Le Stelle del Regno di LOT

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Data di pubblicazione: 18 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

☆ Le COSTELLAZIONI e le loro LEGGENDE ☆

✫✫★ 1. Lacrime Della Dea ★✫✫

Ad Ovest, magnifica a vedersi, scintilla piano per tutto l’Inverno la costellazione delle “Lacrime della Dea”: due Stelle di fulgido splendore, come occhi di diamante spalancati nel buio e nel vuoto, ed una vasta nebulosa grigio-argento, come fatta di polvere finissima di perla, nella quale brilla un grappolo di Stelle puntiformi o lievemente allungate, come gocce di luce. Nell’immaginazione popolare sono gli occhi della Dea glaucopide, le sue chiare pupille e le sue lacrime.

Nel periodo di tumulto delle origini, quando le cose emergevano pian piano dal corpo indiviso del Caos, la Dea pianse più volte: le sue lacrime operarono sempre cambiamenti nel mondo, portarono nera vendetta o chiara speranza. La costellazione candida e lucente che parla di quelle lacrime domina l’Inverno delle terre di Extremelot.

Le due Stelle, come splendenti pupille portano i nomi delle figlie della Dea: Veddharta, la Rilucente di Grazia, e Ygharù, la Fulgida di Splendore. Ma, come accadde alle figlie della Dea, anche le due Stelle, una di splendore cupamente sanguigno, l’altra candida come il ghiaccio, mutano e spariscono.

Veddharta è chiamata anche “Stella di Sangue” (gigante rossa), che incupisce il suo bagliore fino a sparire nel gorgo del Solstizio d’Inverno, così come la figlia della Dea, colpita dall’ira tagliente della Madre, versò il suo sangue e bevve il sangue altrui, fino a sparire in un sonno simile alla morte.

Ygharù (binaria bianca), la candida, è invece detta “Lupa Bianca”: la sua luce di ghiaccio sorge col Solstizio ed accompagna la seconda parte della stagione fredda, ricordando la seconda parte della vita di Ygharù, mutata in lupa a conoscere il dolore di ghiaccio dell’esilio e l’amore dei mortali brinato d’angoscia. Inoltre, v’è un grappolo di centinaia di Stelle bianche e luminose, in parte immerse nella polvere interstellare che riflette la loro luce.

✫✫★ 2. L’Albero della Vita ★✫✫

Subito dopo il tramonto dell’arco perlescente delle Lacrime della Dea, giunge nel cielo di Lot la prima delle costellazioni primaverili, simbolo del risveglio della natura al potere delle lacrime divine: quando il tempo gira sul cardine dell’Equinozio, e spirano venti carichi di pollini e di promesse, sorge, maestosa, la costellazione dell’Albero, che viene chiamata anche “Albero della Vita”. La sua luce benedice ciò che comincia, infatti è considerato propizio intraprendere qualsiasi cosa quando essa è visibile in cielo.

Tre Stelle ricche d’aloni come tre nodi sono le “Colombe”, gli astri che annunciano la Primavera, e segnano il fusto snello dell’Albero, il cui prodigio è la chioma, composta da tre fitte nebulose, una verde-argento, una di lieve luce rosata, una d’un giallo soffuso d’oro, cosparse di piccole stelle azzurre, come fiori.

È chiamata anche “Chioma della Sposa”, secondo un’antica leggenda popolare sul sacrificio d’una donna, che tagliò la sua bellissima chioma come pegno alla Dea, per riavere l’amato sposo: le colombe diventano allora i “nodi” della treccia, ed è considerato di buon augurio intrecciare appunto tre nodi nel folto dei capelli il giorno delle nozze.

Cua ✫ “colomba” in Quenya (bianca)
Séndómerel ✫ “usignolo” in Quenya (bianco/azzurra)
Alqua ✫ “cigno” in Quenya (azzurra)
Coirë ✫ “inizio di Primavera”, lett. “stimolo” in Quenya (giallo/arancio)
Tuilë ✫ “tarda Primavera”, lett. “gemmazione” in Quenya (rossa gigante)

Lo sciame che popola la chioma dell’albero è costituito da piccole stelle giovani di luce azzurra.

✫✫★ 3. L’Amore Vicendevole ★✫✫

Perennemente visibile nel cielo di Lot, guardata con un sospiro da ogni amante, è la costellazione che governa i cuori e le passioni: la costellazione di “Elea ed Elrhon”, o “dell’Amore Vicendevole”. Le linee sinuose di due corpi sono come congiunte, al centro, da una fulgida Stella, la più splendente del cielo, Elèn dal chiaro volto, che assume molti nomi tra le razze ed i popoli: è Eärendil tra gli Elfi, ed Ishtar o Espero tra gli Umani.

È il primo astro ad apparire, quando ancora il cielo non ha ceduto alla notte, ed il suo volto sfavillante s’accende come un monito, o un invito, ed è l’ultimo astro a cedere alla vampa del sole, estremo come i ricordi.

La sua luce rossa brilla nel cuore del cielo e della costellazione. Secondo la leggenda è il cuore, unico, di Elea, la prima Elfa di cui parla l’antica Storia di Lot, e del suo amato, l’Umano Elrhon: dal loro amore, benedetto dalla Dea, nacquero i Mezzelfi, ma, soprattutto, il loro amore fu il suggello dell’accordo tra Umani, servi della Terra, ed Elfi, servi dell’Esistenza.

“Perché noi saremo un unico cuore” si dicono nella leggenda Elea ed Elrhon. Il loro cuore è la Stella che vediamo precedere l’argento di Luri, e alla quale vanno le preghiere piene di sospiri degli amanti infelici e le benedizioni degli amanti felici o smemorati.

Elèn ✫ “stella” per antonomasia, detta anche Eärendil, Ishtar, Espero (gigante rossa doppia con periodo di rotazione molto veloce, sicché le due Stelle sono indistinguibili e formano una massa gigante, tra le più luminose del cielo)
Mel
✫ radice di “amare” in Quenya (bianca)
Elemmírë
✫ “stella-gioiello” in Quenya (azzurra)
Veru
✫ “coppia” in Quenya (binaria, bianco/azzurra)
Vanya
✫ “bello” in Quenya (bianca)
Quellë
✫ “languore” in Quenya (gialla)
Tintallë
✫ “Vampa”, epiteto di Varda in Quenya (rossa)
Narya
✫ epiteto dell’Anello Rosso, “il Fiammeggiante” (rossa)
Anna
✫ “dono”, tengwar numero 23 in Quenya (bianca)
Elda
✫ “Elfo” Quenya (bianca)
Elessar
✫ “gemma elfica” in Quenya, epiteto di Re (azzurra)
Fíriel
✫ “colei che sospirò” in Quenya (rossa)
Itila
✫ “sfavillio” in Quenya (bianca)
Minya
✫ “primo” in Quenya (azzurra)

✫✫★ 4. Il Timoniere e La Sirena ★✫✫

Lot ha un passato marinaresco e, ancora oggi, molti dei vecchi abitanti dicono di sentire, in certe mattine, un vento salso come di mare remoto, ed alcuni ancora raccontano le gesta dell’intrepida Marina Ducale lottiana, i giorni eroici di canapi e di legni, di barche ben calafate, allineate come frecce sulla battigia, di metallo luccicante di sestanti, d’un mare turchese coperto da veli di nebbia color argento e punteggiato di piccoli isolotti color smeraldo, ove rari sostavano gabbiani, intenti nella caccia. Una grande costellazione racconta di quel passato indimenticato e racconta di una perdita e di un desiderio: la costellazione del “Timoniere e della Sirena”.

Vasta ed australe, essa sorge tra Estate ed Autunno in tempi successivi, come se le due parti che la compongono fossero destinate a non incontrarsi mai. La Sirena, ben visibili sono le Stelle a forcella che ne disegnano la coda lucente, guizza dinanzi alla prua del Timoniere, figura dal profilo ardito, combattente e marinaio, il volto dritto contro il vento della sorte. Segue la sua Sirena, il canto proibito che lo spinge in là e ancora in là, senza limiti: mai più s’incontreranno nel giro dell’Universo. Forse, come quel mare che mai più bagnerà Lot.

La leggenda racconta che il Timoniere, uomo coraggioso dal volto scolpito nel sale, si fosse innamorato della Sirena: essa cantava, a fior d’onda, una notte, poggiata su uno degli scogli che rendevano micidiale la navigazione tra le isole che, come costellazioni, animavano il Mare di Lot. Il suo canto era denso di malinconia, d’una luce madreperlacea che avvolse per sempre il cuore del Timoniere.

Egli dimenticò ogni cosa, il duro lavoro del mare, il Granducato, i viaggi frenetici alla ricerca della Spezia preziosa, unico rimedio alla pestilenza che in quei giorni travagliati affliggeva la sua città, e si diede a cercare la sua Sirena, notte dopo notte. Batteva quel mare a lui familiare, nemmeno usava bussole e sestanti: gli bastava annusarne la fragranza salina per muoversi come i ciechi nel buio sicuro delle palpebre, come le dita nella tasca, e cercava quel volto e quella voce che gli erano entrati nella grotta dell’anima.

Il giorno che la Dea pianse ed il mare spazzò via le orde dei nemici del Granducato prima di ritirarsi per sempre lontano dalle terre di Lot, il Timoniere si destò in preda ad un’angosciosa inquietudine: l’odore del suo mare era cambiato, poteva sentirvi come una minaccia o, forse, era solo il timore d’un addio. Rabbrividì, il Timoniere, e raggiunse a passi veloci la sua barca, mentre le onde già si gonfiavano di furia e, da lontano, giungevano gli strepiti d’un esercito in marcia.

Quel giorno un cataclisma scosse dal profondo le terre: il cielo pioveva in lampi sulla spiaggia, le torri parevano rocce, ai piedi di montagne che sembravano torri. Il corpo di Lot fu aperto da brecce enormi, le terre urlarono, in preda all’orribile travaglio di far nascere il futuro e la vittoria. In mezzo a tutto questo il Timoniere navigava, indifferente alla morte ed al pericolo, cercando la sua Sirena.

Quando le terre si chiusero, come un anello, intorno al Granducato, quando il mare si ritirò per sempre verso Est, lasciando di sé soltanto un ricordo salino nelle mattine trasparenti, il Timoniere si trovò per sempre nell’esilio infinito della sua ricerca… è ancora lì, a battere il mare senza fine del suo impossibile amore. Ed il mare è pur esso lontano, in un altrove desiderato, “abbacinante supposizione di pesci e di navigli”.

 Sirena
(i nomi sono quelli delle Sirene in Greco)

Aglaofeme (azzurra)
Aglaope (bianco/azzurra)
Ligea (bianca)
Leucosia (gialla)
Molpe (bianca)
Teles (gialla)
Telsiope (giallo/arancio)

Timoniere

Kybernétes ✫ il “nocchiero” in Greco, nonché padre della cibernetica, omaggio doveroso (rossa gigante doppia)
Nòstos
✫ “ritorno” in Greco (bianca)
Algos
✫ “dolore” in Greco (rossa)
Thàlassa
✫ “mare” in Greco (azzurra)
Nàutes
“marinaio” in Greco (bianca)
Pothos ✫ “desiderio per l’assente” in Greco (stella pulsar: le sue intermittenze illustrano bene il concetto di desiderio)
Oinopa
✫ epiteto omerico del mare “colore del vino” in Greco (rossa)

✫✫★ 5. Il Gran Duca o il Guerriero ★✫✫

Il limpido cielo estivo, quando l’aria della notte è tesa e sottile e la luce delle Stelle nitida a picco sul mondo, è dominato da un’alta costellazione che raffigura un uomo dalle ampie spalle, con una cintura splendente, una spilla preziosa a chiudere la porpora del manto ed una spada al fianco, sulla cui elsa brilla una gemma solitaria. Nella figura del Guerriero venne presto identificato il Granduca, e le magnifiche Stelle che compongono la grande costellazione hanno nomi preziosi per la Storia di Lot.

Le tre Stelle fulgenti di luce adamantina che formano la cosiddetta “Cintura del Saggio” sono chiamate Thoyren, Theon e Lynessa: il Reggente illuminato dell’antica città di Telthartown, il figlio e la sposa di lui, la leggiadra Principessa di Quinalth. Tre figure mitiche ed amate, grazie alle quali si compì la nascita del Granducato.

Esse ricordano quella prima generazione di eroi che avevano accolto la guerra come un privilegio, quasi come un’investitura: una messa che veniva di continuo mietuta dalle falci dei carri, dai rumori di ferro e lotta, che salivano come vapori dalle terre di Extremelot.

Ma un’altra tradizione si sovrappone a questa e, nella Cabala del Tre, inserisce un altro elemento della vecchia Storia di Lot, sicché le tre Stelle bianche vengono chiamate anche: Chilitius, Bachellos e Pistilium, i tre tipi di Spezia, pianta rara che cresceva solo in alcune isole al largo di Lot, grazie a cui fu possibile debellare, in tempi remoti, una feroce pestilenza che infuriava nel giovanissimo Granducato. Foglie miracolose o amati regnanti, le tre Stelle sono sacre per i popoli di Lot, che si volgono alla loro limpida luce per invocare protezione nelle sventure.

Un’altra Stella assai amata, la cui nitida luce risplende con forza azzurra, compone la costellazione del Saggio, formando l’elsa della spada che egli porta al fianco. È chiamata “Stella del Combattente” e le si dedicano le spade prima delle battaglie. Ma da qualche tempo, perché il libro delle stelle è come il libro della storia e di continuo viene riaperto, riscritto e proseguito, essa viene chiamata anche con un altro nome: “Stella di Erik”, il compianto Conte la cui morte è una ferita ancora aperta nel cuore di Lot.

La sua luce solitaria e ferma ricorda la dolce fermezza dello stesso Conte, l’azzurra qualità del suo nobile tratto, e brilla intensa e remota come un desiderio non ancora sopito.

Aran ✫ “re” in Quenya (rossa, una delle più grandi del cielo)
Erik (azzurra)
Thoyren o Chilitius (bianco/azzurra)
Lynessa o Bachellos (bianca)
Theon o Pistilium (bianca)
Thorm (azzurra)
Petrus (bianca)
Urania (azzurra)
Astarte (bianca)
Golthak ✫ il Goblin che cercò di salvare Erik (gialla)

✫✫★ 6. L’Anello ★✫✫

Lontana ad Est brilla, perenne, la fascinosa costellazione dell’Anello. Una vasta nebulosa a forma d’anello, di color oro antico, altissima sul cielo di Lot, si dispone intorno al prodigio di due Stelle gemelle, una d’un rosso cupo con neri bagliori, ed una di luce gialla come i preziosi di antichi forzieri: sono gemelle ed inconstanti, ruotano capricciose su orbite incalcolabili e mai sono viste contemporaneamente, o solo in rarissimi casi, al compiersi di particolari eventi, infatti pare che l’ultima volta sia accaduto alla morte del Granduca: allora echeggiarono grida, ombre passarono sui muri e nei cuori, mentre gli uomini vennero colti da terrore simile a transitoria follia.

Esse hanno molti nomi: Dyke e Tyche, per esempio, laddove Dyke è la Giustizia che tutto governa ed ordina, ma è cieca, e Tyche è la Fortuna che, parimenti cieca, amministra il disordine tra gli individui. Ancora, esse vengono chiamate la “Vera” e la “Nera”, ma c’è disaccordo tra gli studiosi su quale sia l’una e quale l’altra: dicono che la stella dell’Ordine e della Verità ami ammantarsi d’un cupo mantello, mentre la stella del Caos e dell’Inganno brilli limpida come il sorriso d’una fanciulla, e che nessuno possa distinguere tra le due.

Sono le Stelle più scrutate dai sapienti, ma forse solo i poeti sanno interrogarne il sibillino splendore. Assillati dai dubbi, i mortali spesso rivolgono lo sguardo alle Stelle dell’Anello. Taluni cercano Verità, taluni Caos.
Ma le stelle sono solo alfabeti, e le parole sono delle creature che le guardano…

Dyke o la Vera ✫ “giustizia” in Greco, ma con l’aggiunta eufonica e simmetrica di una Y
Tyche o la Nera ✫ “fortuna, sorte” in Greco (si tratta d’un sistema quadruplo di due coppie gemelle, settentrionale e meridionale, rossa e gialla, i cui astri colossali si scambiano materia con cicli di occultazioni reciproche, che determinano notevoli abbassamenti di luminosità e sparizioni)
Ananche ✫ “necessità” in Greco (gialla)
Lype (rossa)
Charà ✫ “gioia” in Greco (bianca)
Eleutherìa ✫ “libertà” in Greco (gialla)
Chaos (rossa)

✫✫★ 7. La Coppa o il Fiore o la Falce o la Corona di Ourin ★✫✫

Sempre visibile, più alta nelle sere di Primavera, rasente l’orizzonte settentrionale nei giorni spazzati dal vento d’Autunno, a poca distanza dalla luce di Themis, la Stella Polare intorno alla quale sembra ruotare tutto il firmamento, si estende la costellazione delle “Sette Stelle” che più volte gli abitanti di Lot, quale che fosse la loro Razza, il loro Censo, il loro Mestiere e la loro indole, hanno additato e seguito con lo sguardo, dandole il privilegio di molti nomi, e leggendo in quella scrittura di luce innumerevoli storie.

Le Stelle che la compongono sono tra le più grandi e brillanti del Cosmo: quattro disposte vicine, tre che formano come una piccola coda ripiegata. Questa costellazione è detta, dagli studiosi, la “Multiforme”, un esempio di come agli stessi segni corrispondano più scritture, più intenzioni e desideri di chi legge, più significati nell’infinita galleria del Tempo e delle Forme.

Le sette Stelle rammentano, soprattutto, un episodio drammatico della Storia di Lot: la coppa di veleno che fu offerta al despota Gronko dal Maestro degli Alchimisti Alannon, e che consentì al Granducato di liberarsi dalla dittatura malvagia del tiranno. Gronko, il sedicente Reggente, segnò una delle epoche più cupe della Storia della Città, le cui carni furono dilaniate per molti mesi da una guerra civile, che oppose i sostenitori del redivivo tiranno ai cosiddetti ribelli capeggiati dal Governatore Supremo Astarte.

L’odio incombeva sulla città come un sole atroce, i cuori erano aridi come campi e tanta aridità chiamava il sangue. E il sangue scorreva, strisciava lungo il basamento delle case, ai piedi delle mura, tra gli archi di pietra dove i simboli delle nobili Gilde erano schizzati dalla sua porpora. La Città era stagnante, raggelata dalla paura, ed i visi si nascondevano dietro gli scuri delle finestre chiuse, temendo di dover giudicare.

I tempi maturavano veloci ed insanguinati, correvano, fino alla notte fatale: durante una cerimonia solenne al Tempio, mentre l’oscurità ardeva come una fiaccola, di fronte al popolo ammutolito, il Maestro Alannon con lo sguardo limpido offrì a Gronko, ammantato nel velluto e nell’ermellino che non gli spettavano per onore e per diritto, una coppa. La coppa brillò d’un chiaro bagliore mentre Gronko la sollevava, nel silenzio della navata: ai fuochi tremolanti delle torce rispose, fuori dalle vetrate, il bagliore di una costellazione che disegnava in cielo un Graal di promesse.

Gronko bevve. Il veleno, che non era verde di tradimento ma rosso di riscossa, agì subito, paralizzando il tiranno nel suo stesso ghigno di trionfo. Con quello stesso ghigno e addosso ancora il velluto usurpato, Gronko fu murato vivo, a monito perenne, nelle Segrete del Palazzo Ducale.

In cielo scintilla invece, perenne, la Coppa, sempiterno simbolo di immortalità, abbondanza ed aggregazione, dalla quale sembra fluire il liquido chiaro dell’oscuro veleno che salvò Lot.

Un’altra delle leggende che riguarda le sette Stelle è quella del Fiore di Captyum, che i vecchi Kendot narrano e narrano nelle sere d’Inverno: secondo quell’antico racconto è scritta lì nelle Stelle la storia d’un piccolo Kendot dal grande cuore, Franez, e della Fata uccisa dal gelo.

Il giovane Kendot inutilmente tentò di ridare alla Fata il soffio della vita, prima che la mano del gelo la cogliesse… non riuscì nell’intento, ed infine si lasciò morire accanto a lei, nel disperato tentativo di scaldarla con la sua anima generosa. Uno Spirito dei Boschi trovò i due piccoli corpi irrigiditi dal freddo e li condusse in cielo, a splendere sotto forma d’un fiore dai petali rossi come piccoli cuori pulsanti e d’un paio d’ali di brina, a memoria perenne, come recita il racconto “d’un cuore che non conosceva il gelo”.

Tra gli Elfi, la stessa costellazione è chiamata Valacirca, la Falce, che miete il suo rosso raccolto fiammeggiando nel cielo, ed essa è monito perenne alle forze del Male e “segno di Destino”, come recita un antico racconto nelle liquide sillabe del languido Quenya.

I Nani chiamano quelle Stelle “Corona di Durin”: quando Durin per la prima volta guardò nell’acqua di cupo azzurro del Mirolago, il profondo Kheled-zâram, vide intorno al suo capo scintillare le Stelle, come gioielli incastonati negli abissi, eppure il cielo era illuminato dal Sole… La Corona di Durin giacerà nello scrigno delle acque sino al giorno in cui egli si risveglierà.

Molti anni dopo, un pittore illuminato avrebbe dipinto un simile miracolo in un quadro intitolato “l’Impero delle Luci”: le Stelle fredde ed il cielo caldo di Sole, insieme, a comporre il miracolo dell’impossibile.

Altre tradizioni scorgono nelle sette Stelle un’Ascia possente, il cui filo è insanguinato nella lotta sempiterna con gli Spiriti del Male e della Dissoluzione, o ancora una magnifica Orsa dalla lunga coda, o un Carro trainato da buoi (i “Septem Triones” da cui il Settentrione che ancora oggi indica il nostro Nord).

Graal ✫ nota simbologia della Coppa che etimologicamente è sia “vaso” che “libro” (rossa gigante doppia, con astri in lenta rotazione che sembrano raddoppiare di splendore)
Yulma ✫ “coppa” in Quenya (bianca)
Frèn ✫ “spirito o cuore”, collegato col simbolo della coppa, in Greco (azzurra)
Kreiz ✫ “spirito” in Bretone, connesso etimologicamente al “centro” (gialla)
Ârif ✫ il “cuore dell’iniziato” in Arabo, che è raffigurato come “coppa” (bianca)
Limpë ✫ “vino” in Quenya (bianca)
Sereg ✫ “sangue” in Sindar (azzurra)

Accanto a Limpe c’è una piccola Stella di luce blu, chiamata la “Compagna di Limpe”, o anche Al-Suha, “la trascurata”: le due Stelle sono dette “di doppia visuale”, ovvero compagne apparenti. Ma la loro vicinanza allo sguardo ha fatto sorgere molte leggende: talora le due stelle vengono chiamate Predator e Sara, dal nome di due esploratori che conoscevano palmo a palmo i Monti delle Nebbie ed i loro pericoli, ed il cui coraggio fu fondamentale per la nascita del Granducato.

Stelle Singole o Ammassi Stellari

✫✫★ 8. Themis o Stella Polare ★✫✫

Guardando lungo la direzione indicata dall’ombra del Sole a mezzogiorno, a circa metà strada tra l’alto Zenit e l’orizzonte, o seguendo il sentiero di luce segnato da due delle Stelle più fulgide della costellazione della Coppa o del Fiore o della Falce, ovvero la Multiforme, ecco splendere, solitaria, fulcro del cielo, una Stella di meraviglioso candore.

Essa è Themis, o “Stella Polare”, guida delle genti e delle navi, centro e cardine del cielo.

Le Stelle ruotano lente, le costellazioni navigano il manto celeste, spariscono e riappaiono nel giro delle stagioni e degli anni, ma la luce di Themis è immobile e salda al centro della danza sempiterna, così come la Dea splende salda nei cuori dei fedeli. La sua luce a spirale è la più intensa del manto notturno, essa porta conforto ai cuori e chiarezza alle menti.

Il viandante per terre lontane, il ramingo, il pellegrino nelle notti remote lontano dalle mura di Lot spesso guardano a settentrione, per sentire in sé il calore di quella presenza e sussurrare a Themis la preghiera della nostalgia e del ricordo.
Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:


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