La Nuova Lot

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Data di pubblicazione: 14 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

CAPITOLO VII. Le Due Lot

Skrondo, il Mago Nero più potente di Honorius, fece costruire il suo maniero contro la roccia di una montagna che dominava la Gola dei Ghiacci, e da lì a poco avrebbe iniziato i suoi seguaci.

Dalla torre più alta, quando non era impegnato nell’insegnamento dei più temibili e potenti incantesimi nelle segrete del castello, all’interno della sua stanza, sicuro che nessuno lo avrebbe visto, poteva quindi lasciare andare il suo corpo oramai non più giovane e provato dalle tante battaglie, guardava dalla finestra orientata verso Lot e si riempiva gli occhi con gli attacchi che Nathamer, l’alleato del suo padrone, sferrava contro l’Esercito Ducale per tentare di espugnare la città.

Guardava le orde di Nathamer, nonostante i nuovi macchinari e le più strategicamente valide offensive, con l’alterigia di chi sa di essere un prodotto unico nato dal Male, era consapevole che l’Ars, quella magia che tutto poteva, era l’unica modalità possibile per sconfiggere quella gente. Lasciò, forse più per non inimicarsi Honorius che per vera convinzione, che le battaglie seguissero il loro corso ed in cuor suo gioiva ad ogni vittoria dell’Esercito di Lot. Sapeva che poteva donare al suo Signore quello che nessun altro poteva, aspettava solo che egli glielo chiedesse.

Aspettò che Lot riacquistasse un po’ di pace, pian piano, preceduto dal Demone Horren e dai suoi iniziati, lasciò il castello per prendere familiarità con il Granducato e la sua gente in festa per aver, ancora una volta, sconfitto il suo acerrimo nemico e gli alleati.

Skrondo da sotto il suo cappuccio digrignava i denti, doveva fare qualcosa, più della distruzione, più della morte. I lottiani erano stati decimati, per difendere Lot ne erano morti a migliaia, ma la loro forza ed il loro rialzarsi ogni volta erano esemplari.

Provò i suoi incantesimi portatori di morte e li fece provare ai suoi adepti che li ripetevano troppo macchinosamente per essere abbastanza scaltri e, durante un combattimento, Skrondo non riuscì a percepire il colpo d’ascia che lo avrebbe costretto a lasciare il campo. Quel colpo lo aveva quasi ucciso.

Honorius mai doveva vederlo in quelle condizioni e con lui neppure i suoi iniziati. Sarebbe stato sostituito a breve se si fossero accorti che il suo corpo era devastato dalla ferita, con tutte le conseguenze della sua sostituzione se non avesse escogitato qualcosa.

Il suo corpo era fiaccato ma la sua mente e la sua magia erano intatte, e nella sua stanza pensò: «Se non posso nulla con i loro corpi, avrò le loro menti.» Così cantò un incantesimo molto potente, creò un muro alto che divideva Lot in due parti uguali ed identiche.

I cittadini non sapevano se stare da una parte o dall’altra, i piccioni non riuscivano a recapitare i messaggi, e comunicare fra i lottiani divenne pressoché impossibile. Lo scompiglio fu assoluto. Finalmente si stava avverando quello che Honorius aveva sempre voluto.

I lottiani non si capivano, gli ordini non venivano eseguiti e le Guardie non riuscivano più a tenere l’ordine dentro la Cittadella. L’Esercito nel caos più totale non era più adeguato ai costanti attacchi dei nemici.

Durante l’attacco che portò al ferimento di Skrondo fu recuperato da un Mago Nero del Crepuscolo d’Argento, uno dei libri d’Incantesimi del potente Mago ostile. L’allora Shalafi Khaleim lo lesse con attenzione, e si accorse che c’era un luogo a Lot dove quella magia era possibile eluderla, la Rocca dei Venti.

Infatti il vento magico creato dai Draghi d’allineamento buono, la loro incredibile sensibilità, preveggenza ed empatia potevano avere la meglio sulla terribile magia di Skrondo e dei suoi seguaci che aveva un’unica pecca: essendo praticata da Orchi, Demoni oppure incroci di razze mostruose, non riusciva ad avere quelle sensazioni e percezioni che i Maghi di Lot, invece, possedevano.

Le Gilde magiche si riunirono alla Rocca e coadiuvati dai Detentori dell’Arcana Saggezza, il tomo venne tradotto.

Dalla Rocca partirono i nuovi piani per poter contrastare quella magia apparentemente imbattibile, l’Esercito trovò un nuovo modo di coordinarsi e lo stesso fecero le Guardie. Mentre la milizia tentava di arginare gli attacchi del nemico, i Maghi tentavano di abbattere quel muro magico che divideva Lot in due. Ci vollero tre lune, ma i lottiani avevano riacquistato fiducia e vigore, e al terzo plenilunio il muro si dissolse e i Cittadini tornarono, increduli, a parlare uno con l’altro.

Skrondo, chiuso nelle sue stanze con sguardo algido, senza far trapelare nessuna emozione guardò il muro scomparire e Lot tornare una sola città. Si toccò la ferita, capì che il suo Signore e Padrone gliene avrebbe inferte altre e di più grave entità, se non avesse trovato subito un modo per permettergli di conquistare il Granducato.

Poi un rumore lo distrasse, si voltò di scatto. Strano, nessuno poteva neanche pensare di raggiungere la sua stanza, ma la ferita sul fianco lanciava fitte insopportabili, forse era solo stanco. Si sedé e con la testa fra le mani, mentre gli sembrava di sentire in lontananza voci festose, accettò la sconfitta.

CAPITOLO VIII. Le Gilde e lo Sviluppo della Città

Lot continuava a crescere e a svilupparsi, e all’interno del tessuto cittadino le Gilde raggiungevano il massimo del loro splendore. Dopo un periodo di crescita tumultuosa dovuta al bisogno di rispondere alle continue nuove esigenze della città, le Gilde si stabilizzarono nelle loro funzioni e, per alcune, iniziò un periodo di decadimento che portò addirittura alla cancellazione di alcune di esse.

Nate da piccoli gruppi che si associavano, lo slancio entusiastico dei cittadini le aveva portate ben oltre i più rosei proponimenti dei fondatori, ma una volta cessato lo slancio iniziale, alcune riuscirono ad assumere un ruolo stabile a Lot, mentre altre iniziarono a non rispondere più alle necessità che di volta in volta si dovevano affrontare.

Una vecchia e gloriosa Gilda, come quella dei Ladri, si trovò a svolgere un ruolo sempre più marginale e, nonostante gli sforzi del Master, alla fine dovette essere chiusa, mentre la Gilda dei Decani di Lot, dopo aver svolto un grande lavoro di raccordo tra i Nobili e la cittadinanza, veniva sciolta a causa di divergenze con i Nobili stessi, e al suo posto veniva in seguito fondato l’Ordine dell’Unicorno che, in parte, ne ereditava le mansioni.

Nello stesso periodo veniva fondata la Compagnia dell’Anello, che si rivelò fondamentale per lo sviluppo di studi che unissero le Gilde ed anche i cittadini. Maghi e Druidi, dopo periodi di grande splendore, si trovarono a dover ripensare al modo in cui svolgevano il loro importantissimo ruolo e a ridurre fortemente i loro aderenti, al fine di una maggiore specializzazione ed incisività nelle vicende del Granducato.

Le Gilde combattenti, pur alternandosi al vertice per quanto riguardava numero di componenti e forza, riuscivano a stabilizzarsi e a continuare a svolgere il loro ruolo. Solo la Gilda del Leone Rampante veniva completamente riorganizzata a seguito delle dimissioni del suo Master fondatore Maccloud, rinascendo con il nome di Sacro Ordine del Leone.

La Gilda degli Inquisitori, seppur nata da una validissima idea, non riuscì mai ad incidere nella vita dei Lottiani e dopo pochi mesi venne soppressa. Molti cittadini ormai preferivano svolgere la propria attività a Lot senza associarsi in Gilde, e questo ridusse ulteriormente il numero di nuovi ingressi a fronte di molti abbandoni eccellenti.

L’Ordine dell’Unicorno, preposto a vagliare le proposte di nuove Gilde, non riceveva ormai quasi più proposte associative convincenti e, dopo mesi di continue bocciature, l’unica Gilda approvata, quella dei Chierici, non riuscì a svilupparsi e venne soppressa dopo poche settimane di vita. Anche la Gilda delle Ninfe della Valle Incantata venne, ad un certo punto, soppressa per completa inattività all’interno della vita della Cittadella.

Contemporaneamente a tutto questo, un curioso avvicendarsi di Master interessava numerose Gilde e Mestieri. Dopo il cambio al vertice del Sacro Ordine del Leone, anche ai Maghi del Crepuscolo d’Argento, alle Guide, ai Mercenari e ai Cerusici di Lot capitò la stessa sorte, sintomo forse di un’ondata di rinnovamento o, più probabilmente, di un profondo senso di disagio che stava colpendo il Granducato da più parti.

Altre minori stavano cercando di darsi una nuova organizzazione interna, di definire ancor più i loro scopi e la loro partecipazione alla vita di Lot come ad esempio i Seguaci di Harsgald e L’Alleanza delle Ombre.

Una Gilda, nata in questo periodo di incertezze e cambiamenti, stava emergendo: la Masseria di Lot, gilda originale alla quale i cittadini si rivolgevano nel caso in cui avessero bisogno di fare dei regali particolari, organizzare banchetti e cerimonie, oppure addestrare animali.
Una sempre crescente aggressività si manifestava nei lottiani tutti che, in taluni casi, arrivò a sfociare in vere e proprie lotte tra Gilde, Clan e Razze. Ne sono esempio calzante le diatribe tra Mercenari e Paladini, o tra Angeli e Cavalieri Neri.

Tutto questo, tutta la storia delle Gilde e di Lot sarebbe andata comunque perduta se non vi fosse chi si è preso l’incarico di redarne la storia. Questo compito, ingrato talvolta, era svolto dalla Gilda dei Detentori dell’Arcana Saggezza.

Questo clima di incertezza, rabbia e talvolta persino odio, sembrava terreno fertile per il concretizzarsi della Seconda Profezia del Conte Erik…

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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