Chakra, i Vortici di Luce

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Data di pubblicazione: 3 Ottobre 2011 ©Giardino delle Fate

I Chakra sono i centri energetici generati dai flussi di energia che compongono i nostri corpi (in sanscrito il termine significa “ruota”, ed indica appunto, l’incessante ruotare di questi centri nei nostri corpi sottili). Sono anche denominati vortici di luce e di energia vibrazionale, o come all’origine, Padma (loto), pertanto figurativamente rappresentati come fiori.

Ognuno di essi ha un particolare colore e un diverso numero di petali, mentre al loro interno sono raffigurate forme geometriche, i simboli mistici, denominati yantra, ciascuno dei quali rievoca gli elementi costitutivi del Creato. Il numero totale dei centri energetici è altissimo (alcuni antichi testi orientali ne conteggiano più di diecimila), ma di regola si considerano soltanto i sette Chakra Maggiori.

Posto ciò, per comprendere esattamente cosa rappresentano, a cosa servono, è da elaborare una sintetica premessa.

Nell’Universo che ci attornia, esistono alcune cose che non riusciamo né a vedere, né a sentire tramite i nostri normali sensi. Sappiamo però, con certezza, che esistono nella materia sottile, e che se non possiamo percepirle attraverso i nostri sensi ordinari, non è detto che non esistano.

È il caso, per fornire un esempio, delle onde elettromagnetiche: esse ci consentono di ascoltare la radio, di vedere la televisione e parlare al telefono. Oppure, possiamo menzionare le onde termiche, anch’esse costituite dalla materia sottile, che ci permettono di determinare la temperatura di un ambiente, benché il caldo e il freddo, non cadano direttamente sotto i nostri comuni sensi. Non possiamo toccarli, vederli, ma li percepiamo.

Orbene, i Chakra sono vortici di energia, un’energia non tangibile, non visibile, la quale non cade sotto i nostri comuni sensi, ma che talune persone particolarmente sensibili, possono avvertire a livello tattile o visivo. Tali energie, sebbene per l’appunto, non cadano sotto i nostri sensi, sono tuttavia delle energie fondamentali, sia per quanto concerne le manifestazioni della vita, sia per il mantenimento della vita stessa, nella sua essenza più vera.

La vita non è un episodio casuale
e si definisce come un insieme di trasformazioni e di movimenti.

Il movimento si può visualizzare come un ciclo infinito di espansione e di contrazione, proprio come il respiro. Cosmicamente si parla di evoluzione ed involuzione, mentre in fisica si parla di pulsazione. L’energia vitale, denominata con il termine prâna dagli antichi yogi indiani, è l’energia che percorre ripetutamente la spina dorsale dal basso verso l’alto, e viceversa.

Essa è composta da Ida (Nadi Lunare), ovvero l’energia proveniente dal cielo e diretta verso la terra, che scorre in un “canale” situato a sinistra della colonna vertebrale, e Pingala (Nadi Solare), quella proveniente dalla terra e diretta verso il cielo, che scorre in un “canale” situato alla destra della colonna vertebrale. Al centro di quest’ultima, nel midollo spinale, “vibra” un’unica energia, Sushumna Nadi.

Queste energie sono sottili ed impalpabili, ed anche invisibili, naturalmente, tuttavia possiedono i loro corrispondenti nel nostro sistema nervoso: i due “canali” laterali nel sistema neurovegetativo, ed il “canale” centrale nel sistema nervoso centrale.

Questi canali energetici, situati lungo l’asse centrale del corpo umano, partono dal primo Chakra o Chakra Radice, collocato fisicamente alla base della spina dorsale, nella regione del perineo, e si congiungono nel sesto Chakra, fisicamente collocato al disopra degli occhi, al centro della fronte.

Da un punto di vista fisico, i centri energetici coincidono in modo abbastanza preciso con importanti ghiandole endocrine del corpo fisico. È interessante notare come gli studi al riguardo, abbiano indicato rilevanti corrispondenze tra le funzioni svolte da queste ghiandole e le funzioni che, tradizionalmente, i grandi Maestri di Yoga hanno attribuito ai Chakra. La funzione primaria dei Chakra, in buona sostanza, è quella di assorbire l’Energia Universale, metabolizzarla, alimentare le aure e rilasciare energia all’esterno. Essi sono considerati come degli imbuti che roteano, che fanno contemporaneamente scorrere l’Energia avanti e indietro.

Possiamo definire i Chakra, punti d’intersezione tra i differenti livelli energetici di un essere umano, in particolare tra i livelli fisico, mentale-emozionale e spirituale. In ognuno di questi livelli, l’energia vitale si manifesta con un corpo specifico (associato al Chakra corrispondente, eccetto il settimo che rappresenta il contatto con il Divino), uno dei quali, quello fisico, relativo al primo Chakra, Mûlâdhâra, cade sotto la comune percezione sensoriale.

I Chakra permettono, in sintesi, il passaggio dei vari tipi di energia vitale tra le diverse dimensioni che ci costituiscono nella nostra totalità: ad esempio, consentono il passaggio delle emozioni tra il corpo emotivo e il corpo fisico.

Il terzo corpo, infine, quello mentale, è un corpo sottile, non fisico, che cade sotto la capacità non di senso, ma di sensitività che alcune persone possiedono, e si manifesta sottoforma di “aura”, ovverosia di un’estensione energetica esterna al corpo, la quale può essere visualizzata con le fotocamere Kirlian.

Le persone che sono in grado di percepire questo corpo, lo descrivono come una sensazione tattile di “toccare un’energia”, o se lo percepiscono visivamente, come una tenue luminescenza che circonda il corpo fisico.

I Chakra rappresentano le equivalenti tappe dell’ascesa di kundalinî (Energia Cosmica latente che dimora in ciascun essere vivente), l’energia vitale e creativa che risiede alla base della colonna vertebrale, dorme in Mûlâdhâra Chakra, avvolta su se stessa come un serpente addormentato, e che nel risvegliarsi, risale lungo la colonna vertebrale attraverso il canale nervoso centrale (Sushumna Nadi), percorrendo tutti i Chakra e consentendo la conquista dei piani di coscienza superiori.

Per risvegliare questa energia primordiale, ovverosia il potenziale che ci permette di compiere il viaggio alla riconquista dell’Unità, il “viaggio di ritorno” per ritornare alla grande sorgente, è indispensabile prepararsi mediante le tecniche insegnate dallo Yoga: ciascun âsana, ovvero “posizione” (significa “ciò che è saldo e comodo”), va ad agire su un Chakra specifico, e lo stesso si può dire delle pratiche di prânâyâma e la meditazione.

Il prânâyâma è un antico metodo per armonizzare il respiro, e di seguito i sensi e la mente. Il termine sanscrito prâna (dalla radice “an” – “respirare”) può assumere diversi significati: “energia”, “soffio vitale”, “forza” e “dinamismo”, ed è spesso impiegato al plurale per descrivere i respiri vitali. Ayama, d’altro canto, significa “prolungamento”, “espansione”, “controllo”. Il prânâyâma pertanto, è l’arte dell’estensione del respiro e del suo controllo cosciente, ma più profondamente, è la capacità di controllare l’energia sottile contenuta non soltanto nel respiro, bensì anche nell’aria, nell’acqua e negli alimenti.

I saggi indiani sostengono che questa energia, il prâna, può essere immagazzinata nel nostro sistema nervoso, e che l’adepto, grazie alle tecniche Yoga, può imparare a dirigerla tramite il pensiero. Mediante la pratica del prânâyâma il corpo diventa forte e sano, gli apici dei polmoni riceveranno un apporto appropriato di ossigeno, come regolarmente non avviene, e ne conseguirà un miglioramento nella quantità e qualità di sangue nell’organismo.

 La meditazione non è l’attività della mente, bensì del cuore. Se l’uomo non si abbandona al suo cuore, se non mette a tacere i propri pensieri, il suo essere resterà imprigionato nell’immagine che ha creato di se stesso, nei confini generati dalla sua mente razionale, rimarrà stabile, in assidua lotta tra l’ego, quell’immagine di sé e del mondo che lui stesso ha creato, e ciò che è in realtà, ovvero il Sé profondo che, di conseguenza, rimarrà sospeso, intrappolato. Il pensiero è la negazione dell’amore ed è incapace di condurci nell’Infinito.

Meditazione è comunicare con l’immensità, e questo cammino va approfondito impiegando fiducia e disciplina, fino a giungere ad eliminare i confini della mente razionale. Attraversate suddette tappe, l’essere umano avverte di non essere più prigioniero dello spazio che i suoi pensieri creano, e di poter alfine isolarsi dall’attività della sua mente.

Nel momento in cui il mentale si è fortificato e liberato dall’ego, soltanto allora l’uomo si ritrova in un orizzonte sconfinato, e quando i suoi pensieri tacciono avviene un qualcosa di straordinario: gli si prospetta dinanzi una visuale completamente diversa del mondo, in cui tutto ciò che lo circonda incomincia a palesarsi in maniera differente da come lo ha sempre tradizionalmente individuato, egli è naturalmente condotto a cessare di assegnare un nome, di catalogare, identificare gli oggetti o le forme, circoscrivere ogni elemento che lo contorna nella vita tangibile. Si accorge che Tutto si colora di luce e vibra in un’immensità, che diviene sempre più estesa.

Solo nell’istante in cui l’uomo supererà i propri istinti, potrà iniziare quell’evoluzione che lo condurrà ad essere “vero uomo”, la kundalinî si desterà e comincerà la sua ascesa lungo Sushumna Nadi, toccando tutti i Chakra, nei quali si esprimono i differenti piani di coscienza che l’essere umano dovrà sperimentare. Quando è illuminato dal risveglio della kundalinî che lo raggiunge, si vede il Sahasrara che assomiglia ad un fascio di fiamme dai 7 colori.

Questa meravigliosa rinascita può avere luogo soltanto per mezzo di una profonda trasformazione e purificazione, grazie a cui la divina presenza, avrà infine la possibilità di essere integralmente sperimentata ed espressa.

“Il corpo è il luogo privilegiato del Cosmo,
dove si manifesta l’energia creatrice del Sé”

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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