Divinità Greche e i 12 Olimpi

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

~• 8. ATENA •~

HAqÐna, nella Mitologia Greca Atena (greco: Ἀθηνᾶ, Athēnâ; ionico Ἀθήνη, Athénē; dorico: Ἀσάνα, Asána) era la Dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura, delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della guerra, mentre la violenza e la crudeltà rientravano nel dominio di Ares. Il nome completo è Pallade Atena, ovvero appartenente alla famiglia dei Pallantidi, simbolo di nobiltà.

È figlia non partorita di Zeus e di Metis (“l’intelligenza previdente”), sua prima moglie. Nacque adulta e già armata dalla testa del padre, fatto che sottolinea la sua identificazione con la sapienza e l’intelletto.

Atena è l’incarnazione della sapienza, estrema vergine, o kçrj, simbolo dell’aspirazione alla saggezza in questa vita; il suo animale sacro è la civetta. Più di ogni altra divinità, Atena rappresenta uno stadio superiore dello sviluppo spirituale, datrice di una purezza che può essere raggiunta solo con grande sacrificio e devozione, seconda in questo solo a Zeus.

La sapienza rappresentata da Atena comprende le conoscenze tecniche usate nella tessitura e nell’arte di lavorare i metalli. I suoi simboli sacri erano la civetta e l’ulivo. In tempo di pace gli uomini la veneravano poiché a lei erano dovute le invenzioni di tecnologie agricole, navali e tessili, mentre in tempo di guerra, fra coloro che la invocavano, aiutava solo chi combatteva con l’astuzia (Metis) propria di personaggi come Odisseo.

athenaSebbene non di origine greca, Atena divenne subito una delle tre divinità più importanti del Pantheon greco, insieme al padre e al fratello Apollo. La sua dimora più importante è il Partenone (da partjnçv, ”vergine”); qui era rappresentata da una statua d’oro ed avorio alta 9 metri, scolpita dal grande Fidia: recava in mano l’Egida, lo scudo portato anche dal padre come simbolo di potere.

Al centro dell’Egida risplendeva lo scudo della Gorgone, o Medusa, che mutava gli uomini in pietra con lo sguardo. È giusto che porti quest’immagine ritratta sul suo scudo, giacché essere mutati in pietra equivale a morire nello spirito; solo la saggezza di Atena può impedire che ciò accada, quella saggezza che dà allo spirito un luogo appropriato, ed allontana dalla Gorgone.

I doni di Atena comprendono la conoscenza intellettuale e spirituale. Suo è anche il dono dell’albero dell’ulivo, fornitore spontaneo di cibo ed olio.

Le appartengono la tessitura e la filatura, così come la salute e la sicurezza della pçliv: nell’acropoli ella possiede la sua sede naturale. È sempre rappresentata armata, ed è la Dea della vittoria e della pace. Guerriera possente, la sua vera arma è la saggezza che sconfigge il sanguinario Ares.

Atena ha sempre con sé la sua civetta, o nottola, simbolo di saggezza, indossa una corazza di pelle di capra (chiamata anche Egida, ma per alcuni storici l’Egida è in realtà lo scudo) donatale dal padre Zeus, ed è spesso accompagnata dalla Dea della vittoria Nike.

Quasi sempre viene rappresentata mentre porta un elmo ed uno scudo a cui è appesa la testa della Gorgone Medusa, dono votivo di Perseo. Atena è una Dea guerriera ed armata: nella Mitologia Greca appare come protettrice di eroi quali Eracle, Giasone e Odisseo. Non ebbe mai alcun marito od amante, e per questo era conosciuta come Athena Parthenos (la vergine Atena); da questo appellativo deriva il nome del più famoso tempio a lei dedicato, il Partenone sull’acropoli di Atene.

Dato il suo ruolo di protettrice di questa città, è stata venerata in tutto il mondo greco anche come Athena Polis (Atena della città). Il suo rapporto con Atene era davvero speciale, come dimostra chiaramente la somiglianza tra il suo nome e quello della città.

Il culto della Dea Atena nell’area Egea, risale probabilmente ad epoche preistoriche. Si sono trovate prove del fatto che nell’antichità Atena fosse vista essa stessa come una civetta, o comunque si trattasse di una Dea-uccello: nel terzo libro dell’Odissea assume la forma di un’aquila di mare. La sua Egida decorata potrebbe rappresentare ciò che rimane delle ali di cui era dotata, dal momento che sulle decorazioni di antichi vasi in quel modo viene ritratta.

L’iconografia classica di Atena prevede che sia ritratta in piedi mentre indossa l’armatura e l’elmo, tenuto alto sulla fronte; porta con sé una lancia ed uno scudo sul quale è fissata la testa della Gorgone Medusa. Proprio in questa posizione è stata scolpita da Fidia nella sua famosa statua crisoelefantina.

A prescindere dagli attributi tipici, a partire dal V secolo a.C. sembra esserci stata una sostanziale uniformità di vedute tra gli artisti, su quale dovesse essere l’aspetto della Dea. Un naso importante con un alto ponte, che sembra essere la naturale continuazione della fronte, occhi profondi, labbra piene, una bocca stretta e appena più larga del naso, il collo allungato, ne tratteggiano una bellezza serena ma un po’ distaccata.

❖ Origini del Nome, Epiteti ed Appellativi di Atena ❖

È possibile che il nome “Athena” sia di origine Lidia. Potrebbe trattarsi di una parola composta, derivata in parte dal tirreno ati, che significa “madre”, ed in parte dal nome della Dea Hurrita Hannahannah, che di frequente è abbreviato in Ana.

Sembrerebbe fare la sua comparsa in una singola iscrizione in lingua micenea, nelle tavolette in scrittura Lineare B: in un testo facente parte del gruppo delle “Tavolette della stanza del carro” rinvenute a Cnosso, la più antica testimonianza di scrittura lineare B, si trova “A-ta-na-po-ti-ni-ja”, “/Athana potniya/”. Sebbene questa frase venga spesso tradotta come “Padrona Atena”, letteralmente significa “la potnia di At(h)ana”, che probabilmente vuol dire “La dama di Atene”; non è comunque possibile stabilire con certezza se vi sia una connessione con la città di Atene. Si è rinvenuta anche la forma “A-ta-no-dju-wa-ja”, “/Athana diwya/”, la cui parte finale è la scomposizione in sillabe in Lineare B di quella che in greco è conosciuta come Diwia (in miceneo di-u-ja o di-wi-ja), ovvero “divina”.

Nel suo dialogo Cratilo, Platone fornisce un’etimologia del nome di Atena basata sul punto di vista degli antichi Ateniesi, sostenendo che derivi da “A-theo-noa” (A-θεο-νόα) o “E-theo-noa” (H-θεο-νόα), che significa “la mente di Dio”. Platone ed Erodoto notarono anche che in Egitto, nella città di Sais, si adorava una Dea il cui nome in egiziano era Neith, e la identificano con Atena.

Atena glaukopis (glaucopide). Da Omero in poi, l’epiteto di Atena più comunemente usato in poesia è glaukopis (γλαυκώπις), che viene solitamente tradotto come con lo sguardo scintillante o dagli occhi lampeggianti. Il termine è una combinazione di glaukos (γλαύκος, che significa “lucente”, “argenteo” e, in epoche più tarde “blu-verdognolo” e “grigio”) e ops (ώψ, “occhio” o talvolta “viso”). È interessante notare che glaux (γλαύξ, civetta) deriva dalla medesima radice, probabilmente per i particolari occhi di cui è dotato l’animale. La figura di quest’uccello capace di vedere di notte è strettamente legata alla Dea della saggezza: a partire fin dalle prime raffigurazioni è dipinta con la civetta appollaiata sulla testa. In epoca arcaica Atena potrebbe essere stata una Dea-uccello simile a Lilith, o alla Dea raffigurata con ali ed artigli da civetta sul Rilievo Burney, un rilievo in terracotta mesopotamico degli inizi del secondo millennio a.C.

Atena Tritogenia. Nell’Iliade, negli Inni omerici, nella Teogonia di Esiodo e nella Lisistrata di Aristofane, viene attribuito ad Atena il singolare epiteto di Tritogeneia. Il significato di questo termine non è chiaro: sembrerebbe voler dire nata da Tritone, forse riferendosi al fatto che secondo alcuni antichi miti suo padre era il Dio del Mare o, ipotesi ancor più dubbia, che fosse nata nei pressi del lago Tritone che si trova in Africa.
Un altro possibile significato è tre volte nata o terza nata, riferendosi a lei come terza figlia di Zeus, oppure alludendo al fatto che era nata da Zeus, da Metide ed anche da se stessa; varie leggende la indicano infatti come figlia successiva rispetto ad Artemide ed Apollo, al contrario di altre che ne parlano come della primogenita.

Pallade Atena. Il suo appellativo principale e dunque molto frequente, è Pallade Atena (Παλλάς Αθηνά). L’epiteto potrebbe anche derivare da un’ambigua figura mitologica chiamata Pallade, maschio o femmina che, al di fuori della sua relazione con la Dea, è citata soltanto nell’Eneide di Virgilio.
Secondo alcune versioni della leggenda Atena uccise Pallade per errore, come ad esempio in una versione Pelasgia, secondo la quale Pallade era una compagna di giochi della giovane Atena che la uccise per sbaglio, mentre simulavano un combattimento: Atena prese quindi il nome di Pallade in segno di lutto, per dimostrare il suo rimorso.
Nell’Inno omerico ad Ermes, Pallade era invece il padre della Dea della Luna, Selene. In altre versioni ancora si trattava di uno dei Giganti che Atena uccise nella Gigantomachia. Le cose però potrebbero essere andate in maniera ancora diversa, ed Atena avrebbe soppiantato una precedente mitica Pallade, assorbendola nella sua figura in modo meno “traumatico”, quando questa divenne dapprima Pallas Athenaie, ovvero Pallade di Atene (come Hera di Argo, era Here Argeie), ed infine Pallade Atena, cambiando lentamente ma completamente identità.
Per gli Ateniesi, d’altronde, ella era semplicemente La Dea (è thèa), senz’altro un epiteto molto antico.

Altri Epiteti

Atena ErganeCome patrona di artisti ed artigiani

Atena ParthenosIl nome con cui veniva adorata sull’Acropoli, specialmente durante le celebrazioni per lo svolgimento delle Panatenee

Atena PromachosCome condottiera di eserciti in battaglia

Atena PoliasOvvero “Atena della città”, come protettrice di Atene ma anche di altre città tra le quali Argo, Sparta, Gortyna, Lindos e Larissa. In tutte queste città il tempio di Atena era il più importante dell’acropoli

Atena AreiaPer il suo ruolo di giudice al processo di Oreste (che viene assolto) per l’assassinio della madre Clitennestra

Atena ItoniaDetta così da Itono, figlio di Anfizione. Le era dedicato un tempio a Coronea (Beozia), abbellito con statue di Agoracrito. In onore di Atena Itonia si celebravano le Panbeozie.

❈ La Nascita di Atena ❈

Tra gli Dèi dell’Olimpo Atena viene ritratta come la figlia prediletta di Zeus, nata già adulta ed armata dalla sua fronte, dopo che egli ne aveva mangiato la madre, Metide.

Varie sono le versioni riguardo alla sua nascita, infatti una versione narra che Atena è soltanto figlia di Zeus. Quella più comune sostiene che Zeus si coricò con Metide, Dea della prudenza e della saggezza, ma subito dopo ebbe paura delle conseguenze che ne sarebbero derivate: una profezia affermava infatti, che i figli di Metide sarebbero stati più potenti del padre, fosse stato anche lo stesso Zeus.

Per impedire che questo si verificasse, subito dopo aver giaciuto con lei, Zeus indusse Metide a trasformarsi in una mosca e la inghiottì, ma era ormai troppo tardi: la Dea aveva infatti già concepito un bambino.

Metide cominciò immediatamente a realizzare un elmo ed una veste per la figlia che portava in grembo, e i colpi di martello sferrati mentre costruiva l’elmo, provocarono a Zeus un dolore terribile. Così Prometeo (oppure, a seconda delle versioni, Efesto, Ermes o Palemone) aprì la testa di Zeus con un’ascia bipenne, ed Atena ne balzò fuori già adulta ed armata, e Zeus in questo modo uscì, malconcio ma vivo, dalla brutta disavventura.

atena Alcuni frammenti attribuiti alla storia dal semi-leggendario Sanchuniathon, che si dice essere stata scritta prima della guerra di Troia, suggeriscono che Atena sia invece la figlia di Crono, il leggendario re di Biblo che si narra avesse viaggiato per il “mondo inabitabile”, ed avesse lasciato l’Attica in eredità ad Atena.

✦ Miti e Leggende ✦

Erittonio
Secondo quanto racconta lo Pseudo-Apollodoro, Efesto tentò di stuprare Atena ma non riuscì nell’intento. Il suo seme si sparse al suolo e dalla Terra nacque Erittonio. Atena decise comunque di allevare il bambino come madre adottiva.
Una versione alternativa sostiene che il seme di Efesto cadde sulla gamba della Dea, e che ella se la ripulì con uno straccetto di lana che gettò poi a terra: Erittonio sarebbe così nato dalla terra e dalla lana.
Un’altra leggenda narra che Efesto avesse voluto sposare Atena, ma che la Dea scomparve all’improvviso dal talamo nuziale, cosicché lo sperma di Efesto finì per cadere a terra. Atena affidò poi il bambino, che aveva la parte inferiore del corpo a forma di serpente a tre sorelle (Erse, Pandroso ed Agraulo, figlie di Cecrope) chiuso dentro ad una cesta, avvisandole di non aprirla mai. Agraulo, curiosa, aprì ugualmente la cesta, e la vista dell’aspetto mostruoso di Erittonio fece impazzire le tre sorelle, che si uccisero lanciandosi giù dall’Acropoli.
Una versione diversa di questa leggenda racconta che, mentre Atena era andata a procurarsi una montagna per costruire l’Acropoli, due delle sorelle aprirono la cesta: un corvo vide la scena, e volò a riferirlo alla Dea che accorse infuriata lasciando cadere la montagna, che ora è il Monte Licabetto.
Erse e Pandroso impazzirono per la paura e si uccisero lanciandosi da una scogliera, e neppure il corvo fu risparmiato dall’ira di Atena che, si narra, fece diventare da allora nere le piume di quest’animale.
Erittonio diventò in seguito re di Atene, ed introdusse molti cambiamenti positivi nella cultura ateniese. Durante il suo regno Atena fu frequentemente al suo fianco per proteggerlo.

Agraulo
In una versione del mito di Agraulo, narrata nelle Metamorfosi di Ovidio, Hermes si innamora di Ersea. Quando le tre sorelle si recano al tempio per fare un’offerta sacrificale in onore di Atena, Hermes si avvicina ad Agraulo e le richiede il suo aiuto per sedurre Ersea. Ella in cambio chiede ad Hermes del denaro, e il Dio le dà il denaro che avevano sacrificato ad Atena.
Atena, per punire l’avidità di Agraulo, ordina all’Invidia di possedere Agraulo, questa obbedisce ed Agraulo ne resta pietrificata.

Atena e Poseidone
Atena era in competizione con Poseidone per diventare la divinità protettrice della città che, all’epoca in cui si svolge questa leggenda, ancora non aveva un nome. Si accordarono in questo modo: ciascuno dei due avrebbe fatto un dono agli Ateniesi e questi avrebbero scelto quale fosse il migliore, decidendo così la disputa.
Poseidone piantò al suolo il suo tridente e dal foro ne scaturì una sorgente. Questa avrebbe dato loro sia nuove opportunità nel commercio che una fonte d’acqua, ma l’acqua era salmastra e non molto buona da bere.
Atena invece offrì il primo albero di ulivo adatto ad essere coltivato. Gli Ateniesi scelsero l’ulivo e quindi Atena come patrona della città, perché l’ulivo avrebbe procurato loro legname, olio e cibo. Si pensa che questa leggenda sia sorta nel ricordo di contrasti sorti nel periodo Miceneo, tra gli abitanti originari della città e dei nuovi immigrati.
Una diversa versione della leggenda dice che Poseidone offrì in dono, anziché la sorgente, il primo cavallo, ma gli Ateniesi scelsero comunque il dono di Atena. Si può tra l’altro supporre che uno dei motivi per cui la scelta dei cittadini si orientò in questo senso, fu che Poseidone era considerato una divinità molto difficile da compiacere, che spesso aveva causato distruzioni anche nelle città delle quali era patrono. Atena rappresentava pertanto un’alternativa migliore per il suo carattere meno violento.

Aracne
Figlia di un tintore di lane della Lidia, Aracne era una giovane fanciulla dotata di innate capacità di tessitoria, al punto che i mercanti arrivavano fino al suo piccolo villaggio, Ipepe, per acquistare da lei i tessuti più fini e le tele riccamente tramate.
Aracne, al contrario delle donne sue contemporanee, aveva trovato il modo di emanciparsi dalla figura paterna e dalla stessa società patriarcale e maschile dell’epoca, vantandosi inoltre di essere una tessitrice migliore di Atena, che di quest’arte era la Dea stessa: per questo agli occhi degli Dèi peccò di superbia e insubordinazione all’Ordine universale.
Quando la notizia giunse alle orecchie di Atena (che aveva inventato il femminile telaio ma era altresì guerriera capace di furiosi combattimenti), questa decise di sfidare la fanciulla licia in un duello di tessitoria, a meno che la fanciulla non avesse domandato scusa agli Dèi per la sua arroganza, e di pentirsene.
Aracne esplose in un eccesso d’ira, come osavano gli Dèi accusarla per una sua qualità eccelsa, chi erano loro per incolpare una donna finalmente capace di guadagnarsi da vivere da sola?
Quando la gara ebbe fine, entrambe presentarono agli Dèi e agli uomini le loro tessiture: Atena mostrò una magnifica tela con raffigurati Zeus e gli altri Dèi nel pieno della loro maestosa potenza immortale, mentre Aracne raffigurò su una tela di finissima fattura tutti i soprusi che gli Dèi compivano nei confronti degli uomini, gli stupri di Zeus ed Apollo, nonché le loro infedeltà, l’ira di Era, l’ubriachezza di Dioniso e via dicendo.
Gli Dèi la accusarono di blasfemia, nonostante fosse palese la sua vittoria. La condannarono proprio perché era più brava di una Dea, più astuta degli uomini, più indipendente delle donne. Con che coraggio questa donna sfidava il mondo intero?
Atena, vista la sua effettiva grande abilità, e a causa del soggetto che aveva scelto (dopotutto era la figlia prediletta di Zeus), andò su tutte le furie e, furibonda, si avventò sulla tela e la strappò, aiutandosi e trafiggendola col fuso.
Aracne si disperò e scappò via umiliata a sua volta dagli Dèi, che lei aveva umiliato appena pochi minuti prima. Decise di impiccarsi ad un albero ma proprio mentre stava per buttarsi da un ramo, ecco comparire Atena, mossa da una sottile pietà dopo la sua furia, che la trasformò in un piccolo animale capace di tessere una tela di seta, il ragno, αράχνη appunto, obbligandola a tessere la sua tela per l’eternità.

Perseo e Medusa
Atena aiutò Perseo ad uccidere Medusa, e le fu così data, per decorare il suo scudo o la sua Egida come un orribile trofeo, la testa della Gorgone, capace di pietrificare chi l’avesse guardata. Era stata tuttavia Atena stessa a rendere Medusa ciò che era. Originariamente Medusa era soltanto la più bella delle tre sorelle Gorgoni, ma Medusa fece l’amore con Poseidone (o ne fu stuprata secondo altre versioni) all’interno del tempio di Atena.
Quando scoprì che il suo tempio era stato così profanato, Atena per punirla ne mutò l’aspetto, rendendola mostruosa come le sue sorelle Steno ed Euriale: i suoi capelli si trasformarono in serpenti, e qualsiasi creatura vivente ne avesse incrociato lo sguardo, sarebbe stata mutata in pietra. Atena trasformò anche la parte inferiore del suo corpo in modo tale da renderle, unitamente al potere pietrificante, impossibile avere rapporti sessuali con un uomo.

Ercole
Atena spiegò ad Ercole come scuoiare il leone di Nemea, usando i suoi stessi artigli per tagliare la spessa pelle dell’animale. La pelle del leone, da lui successivamente indossata, diventò uno dei tratti caratteristici dell’eroe, insieme alla clava di legno di ulivo che aveva utilizzato durante la lotta. Atena aiutò Ercole anche in altre delle sue fatiche, come nella lotta contro gli uccelli del lago Stinfalo, e alla sua morte lo condusse nell’Olimpo.

Tiresia e Cariclo
In una versione del mito, Atena accecò il giovane Tiresia, dopo che l’aveva sorpresa mentre faceva il bagno nuda. Sua madre, la Ninfa Cariclo, la supplicò di ritirare la sua maledizione, ma Atena non aveva il potere di farlo e Zeus decise, come riparazione, di dotarlo del dono della profezia.

Odisseo
L’indole astuta e scaltra di Odisseo lo aiutò a conquistare rapidamente la benevolenza e la protezione di Atena, che però non fu in grado di aiutarlo nel viaggio di ritorno verso Itaca, fin quando non giunse sulla costa dell’isola dove Nausicaa stava lavando i suoi panni. Atena entrò nei sogni di Nausicaa per spingerla a soccorrere Odisseo e a rimandarlo quindi ad Itaca.
Dopo il suo arrivo sull’isola, Atena si reca da Odisseo sotto mentite spoglie e gli riferisce, mentendo, che sua moglie Penelope si è risposata, poiché si crede che Odisseo sia morto, ma Odisseo le mente a sua volta, dato che è riuscito a comprendere con chi ha a che fare, nonostante il travestimento.
Compiaciuta dalla sua risolutezza e sagacia, Atena rivela la propria identità ad Odisseo, e gli elenca tutto ciò che ha bisogno di sapere per riconquistare il suo regno. Muta le sembianze dell’eroe in quelle di un vecchio, in modo che non venga riconosciuto dai Proci, e lo aiuta a sconfiggerli, intervenendo a risolvere anche la disputa finale con i loro parenti.

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