Racconti Fatati a Lot

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Data di pubblicazione: 18 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

✰ La Vernice Magica ✰

Lord Darkman aveva commissionato una vernice magica alla Strega Odyle: stendendo la vernice sul ritratto di una dama, si poteva rendere schiava la dama in questione per la durata di trenta giorni. Vi erano, però, delle controindicazioni: se la dama avesse avuto degli avi con lo stesso suo nome, alla porta di chi aveva usato la vernice si sarebbe presentata l’ava e non la dama desiderata.

Lord Darkman decise, allora, di provare la vernice sulla Strega Odyle, perché era sicuro che le Fate non avessero avi, quindi, dopo essersi impossessato con l’inganno di un suo ritratto, passò la vernice magica su esso.

La Strega Odyle cominciò subito ad inseguirlo, strappandosi di dosso i vestiti ed urlando, per poi saltargli addosso in un modo, a dir poco, imbarazzante. Il povero Lord cominciò a scappare, inseguito dalla Strega, chiedendo aiuto ai Cittadini che, attoniti, lo vedevano affannarsi per i vicoli di Lot.

Cominciarono così le lunghe notti insonni dei lottiani, perseguitati dalla Strega che, piangendo e strillando, invocava il suo amore, e dal Lord che chiedeva aiuto e non sapeva più dove rifugiarsi per non farsi trovare. Lei lo cercava ovunque, per le strade, nelle case, dietro i cespugli, sugli alberi, senza mai darsi pace né, tanto meno, rinunciare alla ricerca del suo amato.

Dopo qualche giorno tornò in città anche la moglie di Lord Darkman, lady Sabrine che, appresa la vicenda, cominciò anche lei ad inseguire il marito, munita di un robusto matterello.

I lottiani non sapevano più come fare per riposare tranquilli, la Strega Odyle sembrava non trovare pace fino a che non avesse avuto Darkman per sé. Alcuni messeri, però, vista la passione scatenata dalla vernice sulla Strega, chiesero se era possibile averne un po’ anche loro; intanto Lord Darkman chiese aiuto anche alle Streghe di Corte, ormai disperando di trovare una soluzione in breve tempo.

Arrivò una mattina il verdetto della Strega di Corte Ahalor, stavano lavorando alacremente all’antidoto ma, purtroppo, ci sarebbero voluti due giorni, due lunghi giorni in cui Lord Darkman avrebbe dovuto subire gli assalti della Strega Odyle ed i lottiani le sue urla di disperazione. Ad ogni modo i Cittadini non erano solo infastiditi da questa situazione, erano anche maliziosamente divertiti, perché la cosa era alquanto comica, neanche la figlia e la sorella della Strega riuscivano più a trattenere le risa per la buffa scena che, tutte le sere, si ripresentava al castello dei DuLac.

Anche la Strega Aerendil stava cercando una cura, ma i tempi si prospettavano molto lunghi; tempo addietro ella aveva creato per conto di Lady Odyle delle mutande rosse da uomo, con un filtro d’amore incorporato, raccomandandosi che nessuno le indossasse, altrimenti gli effetti sarebbero stati alquanto imbarazzanti.

Lord Darkman ormai viveva dentro un cespuglio semovente per sfuggire agli attacchi della Strega, tutti cercavano di dargli dei consigli, ma non riuscivano proprio trattenersi dal ridere; la frase che più ricorreva tra le altre era: «Chi è causa del suo mal pianga, se stesso», aggiungendo che era ben altra la persona che si sarebbe dovuta lamentare della situazione e non certo il Lord che, bene o male, era inseguito da una dama per causa sua.

Lady Odyle, intanto, era riuscita ad impossessarsi delle famigerate mutande rosse commissionate alla Strega Aerendil e, con quelle in mano, correva a più non posso per tutto il Granducato, rovistando in ogni cespuglio che trovava, sperando di scorgere l’amato bene.

Ormai un solo grido si udiva per le vie di Lot: « DARKMAAANNNNN! »

La Strega di Corte Ahalor parlò di nuovo con Darkman, rimproverandolo di aver spalmato la vernice sul ritratto di Lady Odyle se a lei non era interessato, ed avvisandolo che, alla fine della storia, molti avrebbero richiesto il risarcimento danni, per i fastidi tollerati durante tutte quelle notti.

Nel frattempo, da qualche giorno nel Granducato si aggirava una strana dama, con i capelli color della paglia, piena di trucco e che stranamente ondeggiava, come se avesse il mal di mare, su tacchi altissimi; questa dama era stata vista entrare ed uscire ripetutamente dalla Cittadella. Un messere poco fortunato le fischiò dietro, vedendola passare di continuo, ma lei gli mollò un potente destro, mettendo in evidenza un braccio villoso e svelando anche l’arcano, era Lord Darkman.

Il Principe Cratere, avendo letto alcuni dei messaggi in Bacheca, consigliò al patrigno una sola cura, lasciando come sottile suggerimento un pugnale, ma una mattina, finalmente accadde qualcosa di nuovo. La Strega di Corte Ahalor aveva scovato un tomo antichissimo dove forse si poteva trovare la soluzione; forse per il Lord e la disperata Strega c’era una speranza di salvezza prima dello scadere dei fatidici trenta giorni.

Soluzione trovata ed antidoto pronto, ma un altro pericolo incombeva sui due, la Ladra Firelips aveva messo gli occhi sul tomo della Strega Ahalor, con l’intenzione di rubarlo per avere la formula dell’antidoto.

Il principe Cratere insisteva sull’uso del pugnale, cominciando ad avere anche alcuni proseliti, tra i quali il Paladino Lebow, ma ormai l’antidoto era lì che aspettava solo di essere bevuto.

Quella sera stessa Lady Ahalor aveva dato appuntamento a Lord Darkman all’Antro delle Streghe, raccomandandosi vivamente di portare anche Odyle ma, per uno scherzo del destino, arrivati all’Antro trovarono la Strega Ahalor che giaceva sul pavimento, massaggiandosi la testa: la Ladra Lyra l’aveva raggiunta di soppiatto e, dopo averle dato una randellata in testa, le aveva sottratto l’unica bottiglietta d’antidoto esistente.

La Strega era costernata ma, per il momento, non era in grado di ricreare l’antidoto, perché non possedeva tutti gli ingredienti. Ora una domanda sorgeva spontanea: come avrebbe usato Lady Lyra l’antidoto? Sicuramente avrebbe tentato di guadagnarci, ma in che modo? In breve tempo, infatti, arrivò un messaggio da parte della Ladra, nel quale si diceva che l’antidoto sarebbe andato venduto al miglior offerente, maschio o femmina che fosse stato.

Lady Melusine era preoccupata anche per la sorella che stranamente era scomparsa, le sue urla ancora si sentivano, ma lei non si vedeva più per le vie del Granducato. La Strega di Corte tranquillizzò Melusine: Odyle era segregata nell’Antro dalla sera della trafugazione dell’antidoto, quindi al sicuro. Ma i lottiani ancora non potevano trascorrere notti serene e tranquille, perché la poveretta continuava a gridare e lamentarsi ancora più di prima, ora che non poteva più rincorrere l’amato.

Intanto nel Granducato si era aperta l’asta per avere l’unica bottiglietta d’antidoto esistente, la gara al rialzo si accese tra i molti presenti: quanto sarebbero arrivati a sborsare per quella bottiglietta che racchiudeva il destino e la serenità, oltre che dei due malcapitati, anche dell’intera Lot? Cominciarono con varie cifre: 200… 300… 1000 monete d’oro!

Lady Melusine affisse nella Bacheca la sua offerta: «Offro seimila monete d’oro, più un negligé di seta con Melù dentro. Per mia sorella questo ed altro.» Ma arrivò anche ser Fixius, che offerse la cifra di novemila monete d’oro; ormai l’asta stava quasi per concludersi e il vincitore pareva essere proprio lui. Ed, infatti, così fu.

Comunque la malasorte continuava ad affliggere la famiglia DuLac. Lady Melusine, sentendo la mancanza della sorella, era andata all’Antro per vederla ma, sbadatamente, cadde in un pentolone che conteneva pozione “ridarella” ed ora era anche lei chiusa nell’Antro, insieme alla sorella: una a sghignazzare e l’altra ad urlare.

I lottiani cominciavano veramente a non sapere più se ridere o disperarsi per come stavano andando le cose.

Mentre nel Granducato i Cittadini decidevano il da farsi, commentando i fatti e guardando le due povere sorelle chiuse nell’Antro, la Strega di Corte Ahalor aveva preparato un’altra bottiglietta d’antidoto per Lady Odyle. Odyle, suo malgrado, prese la pozione; la Strega di Corte guardava attenta con gli occhi pieni di speranza, Odyle finalmente non urlava più, ma parlava in modo strano, usando la L al posto della R.

«Speliamo che la cosa duli poco» disse, con aria stupefatta.

Pian piano la malcapitata Lady riprese la sua solita vita, anche se era incuriosita per come tutti la guardavano. Non ricordava nulla dell’accaduto, vedeva le persone che la osservavano per poi sogghignare e si domandava cosa fosse successo, ma presto tutto sarebbe stato dimenticato, i lottiani sarebbero tornati alle proprie occupazioni e, presto, avrebbero trovato un altro argomento di cui parlare.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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