La Nuova Lot

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Data di pubblicazione: 14 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

CAPITOLO XVI. L’Invasione degli Orchi e lo Stato di Guerra

La Cittadinanza tutta era in allarme. Nessuno riuscì mai a spiegare la facilità con la quale l’Orco mercenario di Honorius, riuscì a rapire l’allora Demone Fixius il giorno della sua resurrezione. Nessuno dal Presidio Militare si accorse che l’Accampamento degli Orchi di Honorius era sparito da un giorno all’altro.

Nessuno riusciva a capire come mai era impossibilitata ogni ricerca dello scomparso Conte Petrus. Nessuno aveva chiara l’Alleanza che i Cavalieri Neri stavano intessendo con il principale nemico di Lot e non si capiva come mai la Baronessa, fino allora sempre votata al Bene, stesse dalla loro parte.

Fatto sta che, misteriosamente, Lot si popolò di centinaia d’Orchi mandati da Honorius. Già era stato difficile tenere testa a Fixius: una quantità così incredibile di nemici era praticamente imbattibile. Questi Orchi si dividevano in tre categorie: Sciamani, Mano dell’Oscuro e Voce dell’Oscuro, che avevano una forza incredibile, mai vista prima, ed erano sicuramente fautori della più potente Magia Nera, perché riuscivano a soggiogare chiunque avessero davanti.

Il panico dilagava in ogni dove e, pian piano, quest’esercito malvagio riuscì a devastare ogni angolo della Cittadella. Lo stato di guerra fece sì che la popolazione civile e militare si dividesse in due: l’Alleanza Nera e l’Alleanza Bianca.

L’Alleanza Nera, composta dalle Gilde d’allineamento negativo e dalle razze malvagie, serviva Honorius, aiutando i suoi emissari nella loro follia che era finalizzata alla totale distruzione. L’Alleanza Bianca, invece, di cui facevano parte le Gilde d’allineamento positivo e neutrale oltre che le razze schierate col Bene, difendeva i Nobili e la Cittadella dai continui devastanti attacchi.

I primi giorni furono funestati da un numero incredibile di morti. Nessuno, neppure il Soldato più abile, riusciva a contrastare la forza di questi Orchi, neppure i Maghi più esperti riuscivano a comprendere la loro magia. I Detentori dell’Arcana Saggezza si ricordarono che, durante la spedizione che fece ritrovare loro la tomba di Hotalth, padre di Honorius, c’era un manoscritto molto rovinato dagli anni che aveva un titolo simile ad una carica di questi sicari: “Voce dell’Oscuro”.

Quando fu ritrovato non ne capirono subito il significato e lo misero in un angolo della Biblioteca, quasi dimenticandosene, ma quando la memoria ritornò verso quel fatto, la pergamena venne subito tradotta e si delinearono i tratti di quella tremenda magia che gli Orchi utilizzavano per soggiogare le vittime prima di ucciderle.

Avevano poteri incredibili, tanto sulla terra che sull’aria, tanto sull’acqua che sul fuoco, tanto sulla mente che sulla volontà. Questi poteri smisurati permettevano ai sicari una sopportazione al dolore e alle avversità atmosferiche strabiliante, legata ad una forza mai vista e ad un’agilità inusuale per la loro razza. Il terrore impediva alla popolazione quasi di respirare, i Soldati sapevano che incontrare un Orco era sinonimo di morte certa.

Era chiaro che il loro intento era quello di riuscire a conquistare il Presidio Militare. Ci riuscirono falciando una quantità incredibile di vite il 16° giorno, del 10° mese, del V anno dalla Fondazione. Questo secondo attacco distrusse quasi completamente la Roccaforte.

Il portone fu completamente divelto dall’ariete usato dagli Orchi, la Torretta Thorm fu completamente distrutta; chi visse la scena la vide cadere su se stessa e fumò per molte ore dopo la sua distruzione. La Torretta Astarte subì danni considerevoli, ma i nemici poterono ancora utilizzarla per l’avvistamento; vari incendi danneggiarono le stalle ed alcune strutture minori, le torri baliste furono tutte rase al suolo, così come un terzo delle catapulte presenti.

Una volta conquistato il Presidio, gli Orchi si misero subito a sorvegliarlo posizionandosi nei dintorni. Una cinquantina era sempre sugli spalti e altri, più abili a livello magico, facevano la ronda in pattuglie sparse, pronte a contrastare qualunque attacco da parte dei Maghi.

I Cavalieri Neri rimasti anche loro decimati dalle battaglie, oramai erano, come tutto il resto della popolazione, alle dipendenze degli Orchi.

Tutti in preda al panico chiedevano una presa di posizione da parte dei Nobili. Il Conte Thorm così impugnò la spada e si diresse alle Caverne due giorni dopo. L’abilità militare dell’augusta persona e la sua incessante fede e voglia di guardare verso il Bene, portò alla morte di molti nemici e dell’Orco Orkroya. Lo stesso giorno, con la luce del sole, l’Alleanza Bianca alzò una fortificazione nella Piazza del Mercato.

Da allora la Bianca Alleanza incominciò a prendere vigore, e riuscì a difendere sempre meglio la Cittadella dalle incursioni dei nemici.
Il 10° giorno, del 11° mese, del V anno dalla Fondazione, avvenne il miracolo che liberò Lot da chi la voleva conquistare.

Quella notte presso il Tempio di Themis comparve una figura apparentemente incorporea, che quando si rivelò essere Honorius raggelò il sangue di tutti gli astanti. L’acerrimo nemico del Granducato se ne stava in piedi, in mezzo ai corpi immobilizzati dei presenti a terra, tra cui il suo Sciamano Fixius ed il Signore dei Paladini Lebow in procinto di morire.

Pronunciò poi queste parole: «Gtrefiuab Hkaousn Pouyebm» con una voce gelida e secca. Poi si voltò verso Fixius e con lo stesso tono disse: «E Voi siete indegno di appartenere alla mia milizia, debole come un Umano, verme peggiore di quando vi raccolsi!»

Fixius svenne e l’oscura figura sembrò scomparire mentre un lampo nero squarciò l’altare, le sue ultime parole, giurarono una vendetta maligna: «Per Voi e per il vostro Conte, questo è solo un piccolo assaggio della mia potenza.» Poi svanì, liberando gli astanti della sua persona e della magia che li immobilizzava, e nello stesso istante il Signore dei Paladini Lebow compì il suo trapasso.

Il dolore per la morte di Lebow e l’incredulità davanti a tutto quello che era successo, intorpidirono gli astanti che si risvegliarono al grido del Gran Siniscalco Shade: «Prendete Fixius, catturatelo!»

Così, mentre i Paladini si occupavano del corpo esanime di Lebow, i Leoni legarono saldamente Fixius ancora svenuto. Quando si risvegliò, era ancora così colpito dalle parole di Honorius che nulla poté contro chi lo aveva imprigionato.

Fixius così venne imprigionato nelle segrete del Granducato. Lot e il Bene avevano vinto questa battaglia, ma il prezzo era stato come sempre alto. Il Signore dei Paladini Lebow, indiscutibile esempio di fedeltà e devozione, con fede e sacrificio aveva servito la Città che amava. Un’altra illustre vita perì in questa guerra, quella della Baronessa Astarte alleata dell’Alleanza Nera.

Il giorno che i vessilli di Lot ritornarono a sventolare su quello che rimaneva del Presidio Militare, il corpo della Baronessa fu resuscitato al Maniero, e la stessa fece recapitare al Conte una missiva con su scritto: «Conte Thorm, le vicende del Granducato di recente ci hanno diviso molto di più di quanto inizialmente saremmo stati disponibili a fare. Un tempo riuscivamo ad identificare il Bene di questo Granducato nello stesso modo, io e Voi. Non è più così. Ma Il Principe dei Cavalieri Neri Dryke, custodisce qualcosa che renderà finalmente chiaro il motivo delle divisioni e dell’atteggiamento dell’Alleanza Nera. Se ancora rimane in Voi, non solo la speranza di evitare un bagno di sangue, per di più fratricida, ma anche una seppur minima fiducia nella lealtà che mi ha sempre guidata nel mio agire con Voi, Vi supplico di venire al Maniero, disarmato e solo. L’oggetto custodito vale certamente il rischio. Ecco dunque che Vi attendo al Maniero, disarmato e solo, basterà annunciare la Vostra venuta e chi di dovere. I miei rispetti. Astarte.»

Nella tarda serata l’augusto Conte Thorm, scortato da un cospicuo gruppo di Paladini dell’Antico Codice, si recò alle Caverne per incontrare una delegazione della Nera Alleanza, in seguito alle richieste giunte dalla Baronessa Astarte.

Giunto all’accampamento che cingeva d’assedio il Maniero dei Cavalieri Neri, nel quale la Nera Alleanza aveva trovato rifugio, il Conte Thorm incontrò la delegazione, guidata dal Principe dei Cavalieri Neri Dryke e composta da rappresentanti di tutte le Gilde presenti nel Maniero in quel momento.

Dopo alcuni scambi di battute, il Principe dei Neri mostrò all’augusto Conte una misteriosa scatola, che quest’ultimo immediatamente riconobbe, apparendo turbato profondamente. Il Conte, una volta ottenuta la scatola, raggiunse brevemente un accordo, fra lo stupore generale dei presenti e dopo aver tranquillizzato il Signore dei Paladini VladDracul con parole sussurrate.

L’accordo prevedeva innanzitutto che i membri della Nera Alleanza non dovevano essere più considerati nemici del Granducato, e che potevano rientrare nel medesimo senza ritorsione da parte d’alcuno. Per ordine del Conte Thorm, lo Shalafi dei Maghi Biba operò un incantesimo per rimuovere dalla memoria di coloro che erano a conoscenza del contenuto della misteriosa scatola, il ricordo di ciò che avevano visto. La scatola rimase nelle mani del Conte che ne sarebbe rimasto l’unico custode.

Gli accampamenti alzati per mantenere lo stato d’assedio al Maniero dei Cavalieri Neri furono immediatamente smantellati. La pace sembrava essere davvero tornata in una città devastata e cambiata, ma con lo sguardo sempre rivolto verso il Bene.

La maledizione che Honorius lanciò, però, nei confronti del Conte Thorm quella sera al Tempio, che aveva già preso forma ma nessuno se n’era mai curato, perché troppo impegnato nella guerra, si dirigeva verso il giovane Granduca, l’Infante Uther Pendragon.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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