Gli Alberi e l’Alfabeto Ogamico

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

L’albero da sempre rappresenta il ciclo della vita, e la possibilità di mettere in relazione le tre parti del Cosmo: il sottosuolo (le radici), la terra (il tronco) e il cielo (la chioma).

L’Oroscopo degli Alberi ha origine nell’antica civiltà dei Celti, che l’hanno appreso a loro volta dal magico Mondo della Natura e dagli esseri invisibili che in esso abitano: le Fate.

La pianta legata alla propria nascita aiuta la trasformazione, e possiede la capacità di donare energia e vitalità a coloro che sono sotto la sua protezione.

Se avete la fortuna di possedere un piccolo giardino non ci sono problemi, sarà lì che farete crescere il vostro albero, ma se così non fosse non disperate… andate a cercarlo nei viali, nei parchi, nei boschi fuori città, nei boschi o nei giardini delle FateQuando vi sentite stanchi e scoraggiati, quanto tutto vi pare grigio ed insignificante, raggiungete il vostro Albero e rivolgetevi a Lui con fiducia, può fare molto per voi, ricaricandovi e restituendovi quell’equilibrio naturale momentaneamente perduto.

Dovete semplicemente abbracciarlo, chiudere gli occhi, rilassarvi e lasciarvi andare all’onda di energia verde che lentamente vi attraverserà. Confidategli senza timore le vostre preoccupazioni, i sogni, i problemi che vi affliggono, chiedetegli consiglio e prima di staccarvi dall’abbraccio, portate con voi una delle sue foglie o un pezzettino della sua corteccia. Una cosa non dovete dimenticare… non tralasciate mai di ringraziarlo!

Ogni volta che riceverete un dono dal vostro Albero (sia che si tratti della sua energia, di una foglia o di un frutto) ricordatevi sempre di donare a vostra volta qualche cosa… Nulla di importante, basta un canto, una poesia, una dolce parola… le Fate che vivono tra i suoi rami lo apprezzeranno molto, e continueranno con gioia ad elargirvi i loro favori.

Se desiderate andare più a fondo… La Meditazione con gli Alberi

~• I CELTI E GLI ALBERI •~

Fin dall’antichità l’uomo ha osservato i cicli della Natura e li ha venerati. Quando non comprendeva il perché di determinati eventi, li attribuiva a qualche divinità che voleva punire o premiare il genere umano. Oltre al Sole e alla Luna, che scandivano le ore del giorno e della notte, l’uomo cominciò a venerare anche la Terra, in principal modo i suoi abitanti: animali e piante.

Gli animali dotati di corna furono i primi ad essere deificati, soprattutto perché esse ricordano le ramificazioni degli alberi. Nel nord Europa, ma non solo, troviamo l’albero come congiunzione tra il mondo sotterraneo, il mondo terreno ed il mondo stellare. L’albero cosmico è la rappresentazione simbolica dell’universo e questa attribuzione è presente in tutte le religioni precristiane, specialmente in quelle sciamaniche: lo sciamano viaggia tra i mondi (sottoterra, terra e cielo) invocando il potere dell’albero.

Nell’antichità il luogo di culto era il bosco. Gli uomini e le donne delle tribù si riunivano nei punti di maggiore potere della terra (anche la moderna fisica ha appurato l’ipotesi che lungo la superficie terrestre vi siano linee di forza all’incrocio delle quali nascono punti di forte magnetismo che gli antichi già conoscevano) o vicino ad alberi secolari per invocare le divinità, chiedere loro di proteggerli dalle carestie, di donare fertilità e di preservarli dalle catastrofi naturali. L’albero era quindi il simbolico altare che univa l’uomo agli Dèi.

In seguito, però, con l’avvento del cristianesimo e del cattolicesimo i luoghi di culto pagani furono soppressi dalle chiese e col passare dei secoli l’uomo, in nome del progresso, ha disboscato e impoverito la terra dei suoi siti di potere. Bisogna ricordare che l’albero è una creatura viva e come tale va rispettata. È un essere plurisecolare e in qualche modo ha ascoltato ed assorbito l’energia della storia, e se sappiamo ascoltarlo potrà diventare anche il nostro, saggio, insegnante.

L’ALBERO è UN SIMBOLO DI POTERE. Dallo Yggdrasil Odino, appeso per un piede per nove notti e nove giorni, vide riflessi del fiume Mimir (la sorgente della saggezza) i rami dell’albero ed inventò le ventiquattro rune, che divennero i caratteri, la scrittura, dei popoli vichinghi.

Anche nella simbologia celtica l’albero ha la sua grande importanza, basti pensare al calendario celtico che riunisce una quindicina di alberi considerati sacri, ognuno per una sua particolarità e all’alfabeto oghamico che ricorda vagamente quello runico.

Gli alberi più importanti sono senza dubbio il frassino, la quercia e il noce, non a caso sono gli alberi di cui più si parla più spesso nelle leggende e nelle tradizioni di tutto il mondo, ma oltre ai tre citati non mancano alberi “minori” con altrettanti poteri e tradizioni: stiamo parlando della betulla, del sambuco, del nocciolo, del biancospino, del salice… ma la lista non finisce qui, ce ne sono molti altri che si potrebbero menzionare.

Alcuni alberi, come già accennato, venivano usati come altare per parlare direttamente con gli Dèi, altri venivano piantati vicino alle abitazioni per proteggere il territorio dalle insidie di ogni genere, altri ancora venivano utilizzati per creare oggetti rituali, in ogni caso l’albero era un essere rispettato e venerato a tal punto che alla sua morte si facevano veri e propri riti funebri.

Per abbreviare la lista che segue, ci si limiterà a descrivere circa una decina di specie selezionate tra le più importanti. Gli alberi di cui si parlerà sono cari alle popolazioni celtiche, greche/romane, germaniche ed alla tradizione feerica (delle Fate).BETULLA: pianta purificatrice e protettrice, ha alle spalle una tradizione così lunga che si perde nella notte dei tempi. In molte tradizioni la betulla è considerata un albero cosmico come il frassino. Gli abitanti dei paesi nordici piantavano due betulle nei pressi delle loro abitazioni: una serviva per proteggere la casa dalle negatività, e l’altra serviva per fare compagnia alla prima, in quanto si pensava che le betulle soffrissero di solitudine.

I Druidi usavano il legno di betulla per incidere l’alfabeto oghamico ed i simboli magici. In alcune tradizioni lo sciamano scolpiva dei gradini nella betulla per usarla come scala verso il cielo. Salendo, lo sciamano, comunicava direttamente con gli Dèi.

Nella tradizione feerica troviamo la betulla utilizzata per costruire le culle dei bambini; in questo modo le Fate non potevano rapirli.BIANCOSPINO: per gli antichi il biancospino proteggeva il bestiame e le provviste di carne e formaggio (tutti i derivati del bestiame). Nel Medioevo si usava per tenere lontane le Streghe, forse perché era risaputo che tenesse lontani i serpenti, per via dei suoi rami spinosi, e quindi le forze del male.

Il calendario celtico lo posiziona tra maggio e giugno, ed è qui che il biancospino è nel pieno della sua fioritura. È una tra le poche piante che fiorisce prima di buttar fuori le foglie, e per questa sua particolarità si pensa che sia un albero delle Fate, il più potente, ed è proprio per questo quando si colgono i suoi frutti bisogna lasciare un dono alle Fate per renderli attivi: se ci si dimentica tutte le parti della pianta che sono state raccolte non avranno nessun effetto.

Inoltre, non si può abbattere un biancospino senza avere il permesso delle Fate. In molte leggende irlandesi si narra di nuove abitazioni costruite in un territorio nel quale erano stati abbattuti biancospini e quindi diventato maledetto.FRASSINO: è il “padre” di tutti gli alberi, nella maggior parte dei casi è lui il protagonista, l’albero cosmico, lo yggdrasil. È l’albero della potenza e dell’immortalità, ed ha un sacco di corrispondenze simboliche. Era così venerato che le leggi germaniche punivano chi lo danneggiava in maniera più severa, di come punivano un uomo che aveva ucciso un altro uomo.

Il frassino è un albero le cui radici penetrano in profondità nella terra e i cui rami, spessi e robusti, tendono al cielo. Esso abbraccia terra ed aria, ovvero il mondo magico e quello terreno. Il frassino grazie alla sua preziosa energia, consente alle Fate il passaggio dal Regno Fatato a quello degli umani. Infatti, assorbendo energia dalle piante, le magiche creature possono rendersi visibili all’occhio umano.NOCCIOLO: è l’albero della saggezza. Gli sciamani usavano mangiare nocciole prima di qualsiasi rituale, ed usavano il suo legno per incidere tavolette con simboli magici. Spesso veniva consultato direttamente l’albero perché era una fonte di conoscenza.

Fin dai tempi antichi si usano rami biforcuti di nocciolo per cercare l’acqua sotto terra. I suoi frutti ancora acerbi contengono un latte biancastro e questo ha indotto l’uomo a considerare quest’albero un simbolo materno e di purezza.

È uno degli alberi cari al Piccolo Popolo, e le leggende narrano che se ci si unge le palpebre con l’olio estratto dalle nocciole, si possono vedere le Fate.NOCE: il noce era un albero considerato sacro come la quercia. È un albero legato al mondo sotterraneo, alla terra, all’oscuro e per questo si credeva che fosse una pianta ricca di saggezza. Le noci ricordano la forma del cervello e mangiarle era rituale nelle feste per propiziare la fecondità. Dai greci era considerato come una seconda madre.SALICE: per gli sciamani il salice è sacro e rappresenta il rinnovarsi della Natura. Nella tradizione feerica di notte i salici staccano le loro radici dal terreno e spaventano i viaggiatori borbottando dietro al loro cammino.SAMBUCO: questo albero non veniva mai abbattuto senza chiedergli il permesso. È un albero molto caro alle Fate e bruciare dei suoi pezzi (foglie, fiori o corteccia), equivale ad attivare l’ira del Piccolo Popolo.VISCHIO: sacro alle popolazioni del nord veniva considerata una pianta guaritrice. Era così sacro che i vichinghi si rifiutavano di combattergli vicino, per non rischiare di danneggiarlo e non scatenare l’ira di Freya. Crescendo senza le radici (è una pianta rampicante ed infestante), si pensava che non fosse contaminato dalle cose terrrene ma che fosse direttamente un dono degli Dèi.

I Druidi raccoglievano il vischio usando un falcetto ed un panno bianco, questo per non contaminare il suo potere: la pianta era sacra e poteva essere toccata solo con cose pure. Il liquido della pianta ricorda il seme maschile e per questo spesso veniva associato alla fertilità, e si appendevano rametti fuori dalle case nel periodo del solstizio d’inverno per propiziarla.VITE: sacra a Dioniso la vite è l’albero del vino, la bevanda degli Dèi. La leggenda narra che quando la Dea Demetra giunse in una grotta nel sud Europa, nascose la figlia ma Zeus la trovò, si trasformò in serpente e la sedusse. La figlia di Demetra rimase incinta di Dioniso ma non accettò il figlio, così quando nacque mandò i Titani ad ucciderlo. Loro lo squartarono e lo bruciarono, e dalle ceneri nacque la prima pianta di vite.

La sua crescita a spirale la vede protagonista di una lista lunghissima di simbologie.QUERCIA: la Quercia, la “Regina dei Boschi”. Essa è considerata più o meno alla stessa altezza del frassino. Nelle tradizioni pagane è l’albero per eccellenza, rappresenta la divinità in terra come Zeus lo era dell’Olimpo. I re romani e greci venivano incoronati con rami di quercia, come le statue di Zeus e di Giove, questo perché la quercia è un simbolo di forza e di giustizia.

Il Calendario Celtico posiziona il mese della quercia nel periodo del solstizio d’estate, ed infatti proprio in questo periodo la natura dà il massimo di sé. Le popolazioni del nord, durante le carestie, si nutrivano di pane fatto con le ghiande.

È una tra le piante più longeve ed alcuni esemplari hanno superato di gran lunga i mille anni. Anche per questo albero, come per il frassino, vigevano leggi severissime per chi lo danneggiava. Se una quercia moriva veniva tagliata, e per giorni si eseguivano riti funebri per salutarla. Il luogo, quindi, diventava sacro.

I Druidi si riunivano in boschi di querce, e al termine dei riti essi parlavano all’albero come se fosse il loro migliore amico, in questo modo le parole salivano direttamente in cielo all’orecchio degli Dèi. Se un villaggio era sprovvisto di querce si considerava “villaggio orfano”, e pertanto era segnato dalla sfortuna e i viandanti si tenevano rigorosamente alla larga.

Si pensa inoltre che le querce tagliate che presentano una macchia scura, siano state abitate dagli “uomini della quercia” e che dopo la sua morte siano rimasti senza dimora, quindi siano molto arrabbiati; per questo motivo fanno crescere ai suoi piedi dei funghi velenosissimi, sperando che l’uomo che ha tagliato la quercia li raccolga e muoia dopo averli mangiati.

Le querce sono tra le piante più longeve, come si è detto, e simboleggiano la presenza del tempo e della lunga memoria degli alberi. Le querce più vecchie sono riverite come antiche Dee che risiedono sulla terra. Nel toccare il cielo con i suoi rami e l’Altroregno con le sue radici, la quercia unisce le forze della vita e della morte.

Morta d’inverno e di nuovo viva in primavera, riflette il trascorrere ineluttabile della vita. Simboli del legame del Mondo di Mezzo con le forze della terra sotterranea e del cielo, i boschi di querce secolari ispirano la celebrazione della continuità della vita.

Come gran parte degli altri alberi, le querce sono fortemente associate alle Dee. La quercia era sacra a tutti gli Dèi del cielo: Zeus, Thor, e il celtico Taranis, ma anche alle divinità della terra, il cui aspetto nutritivo dava cibo a tantissimi animali sacri, ma soprattutto ai maiali, animali sacri a Dee madri, come Ceridwen.

Il nome celtico della quercia è legato ai concetti di ‘albero’ e ‘porta’, e il Cad Goddau afferma che “essa si muove velocemente, davanti a lei tremano terra e cielo, sempre in guardia contro il nemico, il suo nome è noto in tutto il mondo”.

Le querce rappresentano l’incessante trascorrere della vita, dalla nascita alla morte fino alla rinascita. Sono legate all’Altroregno mediante le radici che affondano nella profondità della terra dove risiedono gli Gnomi. Con i loro rami protesi verso il cielo, sono collegate con gli Spiriti del mondo celeste, in particolar modo con Taranis, il Dio del Tuono e del Fulmine.

Più antica è la quercia, più incantata, sacra e spirituale è considerata. Le querce sono particolarmente sacre ai Druidi. Un bosco naturale di antiche querce attrae gli spiriti del mondo celeste e dell’Altroregno nel Mondo di Mezzo, dove risiedono uomini e animali. Nei tempi antichi, i Celti celebravano i loro riti all’aperto nei boschi di querce, sia in Europa sia in Asia Minore. Persino i Romani ne erano intimiditi, perché convinti che quei boschi fossero oscuri e misteriosi.

Tuttora presenti e vitali tra noi uomini nel Mondo di Mezzo, le querce secolari del nostro tempo ci invitano sul loro terreno sacro perché possiamo metterci in contatto con gli spiriti di entrambi i mondi, e celebrare la continuità della vita attraverso i secoli. La lunga vita delle querce è simbolo della presenza del tempo e della lunga memoria degli alberi, che si rinnova nei secoli. Le querce e il loro prezioso potere ci attraggono, e ci ricordano con l’ondeggiare lento dei loro rami che la vita è conoscenza.

La Quercia di Merlino esiste ancora (ne è rimasto il ceppo) nella sua città natale, Carmarthen, nel Galles. Molti inoltre credono che la Tavola Rotonda di Re Artù fosse stata ricavata da un unico pezzo di quercia. Lo Spirito della quercia ci porta nel mondo, non nella fase di nascita, ma in quella della massima forza, e quanta energia ha dato agli uomini… legno per le flotte di navi da carico e da guerra, per case, barili, tavoli, porte, fuoco per lavorare il metallo, corteccia per la concia.

La quercia ha un reale legame ritmico con il dinamico e veloce pianeta Marte, come pure un’associazione con il Marte astrologico, che rappresenta l’energia creativa maschile. In passato Marte non era solamente il Dio della guerra, come la maggior parte della gente oggi pensa: “il Marte celtico aveva soprattutto un ruolo di protezione, di guardiano, ed era frequentemente associato ai culti di guarigione dell’Europa Centrale”.

La quercia nelle fonti celtiche a volte è chiamata “l’albero del guerriero”, ma in realtà è l’albero di tutti coloro che le si avvicinano, pronti a ricevere un po’ del suo potere. Mentre molti altri alberi emanano qualità più raffinate, ‘specializzate’, la quercia porta energia Vitale allo stato grezzo, e ispirazione. Poiché è neutrale, può essere impiegata per la guerra o per la pace, e allo stesso modo per curare o per dare coraggio.

Stando seduti come piccoli insetti ai piedi di Zeus, ci si potrebbe chiedere cosa si potrebbe restituire ad un essere così formidabile. Ma nessun albero è più grande del vero Sé dell’essere umano, e questo è esattamente ciò che la quercia ci insegna, facendoci entrare in contatto con la nostra fonte interiore, da cui provengono la nostra forza e la nostra identità. La nostra gioia di entrare in contatto con la parte più profonda di noi stessi, è anche la gioia del deva della quercia.

Ne “L’inno ad Afrodite”, Omero così descrive la sacralità di queste piante:

“Quando le Ninfe nascono, sulla Terra ferace nascono
con loro querce dagli alti rami o abeti,
belli e fiorenti sopra le cime dei monti.
Svettano altissimi, e sono chiamati templi
degli immortali: nessun uomo li recide col ferro.
Ma quando si avvicina il momento della morte
prima i begli alberi inaridiscono sopra la terra,
la loro corteccia si dissecca e i rami cadono,
e subito dopo l’anima delle Ninfe lascia la luce del sole.
La quercia è la porta che mette in comunicazione i due mondi.”

alberi-druidi

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