❁ Cerimonia delle Streghe del Cobra ❁
Era il crepuscolo, la brezza notturna carezzava gli astanti, Cavalieri Neri che facevano la guardia fedeli al Principe morente, le Streghe del Cobra che concentrate si preparavano al rituale e qualche curioso… il cielo era sereno, la brezza era piacevole, la serata pareva essere propizia.
Le Streghe, tutte pesantemente truccate, senza le scarpe per favorire il contatto con la Madre Terra, si contraddistinguevano per aver disegnato sulla loro fronte il simbolo della Luna Crescente.
Fredde e determinate si avvicinarono al capezzale del sofferente, cominciando a spazzare per terra ove il Figlio delle Tenebre giaceva morente, avvolto dalle sacre candele.
Una di loro sparse del sale intorno al Fiero Caduto formando tre Cerchi, il primo per tenere lontano l’Occhio del Male, il secondo con il sale del mare…
«Solo chi è Invitato potrà Entrare», disse il terzo per bandire la Falce del Tempo. Dopodiché esse si misero a ballare, con una di loro che teneva il tempo con il tamburello. Una danza dapprima soave, lenta, un saltellare attorno al corpo del Principe, degno di esperte danzatrici…
Gli astanti curiosi e i Cavalieri Neri, non potevano che farsi trascinare dal tempo, alcuni lo mantenevano battendo la spada sullo scudo, altri semplicemente battendo il piede a terra.
Il ritmo man mano aumentava, e così la danza delle Streghe ad ogni istante si faceva frenetica… e, giunte al culmine della loro frenesia, pervase completamente dell’essenza della Natura, intonarono una strana litania…
“CHI TI CHIAMA MORTE,
CHI TI CHIAMA SORTE,
NOI MADRE TI CHIAMIAMO,
ASCOLTA CIO’ CHE TI CHIEDIAMO”
La loro Energia, ora sprigionata, si scaricava intorno al corpo del Nero Sire morente, sotto forma di piccole scariche elettriche… I loro corpi, volteggianti nella loro danza ossessiva, cominciarono a mutare, squame al posto della pelle, creste di scaglie al posto dei capelli, lingue biforcute che sibilavano durante la litania…
“TREDICI VOLTE IL TUO ASTRO D’ARGENTO
MUORE E RISORGE NEL GELIDO VENTO
OR TI CHIEDIAMO CHE IL CAVALIERE,
CHE IL MONDO HA NOMATO CRATERE
SEGUA LA TUA SORTE
DI DECLINO FINO ALLA MORTE,
QUINDICI VOLTE IL SOLE POSSA VENIRE
DAL SUO DECLINO FINO AL MORIRE”
Ed imperterrite, guidate da coloro che chiamavano Madre leggiadre danzavano, mutate in serpi, attorno all’Oscuro Figlio, mentre gli astanti trasportati, persino i Cavalieri Neri famosi per la loro freddezza impeccabile, che battevano le mani, cozzavano la spada contro lo scudo, le picche contro la nuda roccia.
“TREDICI VOLTE IL TUO ASTRO D’ARGENTO
MUORE E RISORGE NEL GELIDO VENTO,
OR TI CHIEDIAMO CHE IL CAVALIERE
CHE IL MONDO HA NOMATO CRATERE,
SEGUA LA TUA SORTE
DI DECLINO FINO ALLA MORTE”
Stremate nel fisico ma non nell’animo le Streghe continuavano, sempre più velocemente… i loro piedi nudi, oramai feriti, non toccavano nemmeno più terra, i loro capelli, più simili a creste squamate, come infuocati si scuotevano…
La Dea oramai le completava, non più dalle loro gambe mortali erano guidate, bensì da Colei che il Potere aveva loro conferito.
Indomite, trascinate da una Volontà Superiore, esse invocavano:
“PADRE TI CHIAMO, PADRE TI INVOCO,
FA SCORRERE IN ME LA FORZA DEL FUOCO,
FORZA DI VITA, SIGNORE DEL POTERE
SIA LA SORTE PIEGATA AL MIO VOLERE.
BRUCINO LE CANDELE, CON FIAMMA ALTA E FORTE
IL LORO SPEGNERSI PORTERÀ’ ALLA MORTE,
FIAMMA DI VITA, QUESTA E’ LA VIA
COSI’ VOGLIO, COMANDO… E COSI’ SIA!”
Terminata l’invocazione una di loro distinse la sua voce, nella frenesia della danza:
“CON L’ARIA LA VITA, SENZ’ARIA LA MORTE
TI INVOCO ELEMENTO CHE DECIDI LA SORTE”
Le altre in coro rispondevano:
“QUINDICI VOLTE IL SOLE POSSA VENIRE,
DAL SUO DECLINO FINO AL MORIRE”
Catene di fulmini, a prova della potenza del rituale, si scatenavano fra le Streghe ed il Principe morente, in un tripudio di frenesia che si traduceva nella pura Essenza della Dea, che si era impadronita in quel frangente di quei corpi danzanti e così splendidamente mutati in serpi. Sebbene sfinite, continuavano a danzare e recitare odi:
“CANE DELLE PLUTONIE RIVE GUARDIANO
SULLA VIA DELLA MORTE SIGNORE E SOVRANO”
E, nuovamente, la voce s’alzava prepotentemente sulle altre:
“CANE DELLE PLUTONIE RIVE GUARDIANO
SULLA VIA DELLA MORTE SIGNORE E SOVRANO,
FINO ALLA SCOMPARSA DELL’ASTRO SII GUARDIA SILENTE,
SORVEGLIA L’ANIMO DEL GUERRIERO MORENTE”
E le altre ancora una volta:
“FINO ALLA SCOMPARSA DELL’ASTRO SII GUARDIA SILENTE,
SORVEGLIA L’ANIMO DEL GUERRIERO MORENTE,
CON LA LUNA NUOVA LIBERO SARAI
ED AL TUO COMPITO ASSOLVERE POTRAI.
FINO A QUEL DI’ ASCOLTA LA VOLONTÀ’ MIA
COSI’ VOGLIO, COMANDO… E COSI’ SIA!”
La Dea, ultimate le fatidiche frasi, abbandonò i corpi delle sue fedeli seguaci, lasciandole stremate al suolo, esauste ma orgogliose.
Possente era il tocco che la Dea aveva lasciato nuovamente in loro, e grazie ad Essa il Nero Principe avrebbe avuto ancora una speranza di sfuggire all’abbraccio di Morte, Nera Signora che ambiva così ardentemente a possedere tal potente anima.
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