del Cielo e del Tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l’aquila e la quercia.

Secondo la leggenda Zeus era il minore dei figli di Rea (Dea della Terra) e del Titano Crono (Dio del Tempo); era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Nella maggior parte delle leggende era sposato con Era, anche se nel santuario dell’oracolo di Dodona come sua consorte si venerava Dione (viene raccontato nell’Iliade che Zeus è il padre di Afrodite, avuta con Dione).

È comunque famoso per le sue frequentissime avventure erotiche extraconiugali, tra le quali si ricorda anche alcune relazioni omosessuali, come con Ganimede o con Euforione. Il frutto dei suoi numerosi convegni amorosi furono i suoi molti celeberrimi figli, tra i quali Apollo e Artemide, Hermes, Persefone, Dioniso, Perseo, Eracle, Elena, Minosse e le Muse. Dalla legittima moglie Era secondo la tradizione ebbe Ares, Ebe, Efesto ed Ilizia.

zeus 2
La figura equivalente a Zeus nella mitologia romana era Giove, mentre in quella etrusca era il dio Tinia. Zeus ha anche molte analogie con il norreno Odino e lo slavo Perun.

❂ Il Culto di Zeus ❂

zeusZeus è il Re degli Dèi, Signore dell’Olimpo, Sovrano dell’Universo. Il mondo è la città di Zeus. Quindi Zeus sorveglia la pçliv, la custodisce e preserva le sue istituzioni.

Come Dio delle vette, egli procura la pioggia necessaria alle comunità, per questo i suoi santuari si ergono sulle alture. Tuttavia, poiché è tutore dei principi di equità e concordia esistenti tra i cittadini, il Dio scende anche nelle città sedendo nei propri santuari, templi od altari. Inoltre, in qualità di Re degli Dèi, è il protettore di chi a lui si rivolge per delle suppliche, in quanto esseri vulnerabili.

Particolarmente, Zeus protegge gli stranieri che chiedono ospitalità: nei tempi antichi il viandante era particolarmente soggetto a maltrattamenti, ma l’ospite era una persona speciale, poteva essere addirittura un Dio, per questo bisognava accoglierlo calorosamente.

Zeus è anche il protettore della santità dei giuramenti. Nell’Antica Grecia la parola di un uomo era tutto, era il fondamento morale della pçliv. La rottura del giuramento è un atto gravissimo, e la giustizia di Zeus in questi casi può manifestarsi con la denuncia pubblica e la vergogna, a volte perfino il bando.

Egli è quindi anche il Dio della mente e dell’intelletto, colui che vede le intenzioni dietro le parole; da lui vengono le idee, il pensiero, l’illuminazione. Se, ad esempio, viene invocato durante una discussione, è probabile che i litiganti si chiariscano immediatamente.

Nella Mitologia, Zeus è legato ad immagini di potere e procreazione (non a caso suoi figli spuntano dappertutto). Il suo simbolo è il fulmine, che può essere inteso come arma di punizione, strumento di procreazione e lampo di illuminazione. Insieme al fulmine Zeus reca anche la pioggia per fecondare la Madre Terra, renderla fertile; nelle sue prime apparizioni (Età del Bronzo), furono proprio questo suo potere generatore e quest’energia creatrice a caratterizzarlo e a suggerire le nozze sacre del Dio Cielo con la Madre Terra.

Da un punto di vista teologico, per i Greci Zeus era il Dio Padre e, come tale, il protettore e il creatore. Con le sue punizioni ristabiliva l’ordine cosmico qualora fosse turbato: era lo spirito equilibratore, simbolo della ragione. Egli è una fondamentale forza spirituale, Suprema Coscienza e retto Spirito della coscienza umana, contenuto in tutte le Anime.

Zeus, che viene spesso poeticamente chiamato con il vocativo Zeu pater (O padre Zeus!), è l’evoluzione di Diēus, il Dio del cielo diurno della religione Protoindoeuropea, chiamato anche Dyeus phatēr (Padre Cielo). Il Dio era conosciuto con questo nome anche in Sanscrito (Dyaus/Dyaus Pita) e in latino (Jupiter, da Iuppiter, che deriva dal vocativo indoeuropeo dyeu-phatēr), lingue che elaborano la radice dyeu- (“splendere” e nelle sue forme derivate come dyauh, “cielo” o “paradiso, dio”), nonché nella mitologia germanica e norrena (Tīwaz in alto tedesco antico, in norreno Týr) unito con il latino deus, dīvus e dis (una variazione di dīves), che proviene dal simile sostantivo deiwos.

Per i Greci e i Romani il Dio del Cielo era anche il più grande degli Dèi, mentre nelle culture nordiche questo ruolo era attribuito a Odino: di conseguenza questi popoli non identificavano, per il suo attributo primario di Dio del Tuono, Zeus/Giove né con Odino né con Tyr, quanto piuttosto con Thor (Þórr). Zeus è l’unica divinità dell’Olimpo il cui nome abbia un’origine indoeuropea così evidente.

In aggiunta a questa origine indoeuropea, lo Zeus dell’epoca classica prendeva alcuni aspetti iconografici dalle culture del Vicino Oriente, come ad esempio lo scettro. Gli artisti Greci immaginavano Zeus soprattutto in due particolari posizioni: in piedi, mentre con il braccio destro alzato segue ad ampie falcate una folgore che ha appena scagliato, oppure seduto sul suo trono.

Zeus era il più importante degli Dèi e comandava su tutto l’antico Pantheon Olimpico greco. Fu padre di molti eroi ed eroine, e la sua figura è presente nella maggior parte delle leggende che li riguardano. Sebbene lo Zeus “radunatore di nuvole” dei poemi omerici fosse un Dio del Cielo e del Tuono al pari delle equivalenti divinità orientali, rappresentava anche il massimo riferimento culturale del popolo Greco: sotto certi aspetti egli era l’espressione più autentica della religiosità greca, ed incarnava l’archetipo del divino, proprio di quella cultura.

Zeus era l’equivalente del Dio della mitologia romana Giove, e nell’immaginario sincretico classico era associato a varie altre divinità, come l’ Egizio Amon, e l’Etrusco Tinia. Insieme a Dioniso aveva assorbito su di sé il ruolo del principale Dio Frigio Sabazios, dando vita alla divinità conosciuta nel sincretismo dell’antica Roma come Sabazio.

❖ Appellativi ed Epiteti di Zeus ❖

Gli appellativi o i titoli attribuiti a Zeus enfatizzano i vari campi nei quali esercita la sua autorità, i più comuni sono:

Zeus Aitnàios o “Zeus Etneo”, relativo al monte-vulcano Etna, come l’Olimpo, sacro a Zeus.

Zeus Nemeos o “Zeus Nemeo”, relativo a Nemea, città dell’Argolide, dove si disputavano i Giochi Panellenici, dedicati a Zeus, che si svolgevano a cadenza biennale.

Zeus Olympios o “Zeus Olimpio”, relativo al dominio di Zeus sia sugli altri Dèi che sui Giochi Panellenici che si tenevano ad Olimpia.

Zeus Panhellenios o “Zeus di tutti i Greci”, al quale era dedicato il famoso tempio di Eaco sull’isola di Egina.

Zeus Xenios o “Zeus degli Stranieri”, in quanto era il protettore degli ospiti e dell’accoglienza, sempre pronto ad impedire che fosse fatto qualcosa di male ai forestieri.

Zeus Horkios, il Dio che si occupava della veridicità dei giuramenti: i bugiardi che venivano scoperti dovevano dedicare una statuetta votiva a Zeus, spesso al santuario di Olimpia.

Zeus Agoraios, poiché vigilava sugli affari che si svolgevano nell’agorà, puniva i commercianti disonesti.

Zeus Meilichios o “Facile da invocare”: Zeus aveva assunto su di sé il culto dell’antico daimon Meilichio, che in precedenza gli Ateniesi erano adusi propiziarsi.

Zeus Cronide o “Figlio di Crono”: patronimico di Zeus. Benché Crono (il Tempo) avesse avuto altri figli, il Cronide per antonomasia è Zeus.

Zeus Egioco o “Zeus possessore dell’Egida”, lo scudo ricoperto con la pelle della capra Amaltea che, secondo il mito, aveva nutrito con il suo latte Zeus da bambino.

Zeus Soter “Zeus il salvatore/protettore”, in quanto protettore e salvatore di tutta l’umanità.

Oltre alle forme presentate poco sopra, esistevano nel mondo greco anche alcuni culti locali dedicati a Zeus, che mantenevano un loro proprio e singolare modo di concepire ed adorare il Re degli Dèi. Questi sono alcuni esempi:

Zeus a Creta
A Creta Zeus era adorato in alcune grotte che si trovano nei pressi di Cnosso, Ida e Palicastro. Le leggende di Minosse ed Epimenide suggeriscono che queste grotte anticamente fossero usate da re e sacerdoti, come luogo per fare divinazioni.
La suggestiva ambientazione delle Leggi di Platone, la quale si svolge lungo la strada che conduce i pellegrini verso uno di questi siti, sottolinea la conoscenza del filosofo dell’antica cultura cretese.
Nelle rappresentazioni artistiche tipiche dell’isola Zeus compare, anziché come un uomo adulto, con l’aspetto di un giovane dai lunghi capelli, e gli inni a lui dedicati cantano del ho megas kouros, ovvero “il grande giovane”. Insieme ai Cureti, un gruppo di danzatori armati dediti a rituali estatici, sovrintendeva al duro addestramento atletico e militare, nonché ai segreti riti iniziatici, previsti dalla Paideia cretese.
Lo scrittore ellenistico Evemero sembra aver proposto una teoria, con cui ipotizza che Zeus sia stato un grande re di Creta e che, dopo la sua morte, la sua fama abbia finito per trasformarlo in una divinità. Il testo di Evemero non è giunto integro fino a noi, ma in passato la patristica cristiana accolse l’ipotesi con molto favore.

Zeus Lykaios in Arcadia
L’epiteto Lykaios è morfologicamente connesso alla parola lyke (luminosità), ma a prima vista si può facilmente associare anche a lykos (lupo). Quest’ambiguità semantica si riflette sul singolare culto di Zeus Lykaios, celebrato nelle zone boscose e più remote dell’Arcadia, nel quale il Dio assume caratteristiche sia di divinità lucente che lupina.
Il primo aspetto si evidenzia nel fatto che è il Signore del monte Licaone (la montagna splendente), che è la cima più alta dell’Arcadia e sulla quale, secondo una leggenda, si trova una recinto sacro sul quale non si sono mai posate ombre. Il secondo invece si rifà al mito di Licaone (l’uomo lupo), il re dell’Arcadia, i cui leggendari antichi atti di cannibalismo venivano ricordati per mezzo di bizzarri riti. Secondo Platone una setta si sarebbe riunita sul monte ogni otto anni per celebrare sacrifici in onore di Zeus Lykaios, durante i quali si mescolava un singolo pezzo di interiora umane ad interiora animali, e poi si distribuiva il tutto ai presenti: chi avesse mangiato il pezzo di carne umana si sarebbe trasformato in un lupo, ed avrebbe potuto recuperare la propria forma umana solo se non ne avesse più mangiata fino alla conclusione del successivo ciclo di otto anni.

Zeus Etneo in Sicilia
Il culto di Zeus Aitnàios (etneo) è riportato nelle odi di Pindaro ed è attestato dalla produzione numismatica locale. Il tempio era ubicato nella città di Áitna (Etna), fondata da Gerone I di Siracusa. Alcuni scoli di Pindaro riportano che Ierone I donò al tempio una statua di Zeus, che potrebbe essere quella rappresentata nel tetradramma di Aitna.

Lo Zeus del sottosuolo
Sebbene l’etimologia del nome indichi che Zeus originariamente fosse un Dio del Cielo, in diverse città greche si adorava una versione locale di Zeus che viveva nel mondo sotterraneo.
Gli Ateniesi e i Sicelioti (Greci di Sicilia) veneravano Zeus Meilichios (“dolce” o “mellifluo”), mentre in altre città vigeva il culto di Zeus Chthonios (della terra), Katachthonios (del sottosuolo) e Plousios (portatore di ricchezza). Queste divinità nelle forme d’arte potevano essere visuale parimenti rappresentate sia come uomo che come serpente.
In loro onore si sacrificavano animali di colore nero che venivano affogati dentro a pozzi, come si faceva per divinità ctonie come Persefone e Demetra o sulla tomba degli eroi. Gli Dèi olimpi, invece, ricevevano in olocausto animali di colore bianco che venivano uccisi sopra ad altari.
In alcuni casi gli abitanti di queste città non sapevano con certezza se il daimon in onore del quale effettuavano i sacrifici, fosse un eroe oppure lo Zeus del sottosuolo. Così il santuario di Lebadea in Beozia potrebbe essere stato dedicato sia all’eroe Trofonio sia a Zeus Trephonius (colui che nutre), a seconda che si scelga di dare retta a Pausania oppure a Strabone. L’eroe Anfiarao era venerato come Zeus Amphiaraus ad Oropo, nei pressi di Tebe, e pure a Sparta c’era un santuario di Zeus Agamennone.

❁ Gli Oracoli di Zeus ❁

Anche se la maggior parte degli oracoli erano generalmente dedicati ad Apollo, ad eroi oppure a dee come Temi, esistevano anche alcuni oracoli dedicati a Zeus.

L’oracolo di Dodona. Il culto di Zeus a Dodona nell’Epiro, località per la quale vi sono prove dello svolgersi di attività cerimoniali a partire dal II millennio a.C., era imperniato su di una quercia sacra. All’epoca in cui fu composta l’Odissea (circa il 750 a.C.) l’attività divinatoria era condotta da sacerdoti scalzi chiamati Selloi, che si stendevano a terra ed osservavano lo stormire delle foglie e dei rami dell’albero. All’epoca in cui Erodoto scrisse a sua volta di Dodona, i sacerdoti erano stati sostituiti da sacerdotesse chiamate Peleiadi (colombe).
Nel culto osservato a Dodona la moglie di Zeus non era Era, ma la Dea Dione, il cui nome è in effetti la versione femminile di Zeus. Il suo ruolo di Titanessa nella mitologia classica ha fatto ipotizzare ad alcuni studiosi che potrebbe essere stata in epoca pre-ellenica una divinità molto più importante e che, forse, l’oracolo fosse originariamente dedicato a lei.

L’oracolo di Siwa. L’oracolo di Amon nell’Oasi di Siwa, che si trova nel lato occidentale del deserto egiziano, non si trovava entro i confini del mondo greco prima dell’epoca di Alessandro Magno, ma fin dall’età arcaica aveva esercitato una forte influenza sulla cultura greca: Erodoto, nella sua descrizione della guerra greco-persiana, dice che Zeus Amon fu consultato varie volte. Zeus Amon era tenuto in particolare considerazione a Sparta, dove fin dall’epoca della Guerra del Peloponneso esisteva un tempio in suo onore. Quando Alessandro Magno si avventurò nel deserto per consultare l’oracolo di Siwa, scoprì l’esistenza di una Sibilla libica.

✦ Zeus nella Mitologia ✦
(Storia)

Il Titano Crono ebbe molti figli da Rea: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone, ma li divorò tutti appena nati, dal momento che aveva saputo tramite un oracolo che il suo destino era di essere spodestato da uno dei suoi figli, così come lui stesso aveva spodestato suo padre.

Quando però Zeus stava per nascere, Rea chiese a Gaia di escogitare un piano per salvarlo, in modo che Crono ricevesse la giusta punizione per ciò che aveva fatto ad Urano e ai suoi stessi figli. Rea partorì Zeus a Creta, consegnando al suo posto a Crono una pietra fasciata con dei panni che egli divorò immediatamente, mentre la madre nascose Zeus in una cesta posta sotto ad un albero, sorvegliato da una famiglia di pastori ai quali promise, in cambio, che le loro pecore non sarebbero state attaccate dai lupi.

Il mito sarebbe, secondo Cicerone, un’allegoria: “Krònos, che vale chrònos, cioè un periodo di tempo, si immagina che avesse l’abitudine di divorare i suoi figli perché il tempo divora i periodi di tempo e si riempie insaziabilmente degli anni passati. Fu poi incatenato da Zeus perché il suo corso non fosse illimitato e perché fosse legato con i vincoli delle stelle”.

Rea nascose quindi Zeus in una grotta sul Monte Ida a Creta e, a seconda delle varie versioni della leggenda:

Fu allevato ed educato da Gaia.

Fu allevato da una capra di nome Amaltea, mentre un gruppo di Cureti gridavano, danzavano e battevano le loro lance contro gli scudi affinché Crono non sentisse il pianto del bambino.

Fu allevato da una Ninfa di nome Adamantea. Dato che Crono dominava la Terra, i cieli e il mare, lo nascose appendendolo ad una fune legata ad un albero in modo che, sospeso fra i tre elementi, fosse invisibile al padre.

Fu allevato da una Ninfa di nome Cinosura. In segno di gratitudine Zeus, una volta cresciuto, la trasformò in una Stella.

Fu allevato da Melissa, che lo nutrì con latte di capra.

Raggiunta l’età adulta, Zeus costrinse Crono a rigettare prima la pietra che lo aveva sostituito, e poi i suoi fratelli e sorelle nell’ordine inverso rispetto a quello in cui erano stati ingeriti.

Secondo alcune versioni della leggenda, Metide diede un emetico a Crono per costringerlo a vomitare i figli, secondo altre ancora Zeus squarciò lo stomaco del padre. A questo punto Zeus liberò dalla loro prigione nel Tartaro anche i fratelli di Crono: gli Ecatonchiri e i Ciclopi.

Insieme, Zeus e i suoi fratelli e sorelle, gli Ecatonchiri e i Ciclopi, rovesciarono dal trono Crono e gli altri Titani, grazie alla terribile battaglia chiamata Titanomachia. I Titani sconfitti furono da allora confinati nell’oscuro regno sotterraneo del Tartaro. Atlante, in quanto capo dei Titani che avevano combattuto contro Zeus, fu condannato a reggere il cielo sulle sue spalle.

zeus 3 Dopo la battaglia contro i Titani Zeus si spartì il mondo con i suoi fratelli maggiori Poseidone ed Ade, sorteggiando i tre regni: Zeus ebbe in sorte i cieli e l’aria, Poseidone le acque, e ad Ade toccò il mondo dei morti. L’antica Terra, Gaia, non poté essere concessa ad alcuno, ma venne condivisa da tutti e tre a seconda delle loro capacità.

I Giganti, furibondi perché Zeus aveva confinato nel Tartaro i loro fratelli Titani, si ribellarono agli Dèi Olimpi. Essi cominciarono a scagliare massi e tizzoni ardenti verso il cielo.

Era profetizzò che «…i Giganti non sarebbero mai stati sconfitti da un Dio, ma soltanto da un mortale che vestiva con pelli di leone, e solo con una certa erba che rendeva invulnerabili.». L’uomo fu identificato con Eracle e Zeus, vagando in una regione indicatagli da Atena, trovò l’erba magica. Così furono sconfitti anche i Giganti.

Gaia si risentì per il modo in cui Zeus aveva trattato i Titani e i Giganti, dato che erano figli suoi. Così, poco dopo essersi impossessato del trono degli Dèi, Zeus dové affrontare anche il mostro Tifone, figlio di Gaia e del Tartaro. Zeus sconfisse Tifone e lo schiacciò sotto ad una montagna o al vulcano Etna.

Zeus ed Era. Zeus era sia il fratello che il marito di Era. Con lei generò Ares, Ebe ed Efesto, anche se alcune leggende narrano che Era diede vita ai suoi figli da sola. Altri miti includono tra la loro discendenza anche Ilizia.
Le numerose conquiste che Zeus fece tra le Ninfe e le mortali, che diedero inizio alle più importanti dinastie greche, sono proverbiali. La mitografia gli attribuisce relazioni tra le divinità con Demetra, Latona, Dione e Maia, mentre tra le mortali con Semele, Io, Europa e Leda.
Molte leggende dipingono un’Era gelosissima delle conquiste amorose del marito, e fiera nemica delle sue amanti e dei figli da loro generati.
Una volta ad una Ninfa di nome Eco venne affidato il compito di distrarre Era dalle attività di Zeus, parlandole in continuazione: quando la Dea se ne accorse, con un incantesimo costrinse Eco a ripetere le parole che udiva dagli altri.

✧ Altri Racconti su Zeus ✧

Sebbene Zeus si comportasse talvolta in modo meschino e maligno, era in lui presente anche un profondo senso di giustizia, che probabilmente è esemplificato al meglio negli episodi in cui fulmina Capaneo per la sua arroganza, eo quando aiuta Atreo ingannato dal fratello. Inoltre proteggeva forestieri e viaggiatori da coloro che intendevano fare loro del male.

Zeus trasformò Pandareo in una statua per punirlo del furto del cane di bronzo che, quando era un bimbo, lo aveva custodito nella grotta sacra a Creta.

Zeus uccise Salmoneo con un fulmine per aver tentato di impersonarlo, andando in giro con un carro di bronzo e gridando per imitare il rumore del tuono.

Zeus trasformò Perifa in un’aquila, dopo la sua morte, come ricompensa per essere stato un uomo onesto e giusto.

Una Ninfa di nome Chelone rifiutò di presenziare al matrimonio di Zeus ed Era: per punirla Zeus la trasformò in una tartaruga.

Zeus ed Era trasformarono il re Emo e la regina Rodope di Tracia in due montagne, per punirli della loro vanità.

Zeus condannò Tantalo ad essere torturato in eterno nel Tartaro, per aver indotto con l’inganno gli Dèi a mangiare le carni di suo figlio.

Zeus condannò Issione ad essere legato in eterno ad una ruota infuocata, per aver tentato di fare sua Era.

Zeus fece sprofondare i Telchini in fondo al mare, per aver inaridito la terra con le loro terribili magie.

Zeus accecò il veggente Fineo e mandò le Arpie a tormentarlo, insozzando i suoi banchetti per punirlo di aver rivelato i segreti degli Dèi.

Zeus ricompensò Tiresia con una vita tre volte più lunga del normale, per aver giudicato in suo favore la disputa sorta con Era, su quale dei due sessi provasse più piacere durante l’amplesso.

Zeus punì Era appendendola a testa in giù dal cielo, quando aveva tentato di affogare Eracle scagliandogli contro una tempesta.

Tra i moltissimi figli che aveva avuto, Eracle (Ercole) è stato spesso descritto come il preferito da Zeus. Infatti Eracle fu spesso chiamato sia dalla gente che da vari Dèi, il figlio prediletto di Zeus: una leggenda narra di quando la stirpe dei Giganti minacciò l’Olimpo, e l’Oracolo di Delfi profetizzò che solamente le forze riunite di un singolo mortale e di un Dio potevano fermarli, fu lì che Zeus scelse Eracle per combattere al suo fianco e, insieme, sconfissero i mostri.

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