CAPITOLO XXIV. Stranieri in patria
Due giorni dopo la resurrezione in nome di Simeht del Conte Thorm, il Nobile lasciò le terre dei seguaci dell’Antitesi per tornare a Lot ed espellere coloro che considerava ormai ex governatori Greenwarrior, Glaudius, Nicolao.
Per sancire la fedeltà al nuovo Dio venne abolito il saluto ufficiale del regno Atthemis, e nuove leggi sostituirono quelle che erano state fino ad allora in vigore sotto gli occhi di fedeli sempre più attoniti e stupiti. Per ogni Gilda, Mestiere e Clan, in speciale maniera quelli di allineamento positivo ma più in generale contrari al Nuovo Governo, scattò la condanna all’esilio trasformando così i sotterranei della Gendarmeria in scure e fredde prigioni, ove trovarono ospitalità i cittadini catturati dai fedeli di Simeht e, quindi, dal Conte.
Il Tempio di Themis venne proclamato Oscuro, sancendo così la granitica prevaricazione del potere religioso degli Adepti di Simeht, ed alcuni tra gli appartenenti alle razze delle Fate ed Angeli, che da un nuovo editto risultarono indesiderati a Lot, vennero apparentemente avvelenati nella Taverna perché anche l’Accademia delle Razze sembrava seguire le leggi di Lot, allontanando così gli esponenti delle Razze positive.
Nella notte tra il giorno XII e XIV del mese II del VII anno dalla fondazione, il Nuovo Governo guidato dal Conte Thorm si insediò a Corte, costringendo il Primo Dignitario di Corte ed i Dipendenti tutti, a lasciare il Palazzo Ducale. Nella stessa notte il Reggimento Phoenix, unitamente ai Chierici, ai Maghi Bianchi e ad una nutrita schiera di cittadini fedeli a Themis, prese possesso a nome del Triumvirato, che intanto si era venuto a creare, della Vecchia Torre e del Tempio Oscuro.
Il Reggimento Thunder, capeggiato dall’eretico Greenwarrior s’impadronì del Presidio Militare, e alla Torretta Thorm venne modificato il nome in Torretta Themis.
Qualche giorno dopo questi eventi la Baronessa Astarte rispose pubblicamente alla lettera a lei indirizzata dal figlio Cratere qualche giorno prima, manifestando così il disagio nel dover condividere il nuovo potere con l’animo del Conte che più non riconosceva, e stabilendo che avrebbe intrapreso quanto necessario per poter riavere al proprio fianco l’antico Animo dell’Augusto.
Fu così che le vicende si susseguirono rapide, i Draghi della Luce attaccarono la Corte, senza tuttavia riuscire nell’intento di conquistarla, mentre molte Gilde, non necessariamente fedeli a Simeht, si schierarono contro il Conte Thorm, riconoscendo nel Triumvirato la loro guida. Il problema non restò così solamente religioso ma divenne politico.
Non riconoscendo negli attuali valori del Conte Thorm lo spirito lottiano, sempre più cittadini cominciarono a contrastarlo per riprendersi ciò che era stato tolto, ma pochi giorni dopo il Tempio di Themis cadde del tutto nelle mani della Nera Fazione. L’edificio venne dato alle fiamme, e sui resti in cenere venne proclamata la nascita di un nuovo Tempio dedicato a Simeht.
Durante lo scontro che culminò nella distruzione del Tempio, perse la vita il Gran Maestro dell’Ordine del Leone Shade. Anche i Giudici vennero travolti dalle nuove vicende ed abbandonarono così il Tribunale, i capi delle Gilde esiliati invece trovarono asilo o presso Casa di Ferro o negli accampamenti della Vecchia Torre.
Per rafforzare il potere delle nere schiere, venne ufficialmente decretata la carica a Governatori Neri del Primo Necromante Marduk e del Principe delle Tenebre Loki. La Bianca Alleanza così, stretta attorno al Triumvirato e alla Baronessa Astarte, tentò di contrastare il nuovo Governo come meglio poteva.
Una piccola schiera di Lottiani costituita, tra gli altri, da Paladini dell’Antico Codice, Cavalieri Erranti, Cavalieri della Dea Themis, Detentori dell’Arcana Saggezza, Sacro Ordine del Leone, Clan Mezzelfici, Clan Elfici, Clan Umani, Hobbit della Collina, ed in generale, da coloro fedeli a Themis, trovò concilio al di fuori delle mura della Cittadella, dando origine alla “ROCCIA”. Uther Pendragon venne rapito dal Semidivino Drago Icewind, che lo riconobbe proprio Cavaliere, e condotto al Picco dei Signori dei Draghi di Luce. La Bianca Alleanza aveva così in mano l’erede legittimo al trono di Lot, e tentò con questo gesto di riprendere in mano le sorti della città.
Il Tempio, o meglio quel che ne restava, dominato dal dogma di Simeht, venne preso d’assalto dalla Bianca fazione ma, malgrado le numerose predite dei seguaci del dio Oscuro, non venne ricondotto alla Luce. I Monaci Neri evocarono l’incanto del Caos all’interno delle mura del Tempio assoggettandolo quasi completamente.
Solo il Sacro braciere, fulcro nevralgico dell’essenza della Dea, venne lasciato intatto. Ormai era lotta ovunque… il Palazzo Ducale, tenacemente riportato sotto la protezione dei fedeli di Simeht, venne attaccato più volte dalle opposte fazioni, e più volte passò ora sotto l’una ora sotto l’altra bandiera. Un ristretto drappello della Nera Fazione giunse persino a conquistare il Corpo di Guardia del Palatium, l’edificio dei Paladini, grazie all’aiuto di una pesante catapulta.
Un’altra sciagura si stava però abbattendo su Lot: il Gran Maestro della Masseria Futre proclamò lo stato di Carestia in tutto il Regno, a causa della devastazione portata dal conflitto. Oramai nelle botteghe non si trovava più pane ed era sempre più difficile vivere o meglio, sopravvivere. Il Conte aggravò ancor più la situazione tassando chiunque avesse un conto presso la banca del Granducato.
Anche il Lazzaretto, non si sa bene come, prese fuoco e la situazione continuò a degenerare sempre più, senza alcuna soluzione all’orizzonte. Anche i fabbri chiusero gli ordini, le troppe richieste gli avevano reso impossibile il lavoro di forgiatura delle armi.
Malgrado tutto questo, in troppi ancora lo spirito lottiano era ben saldo…
CAPITOLO XXV. La rivolta della Bianca Alleanza e la sconfitta dell’Eresia
Erano tempi bui ma non tutto sembrava perduto. La fedeltà ai principi di Lot, inneggiando al Granduca defunto e allo spirito del Conte Erik, resisteva e qualcosa sembrava muoversi. Uno spiraglio di luce squarciò il nero delle tenebre quando, con un pubblico proclama del Comandante Supremo delle Guardie Ducali BU, venne sancito “unico Governo Legittimo” quello composto dai Governatori Glaudius, Greenwarrior e Nicolao, sotto la guida della Baronessa Astarte e, contestualmente, illegittimo qualunque altro governo.
I fedeli al Conte Thorm, tra cui il Console dell’Esercito Ducale Riveda, considerarono però l’azione di Bu un atto di altissimo tradimento. Il caos e la confusione non accennavano a diminuire, i Principi Neri Loki e Jarod vennero, pochi giorni dopo, assassinati da Misteria ed Aenighma.
I Paladini ripresero possesso del Palatium, togliendolo dall’assedio degli Scorpioni. Le mura del Covo delle Guide furono coperte da scritte di difficile comprensione, inneggianti la Bianca Alleanza ed ostili al Conte Thorm.
I Chierici s’insediarono nuovamente presso Torre Minas Estel, luogo consacrato al nome di Themis, approfittando del vittorioso scontro al Palatium tra Paladini e Scorpioni, e venne ribadita l’antica alleanza tra i Mannari del Branco ed i Signori dei Draghi di Luce in appoggio della Bianca Fazione.
«ABBIAMO VINTO!» proclamò intanto pubblicamente il Conte Thorm, annunciando che la sua opera aveva risvegliato l’ardore del popolo dal torpore invincibile nel quale giaceva. Fu la promessa che la distruzione non si sarebbe fermata, ma lo spirito di coloro che contrastavano il Nuovo Conte Thorm e che non esitavano a definirlo fantoccio vuoto, era nuovamente forte ed impetuoso.
Il Governatore Cratere dichiarò i Maghi Neri nemici del Governo, condannando a morte tutti i seguaci dello Shalafi Biba. La Signora Reginella fece ritorno al Palazzo Ducale dando cosi nuove disposizioni per i Dipendenti di Corte, e fu riattivato il servizio degli Osti alla Taverna.
Proseguivano intanto le ricerche del Sommo Chierico Yerle, misteriosamente scomparso qualche giorno prima; una pattuglia di Chierici, Leoni, Erranti e Cavalieri delle Lande Sconosciute, nei territori a Sud della Vecchia Torre scoprì, in una radura, un altare con incisioni indefinite che sembravano avere però qualche attinenza con la scomparsa del Sommo Chierico.
Intanto continuavano nella città le lotte fra le due fazioni, e c’era chi tentava di riportare in alto gli spiriti facendo opere di bene e tentando di ricostruire il Lazzaretto. Intanto, il nemico di sempre, Honorius, restava a guardare, soddisfatto della rabbia interna che stava distruggendo la città da lui tanto odiata; si limitava però a mandare ogni tanto avvertimenti della sua presenza, aspettando il momento più opportuno per scagliare il colpo mortale che certamente stava preparando. Il giorno in cui il Sommo Chierico tornò a Lot sostenendo di avere le risposte che avrebbero concesso alla Dea di risplendere nuovamente su Lot, il Tempio si trasformò in un braciere proprio durante il matrimonio tra il Cupo Re Cratere e il Messaggero Misteria, e solo Cratere si salverà da quel rogo immane. La distruzione del Tempio sancì così la sconfitta degli occupanti, fedeli di Simeht, che fecero ritorno alla Vecchia Torre, loro antica sede.
All’Augusto Conte Thorm non restò che annunciare pubblicamente il ritiro, ma non per questo si arrese agli eventi, promise infatti che presto la Nera Fazione avrebbe espugnato nuovamente le mura del Regno. Dopo che il Governo legittimo, guidato da Astarte, venne riportato completamente al potere, tornarono a Lot tutti gli esuli e la vita parve riprendere vigore.



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