I Kendot

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Data di pubblicazione: 13 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

…Fu allora che si accorse dei piccolissimi figli dell’Esistenza, i FOLLETTI. Essi, come estensione dell’Esistenza senza essere intaccati dalla vecchiaia, consigliavano gli Elfi ed animavano, per conto della loro madre, i cuccioli di ogni tipo di creatura e come questi nacquero i KENDOT, nello stesso modo.

Simeht allungò una mano e ne afferrò una manciata, il loro grido risuona ancora nella Valle dei Venti. Alcuni Nani presenti riuscirono a strappare dalla morsa di Simeht alcuni Kendot, che si aggrapparono alle loro lunghe barbe, e piansero per ringraziarli, e attratti dai magnifici ornamenti dei loro salvatori li sottrassero abilmente e fuggirono per i misteriosi sentieri di cui solo loro conoscevano l’esistenza, inseguiti dai burberi Nani.

E da allora Kendot e Nani sono legati da sentimenti contrastanti di affetto e diffidenza. 

I Kendot sono i “Bambini del mondo” e “I Figli della Terra”, la loro curiosità e voglia di vivere incarna in tutto e per tutto la giovinezza. Essi hanno un particolare “cerchio della vita”, e tutto passa attraverso quest’ultimo.

Dalla nascita fino alla morte, tutta la vita del Kendot è un’avventura. I primi anni di vita vengono spesi ad esplorare il villaggio, a scoprire ciò che li circonda, poi, con l’avanzare degli anni, durante la maturità si fa sentire in ogni Kendot il richiamo della strada, la sete di viaggio, che lo costringe ad allontanarsi dal luogo di origine in cerca di nuove scoperte ed avventure.

Per lo stesso motivo per cui “la sete di viaggio” li costringe a partire, una nuova sensazione fa sì che i Kendot ritornino nel luogo in cui sono nati. Divengono i custodi della saggezza Kendot, e trasmettono i loro insegnamenti e le loro esperienze ai Kendot più giovani, proprio come in passato qualcuno aveva fatto con loro.

Agli occhi delle altre razze il loro comportamento appare completamente irrazionale e incomprensibile. In realtà, guardando dietro alla loro apparente follia, si potrà scoprire che i Kendot si comportano secondo una loro particolare logica. Tale logica si differenzia da quelle delle altre razze in quanto si basa su esigenze e desideri diversi, ovvero è figlia della differente scala di priorità e di valori su cui si fonda l’agire Kendot. Esempi sono il diverso concetto di valore, la mancanza di paura, la curiosità e la rara affezione ad un luogo.

I Kendot appaiono come bambini umani, piccoli e snelli di forma; senza barba, hanno un peso che varia tra i 30 e i 50 kg, e sono alti dai 120 ai 140 cm. Generalmente vivono fino a 100 anni, o fino a che la loro curiosità non li uccida… raggiungendo l’età adulta a 20 anni, e proprio in questo periodo si presenta il “wanderlust” (sete di viaggio); la vecchiaia si aggira attorno ai 70 anni, anche se non si arrendono mai al peso degli anni ed anche l’aspetto fisico non muta considerevolmente, limitandosi a qualche lieve ruga sul viso, ma soprattutto non perdono mai la loro voglia di vivere ed esplorare. Vivaci, privi di ogni senso di paura, sboccati e sagaci, cleptomani ed ingovernabili caotici, ma comunque leali e sinceri ed ottimi amici, i Kendot sono privi del senso dell’auto-preservazione e soprattutto di quello della proprietà.

Il loro senso del valore sballa totalmente rispetto ai soliti canoni. Per un Kendot è mille volte più preziosa una patata il cui profilo somiglia ad un grande eroe, che una moneta di cui se ne possono trovare tante altre uguali. E se troveranno qualcosa che li attrae particolarmente faranno di tutto per averla. Inoltre la loro curiosità è ipersviluppata e si estende oltre a ciò che Elfi, Nani, Umani e le altre razze danno per scontato.

Pur essendo talmente intelligenti da poter intraprendere ogni attività, sono però molto distratti e volubili, e soprattutto odiano limitazioni alla loro libertà personale.

Di aspetto longilineo e slanciato, hanno la testa simile a quella elfica per forma, i capelli sono di color biondo sabbioso o marrone scuro, con alcune eccezioni rosso rame o rosso arancio. La maggior parte dei Kendot preferisce portarli lunghi e rilegati in una lunga coda. I loro occhi hanno varie colorazioni, blu brillante, verde mare, oliva, marrone chiaro o nocciola. Le orecchie sono a punta come quelli degli Elfi; dal loro volto intenso ed uno sguardo brillante come quello dei bambini traspare curiosità e voglia di conoscere tutto ciò che li circonda.

Presentano un incarnato chiaro che facilmente assume un colore scuro a causa del sole. La voce di queste creature rimane quasi costante in tutto il periodo di vita, “bianca”, forte, stridula, come quella di un bambino; molti riescono a riprodurre il suono degli uccelli o produrre richiami per gli animali.

Quando sono eccitati, iniziano a parlare molto velocemente o molto rumorosamente, per sentirsi più sicuri. In genere sono anche molto distratti e dimenticano spesso, nel giro di pochi minuti, quello che gli viene chiesto.

Il vestiario dei Kendot varia molto, ma è tutto composto da capi durevoli nel tempo e di tipo rustico, colori naturali e nastri brillanti accentuano l’abbigliamento. I maschi indossano camicie, pantaloni o brache, gambali allacciati e stivali di cuoio soffice o sandali, mentre le femmine indossano una tunica o un vestito, pantaloni, scarpe di cuoio soffice o sandali allacciati, ma tutti i Kendot portano panciotti, cinture, o mantelli corti con molte tasche.

Nelle loro innumerevoli borse, tasche e pacchi della cintura, i Kendot portano un largo assortimento di cianfrusaglie: penne, pietre, anelli, denti, giocattoli fischiettanti, tappi di bottiglie, carbone, inchiostri, scatola degli attrezzi, bottoni, gessi, disegnini, fazzoletti, topi, carne essiccata, ossa, frutti secchi, monete, candele e così avanti.

I Kendot hanno delle innate capacità artistiche e culinarie. La loro arte va dalla musica (che in qualche caso è disastrosa), ai disegni con cui combinano la passione per l’avventura disegnando mappe a tutta forza.

I Kendot adorano inoltre raccontare storie che, nella maggior parte dei casi, sono del tutto inventate. Non lo fanno per un qualche motivo particolare, anzi, loro sono realmente convinti di aver vissuto quello che dicono, e mai una volta un Kendot racconta due volte la stessa storia, un particolare salta sempre. Tra loro si chiamano cugini, perché pare discendano da un unico zio leggendario e che pare sia stato sulla luna.

Quando sono bambini attraverseranno quello che è chiamato il primo periodo, imitando, a modo loro s’intende, tutto ciò che li circonda. Il secondo periodo avviene quando maturano e diventano avventurieri, da quel momento in poi cominceranno a scorrazzare alla ricerca di nuove avventure entusiasmanti da raccontare poi a qualcuno.

In seguito viene il periodo del matrimonio, ma essi sono così distratti che si dimenticherebbero di questo periodo, così gli anziani di tanto in tanto inviano dei cacciatori di taglie per riportare a casa qualche Kendot, in modo da poter preservare la sopravvivenza della razza.

La procreazione avviene tramite accoppiamento del maschio con la femmina. La gravidanza dura un mese e mezzo, alla fine del quale c’è il parto in genere semplice, grazie all’elasticità ossea tipica della madre; a volte accade addirittura che il piccolo sia così minuto che la madre non si accorga della sua nascita.I Kendot usano solo armi stravaganti come lo Hoopack ed altri oggetti malsani di loro invenzione, ma con la convinzione che sia un gioco, con delle regole che egli può inventarsi anche al momento: ogni tentativo di avere la meglio su di un Kendot non può che portarlo a stuzzicare ed infastidire il suo assalitore, facendolo arrabbiare fino al punto di perdere il controllo; questo è proprio lo scopo del Kendot, ottenendo così un vantaggio nel combattimento.

Dalla lettura delle antiche pergamene conservate presso le Accademie del Granducato di Lot e dallo studio delle tradizioni che i Kendot tramandano, si evince che la razza Kendot, manifestando la sua naturale fantasia, passione per la ricerca e per la manualità, non si è accontentata di giovarsi degli strumenti e delle armi già esistenti, bensì ha creato oggetti che rispondono all’esigenza di essere destinati a molteplici impieghi, al fine di divenire compagni di viaggio nelle avventure di ogni giorno.

Le caratteristiche fisiche della razza incidono sulla tipologia di ogni strumento e di ogni arma di cui il Kendot è naturalmente portato ad avvalersi. La minuta struttura fisica consente l’utilizzo dei coltelli, della corta spada e delle armi da taglio ad essa assimilabili quali la daga, dei bastoni e delle fionde. Per contro risulta impossibile l’utilizzo di armature metalliche (complete o parziali), di scudi, di armi da botta, delle aste e delle mazze, mentre fra le armi da tiro è possibile l’utilizzo del solo arco.

Nel corso dei secoli, la razza ha appunto realizzato un oggetto del tutto particolare, l’Hoopak, che rappresenta per i Kendot un fedele ed inseparabile compagno di viaggio, del quale la funzione offensiva e difensiva è solo una delle possibili utilizzabili. L’Hoopak, nella cui fabbricazione la razza Kendot è maestra, è un bastone la cui lunghezza è variabile in relazione alle caratteristiche fisiche del Kendot al quale è destinato.

Esso è realizzato in legno duro ma elastico, è spesso ornato con penne o piume o strisce di stoffa, ad un’estremità vi può essere applicata una lama molto affilata, mentre all’altra estremità è biforcuto e vi viene applicato un elastico. L’Hoopak come arma è leggera e veloce, garantisce una buona difesa ma non contro le armi pesanti; può essere utilizzato come bastone o come lancia, ed in tali casi è brandito a due mani, oppure può essere utilizzato come fionda.

Come lancia può essere scagliato similmente ad un giavellotto, oppure consente di portare con efficacia l’affondo e di parare i colpi offensivi, tenendo a distanza l’avversario; consente inoltre di portare colpi simili a quelli della spada, seppure di minor efficacia.

L’Hoopak comunque rappresenta più di una semplice arma, poiché le funzioni a cui può essere destinato nella vita quotidiana del Kendot sono molteplici, può essere infatti un attrezzo per raccogliere i frutti dai rami degli alberi, per la caccia, oppure dopo averlo reso cavo all’interno, per contenere e custodire oggetti utili quali corda, pietre, biglie. Talvolta, infine, assurge addirittura a strumento musicale, poiché la sua rapida rotazione in cerchio fa sì che emetta un basso rumore.

È lecito affermare che Kendot ed Hoopak costituiscono un’unità inscindibile, ove l’Hoopak rappresenta un oggetto che identifica e contraddistingue la razza.

La Razza Kendot ha creato inoltre il Polpak, che così come l’hoopak non ha la sola funzione di arma, ma altresì quella di attrezzo nella vita quotidiana, ad esempio nella pesca o per potare alberi. Esso è costituito da un’asta di legno che raggiunge la lunghezza di circa 210 centimetri, ad una estremità della quale è fissata una lama affilata.

Il Polpak si impugna a due mani e, come l’Hoopak, è un’arma leggera e veloce che non garantisce una buona difesa contro le armi pesanti. Da alcuni il Polpak è usato altresì come strumento musicale, poiché battendovi sapientemente sopra, quando il suo interno è cavo, crea ritmo.

La corporatura esile e la notevole agilità li rendono straordinariamente silenziosi nei loro movimenti, è praticamente impossibile udire i loro passi. Sono incredibilmente bravi e veloci con le mani (ad esempio nei furti), e sono in grado in una singola azione di sottrarre qualunque cosa da tasche, astucci, fondine, borse di chiunque si trovi loro accanto. Tutti i Kendot soffrono di cleptomania, è più forte di loro.

A volte anche all’interno di una festa di Corte, il Kendot, convincendosi che un determinato oggetto sarebbe più al sicuro in una sua tasca, lo sottrae al legittimo proprietario, per poi scordarsi del tutto di esso e, al momento dello smascheramento, chiedersi come tale oggetto sia finito accidentalmente in una sua borsa.

Ma, sebbene molte razze credano che i Kendot siano qualcosa di simile a piccoli anarchici, la realtà è che la società Kendot si basa su un sofisticato sistema giudiziario. Fin dalle origini della razza Kendot, ci furono tre regole che sono state tenute da tutti i Kendot, al di sopra di tutte le altre.

Successivamente la razza collaborò formando comunità, città e nazioni, laddove queste tre regole divennero la spina dorsale della legge Kendot e rimasero tali fino ai giorni nostri. Sono conosciute come “Le Tre Regole”, e su di esse si fonda la tempra morale dei Kendot.

1. Non tradire mai un amico
2. Abbi sempre gioia di vivere
3. Non usare mai qualcosa che altri stiano usando

Infrangere una qualsiasi di queste tre regole viene considerato un grave danno per la comunità, e l’espulsione dalla stessa è la pena più grave inflitta ai recidivi dal Consiglio degli Anziani.

Il Kendot è un eterno bambino, sia per fattezze fisiche che per caratteristiche caratteriali. La caratteristica principale è senza ombra di dubbio la curiosità, non una qualsiasi curiosità, bensì una al di fuori dal normale, che lo porta a toccare tutto ciò che possa attirare la sua attenzione, chiara conseguenza della sua cleptomania. Bisogna far attenzione dunque, perché il Kendot non “ruba” mai con l’intenzione di farlo.

I Kendot hanno borse per la stessa ragione per cui gli scoiattoli hanno le guance larghe, è semplicemente naturale ed hanno la tendenza a raccogliere tutto ciò che non è inchiodato. Non lo fanno per avidità, ma a causa della grande curiosità ricevuta al momento della creazione, che li spinge a guardare nei forzieri chiusi a chiave, a strisciare nelle stanze sorvegliate e a frugare nelle borse e nelle tasche di quelli che sono intorno a loro, semplicemente per vedere cosa c’è dentro.

Normalmente non hanno intenzione di tenere questi oggetti, ma capita che la persona da cui l’hanno preso in prestito si allontani o che loro stessi si distraggano. In questi casi il Kendot infila l’oggetto in una borsa, con l’impegno di restituirlo al legittimo proprietario alla prima occasione, ma il Kendot è un bambino, quindi come tale, una volta che si è appropriato dell’oggetto che ne ha destato curiosità, la sua attenzione va immediatamente su qualcos’altro, dimenticandoselo nella borsa.

I Kendot non avendo il senso della proprietà come le altre razze, ed essendo sempre vissuti potendo condividere tutto ciò che era presente nei loro villaggi, sono principalmente conosciuti proprio per le loro abilità da ladro, ma essere chiamato “ladro” per un Kendot è probabilmente il più grande degli insulti. In realtà è più giusto considerarli cleptomani, poiché nel loro agire non vi è l’intenzione di appropiarsi degli oggetti che raccolgono o prendono, bensì la curiosità e il pensiero che potrebbero essere utili.

I Kendot sono curiosi a 360°, è la loro natura di esploratori, non sanno resistere a questo richiamo. Essi sono attratti dalle serrature, dalle porte, dai cassetti e da tutto quello che possa essere chiuso a chiave e non già presente nelle loro borse. Sono spinti verso nuove avventure, nuovi posti da scoprire, investono le persone di domande (anche le più assurde e improbabili) fino a quando non hanno ottenuto una risposta che plachi completamente la loro curiosità sull’argomento. La loro curiosità si spinge sempre oltre a quello che razze come Elfi, Umani o Nani possano pensare, risultando, in molte occasioni, un tantino invadenti.

Si dice che la magia e gli oggetti strani attirino i Kendot come la birra i Nani. Sono attratti in special modo dalla magia, incantesimi, tutto quello che potrebbe essere magico o che lo può solo sembrare, e dalle creature rare e magiche come chimere, unicorni, draghi.

 I Kendot vagano senza uno scopo e non obbediscono ad un qualsivoglia ordine, in quanto convinti che non sia una loro idea e pertanto non seguibile, o perché non sufficientemente interessati a ciò che potrà accadere eseguendolo.

Non amano stare molto in un posto, anche se passano una buona parte del loro tempo nelle prigioni, e si trovano spesso in posti dove non sarebbero voluti essere. Quasi impossibili da intrappolare, si è soliti dire che dove passa un topo passano due Kendot.

A causa delle loro origini così distaccate da tutte le altre razze, e non avendo in tempi remoti mai avuto a che fare con grandi pericoli o nemici, non hanno mai sviluppato il senso della paura, non temono nulla. Difatti più si cerca di spaventarli, più si attirerà la loro attenzione.

I Kendot sono immuni alla paura, principalmente perché non hanno paura di morire, in quanto vedono la morte come un’attrazione unica ed incredibile. Quando un Kendot si trova in una situazione di pericolo, tutto quel che sente è una leggera sensazione di oppressione allo stomaco, sufficiente al Kendot per rendersi conto di cosa sta accadendo.

Essi non hanno una piena comprensione della loro mortalità, e spesso vanno un passo (o più) oltre a quello che farebbe un avventuriero sano di mente. Non vuol dire che siano del tutto incoscienti, un Kendot può battersi coraggiosamente per salvare i compagni, e chi avrà abbastanza coraggio da guardare oltre questa folle apparenza, potrà trovare un cuore d’oro capace di creare una vera amicizia.

Aspetto fondamentale del Kendot è la visione della realtà, assolutamente diversa rispetto a quella di qualsiasi altro essere che popola il Granducato. Si può definire la visione della realtà del Kendot “colorata”: qualsiasi cosa può rappresentare un’avventura fantastica, anche qualcosa di assolutamente consueto, normale, può acquisire ai suoi occhi un valore magico e misterioso.

Numerosi sono gli oggetti che custodiscono che hanno trovato in passato, ai quali affibbiano nomignoli bizzarri ed un valore magico che magari non hanno. Altro aspetto fondamentale della visione della realtà del Kendot è che egli non riesce a concepire il male, la violenza gratuita né la guerra.

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