CAPITOLO IX. La Compagnia dell’Anello del Fato e l’Ordine dell’Unicorno
Raggiunta ormai una stabilità interna ed una relativa sicurezza esterna, i Nobili di Lot decisero di creare un ristretto gruppo di studiosi ed interpreti del Fato al fine di cercare, nei limiti del possibile, di interpretare i segni e gli eventi che di volta in volta si succedevano a Lot, e di dare alla cittadinanza indicazioni su come farvi fronte.
Alla testa della Compagnia del Fato venne chiamato Darkman che, raccogliendo intorno a sé Althair, Althalion e Khaleim, iniziò lo studio di tutti gli accadimenti della città e dei loro possibili sviluppi. Quanto prima altri valenti cittadini entrarono a fare parte dell’Anello che, di volta in volta si allargava per accogliere nuovi membri, o si restringeva quando questi lasciavano la Compagnia per altri incarichi. Dopo alcuni mesi dalla sua nascita l’Anello si stabilizzava intorno al numero di 9/12 componenti, e lo studio del destino della città e dei suoi abitanti diventava pratica comune per i Componenti della Compagnia. Lo studio del Fato permetteva alla città di Lot di riuscire a capire e a contenere la travolgente offensiva delle armate di Nathamer, un nuovo Signore del Male che, giunto da ovest, prima travolgeva le forze di Honorius schierate su quel versante della città e poi attaccava Lot stessa.
Con il contributo delle conoscenze dell’Anello, veniva costruito un presidio dell’Esercito ad ovest della città che, seppur attaccato innumerevoli volte, a prezzo di eroici combattimenti, riusciva sempre a rimanere il primo baluardo del Granducato.
Alcuni mesi dopo la fondazione della Compagnia dell’Anello, un altro gruppo di cittadini venne chiamato a svolgere un delicato incarico, diventando membri dell’ordine dell’Unicorno.
Dopo un grande periodo di collaborazione con i Nobili, una serie di incomprensioni e vicissitudini portarono allo scioglimento della Gilda dei Decani di Lot. Uno dei più importanti compiti di tale Gilda era di valutare le Gilde di Lot, la loro ammissibilità, e il loro perseguire in modo corretto e costante gli scopi che si erano prefissi. Tali compiti furono, dai Nobili, assegnati all’Ordine dell’Unicorno.
Questo Ordine è un Mestiere cui facevano parte pochi elementi. Dominus Orationis, seppur il simbolo fosse nascosto da quello di Governatore Supremo, era l’esimia Astarte. Uno dei primi Supremi Mentori dell’Ordine dell’Unicorno fu Ser Morris, a cui seguì Ser Wolfang.
Il Compito dei componenti dell’Ordine era di verificare il rispetto da parte delle Gilde dei programmi che esse stesse si erano prefissati al momento della loro istituzione. L’Ordine, inoltre, verificava l’attuazione dei loro statuti, e su delega dei Nobili si occupava anche di raccogliere e valutare, di concerto con i Nobili stessi, i progetti inerenti alle Nuove Gilde.
Con il passare dei mesi ambedue i Mestieri s’inserivano nella vita della città, diventando importanti punti di riferimento per la vita di tutti i cittadini.
CAPITOLO X. La Successione al Granducato di Lot
L’inverno stringeva Lot nella sua morsa di freddo. Al Presidio i Soldati vigilavano e controllavano dall’alto le forze assedianti di Honorius e Nathamer; in città la vita scorreva quasi tranquilla, in quanto le avverse condizioni atmosferiche rendevano difficili le operazioni belliche, quando una triste notizia cambiò il corso degli eventi. I Nobili annunciavano che il Granduca di Lot era gravemente ammalato.
Pur non partecipando quasi mai in prima persona alle vicende cittadine, il Granduca aveva guidato con mano ferma la vita del Granducato, tramite l’instancabile lavoro dei Conti e dei Governatori. Tutti i cittadini si erano abituati a questa figura distante ma rassicurante, a questo punto fermo nella storia di Lot, e l’annuncio della malattia sconvolse la cittadinanza, ma cosa ancor più grave, una volta trapelata all’esterno di Lot, accese le mire mai sopite di vecchi personaggi che avevano avuto ruoli importanti nella gestione del Granducato e che in seguito si erano allontanati.
Nonostante l’impegno di Cerusici, Maghi, Streghe ed Alchimisti per trovare una cura che lo salvasse, e le preghiere di tutta la cittadinanza nel Tempio sotto la guida della Somma Sacerdotessa Urania e delle Vestali, dopo una lunga agonia il Granduca si spegneva nel suo letto di Corte. Ancor più che la sua malattia (fino all’ultimo tutti speravano in una sua guarigione), la morte del Granduca lasciò un vuoto enorme ed inaspettato nella conduzione di Lot.
L’infante, nonostante la sua investitura a successore del Granduca, non aveva ancora l’età per Governare, i Conti cercavano di mantenere salde le istituzioni in attesa che il nuovo Granduca assumesse saldamente le redini della vita cittadina, i Governatori e le Guardie Ducali raddoppiavano il loro impegno, ma nonostante tutto ciò, una grande minaccia si stava profilando all’orizzonte.
Fuori le Mura del Granducato le forze assedianti si fecero più minacciose sperando di cogliere l’esercito, e le Gilde combattenti in un momento di sbandamento e pure molti all’interno delle mura parevano ambire al potere, ma uno su tutti si fece innanzi, prendendo il posto di Reggente dell’Infante. Si narra che questi, giunto un giorno in città come straniero, il giorno successivo divenne Reggente.
Il suo nome era Gronko e per la maggior parte della cittadinanza era un illustre sconosciuto, ma sia i Nobili che i vecchi cittadini del Granducato, riconobbero subito quel nome, egli era o comunque asseriva di essere, uno dei primi Governatori della Città. Egli, insieme al Governatore Frengo agli ordini del Granduca e dei Nobili, aveva retto con mano ferma la città alle sue origini ed aveva affrontato le dure guerre che erano seguite alla nascita di Lot, la cui posizione strategica dominante, l’unico passo che permetteva di attraversare i Monti delle Nebbie senza eccessivi pericoli, aveva reso il primo baluardo contro le invasioni delle forze del male.
Erano tempi eroici, dove un piccolo esercito ed un pugno di semplici cittadini combattevano in condizioni spesso disperate e dove, anche all’interno delle mura, emergeva il più forte, il più coraggioso e spavaldo, dove spesso la sola differenza tra il vivere e il morire, era data dalla propria capacità di maneggiare la spada. Non vi erano Guardie e la giustizia veniva amministrata con metodi a volte spicci da parte dei Governatori, quando ciò era ritenuto nell’interesse della città.
Passata la prima emergenza, i Nobili iniziarono a dare leggi ed apparati alla città, e non fu più tollerata una gestione della giustizia basata sull’emergenza. Il Governatore Gronko lasciò il Granducato e per lunghi anni scomparve oltre la barriera dei Monti delle Nebbie.
Ora era tornato e, mostrando un documento che attestava il suo diritto a governare, cercava di riprendere in mano le redini del Governo della città. Subito fu malvisto da parte della cittadinanza, ma i cittadini di Lot, fedeli nei cuori al loro Gran Duca, non fecero nulla per ostacolarlo.
Fu così che iniziò un regno di terrore. Gronko si rivelò ben presto per quello che era, un superbo arrogante, che esiliava chiunque osasse criticarlo o contraddirlo. Presto fu chiaro a tutti che le aspettative di questo personaggio, non erano di restituire il trono al giovane Infante quando fosse giunto il momento, egli voleva il Granducato per sé.
Una delle prime teste a cadere fu quella del Governatore Gashnar, ma con lui molte altre eccellenti personalità furono costrette ad abbandonare la città. Gronko continuava ad imporre la sua dittatura e i cittadini si trovavano spaccati fra la lealtà verso la carica di Granduca che questo individuo ricopriva, e la rabbia per i suoi modi rozzi e dispotici. Si mormorò che Gashnar fosse tornato in città, tentando di riunire attorno a sé seguaci fedeli, per poter scacciare Gronko con un colpo di mano.
Un pomeriggio, in taverna, si giunse all’inevitabile. La Governatrice Suprema Astarte iniziò a discutere animatamente con il Granduca, poiché era questo ormai il titolo che aveva preso, sebbene egli sarebbe dovuto essere soltanto un reggente.
La discussione si fece via via più animata mentre Lady Astarte iniziava a criticare i dispotici modi di Gronko, evidentemente combattuta fra il rispetto che doveva a quella carica ed il rispetto che doveva ai cittadini tutti.
Lo stesso Gronko spregiava le leggi della città, urlando insulti ai presenti.
La situazione si fece via via più tesa, mentre Gronko esiliava numerosi cittadini e notabili. Il Granduca fu presto raggiunto dalla sua cortigiana, Lussuria, la quale ebbe un acceso diverbio con Astarte. Lord Ran, radunati i suoi Leoni, si schierò al fianco della Governatrice Suprema e ad un ordine di lei, li lanciò all’attacco del despota. Comparve d’improvviso anche il Governatore Gashnar che era riuscito a fuggire dalle prigioni in cui era stato rinchiuso, e si schierò al fianco di Astarte.
I Leoni avrebbero certamente sopraffatto Gronko, ma questi riuscì a ripiegare grazie all’inatteso aiuto dell’ordine degli Alchimisti che, minacciando di spargere polvere urticante sui ribelli, coprirono la ritirata del Granduca. I Cavalieri Neri si schierarono rapidamente dalla parte del Governatore Astarte, ma non riuscirono comunque ad impedire a Gronko la fuga. Poco dopo giunse la notizia che Gronko era stato avvistato al tempio.
Subito Astarte condusse i suoi verso la Sacra Casa della dea Themis, stessa cosa fece il Maestro degli Alchimisti Alannon con i suoi, ma per scopi opposti. Giunti al tempio la situazione andò in stallo, gli Alchimisti schierati al fianco di Gronko e pronti a difenderlo, Astarte ed i suoi dall’altra… e fra i due, le Vestali e i Cavalieri di Themis che tentavano di evitare che violenza si consumasse fra quelle sacre mura.
La tensione fu alle stelle, fomentata da lady Lussuria che continuava qui il suo diverbio con Astarte, ma questa, saggiamente, rifiutò di scontrarsi sotto gli occhi della Dea e con i suoi si ritirò dal Tempio.
La guerra civile era iniziata, Lot si trovava divisa in due fazioni, le potenti Gilde in lotta fra loro… i sostenitori di Gronko contro i cosiddetti ribelli capeggiati da Astarte. Gilda che all’interno di questo conflitto ebbe grande importanza, fu quella dei Signori dei Draghi.
Il Signore del Drago d’Oro, Sbarzo, era stato rapito ed ancora non era tornato a Lot. Senza il suo potere la Gilda si frantumò in due, i sostenitori di Gronko indossarono le casacche gialle del Drago d’Oro, mentre quelli dei ribelli quelle grigie delle Glorie dei Draghi. I Neri si mostrarono molto attivi e in quei giorni molte furono le battaglie che combatterono alle Caverne.
Gli Alchimisti, contando sulla polvere pirica tentarono un attacco alle caverne, ma quello che riuscirono ad ottenere fu, grazie alla destrezza di Cratere e dei suoi e all’aiuto delle Streghe del Cobra d’Argento guidate da Melissa, di far catturare due loro importantissimi esponenti, lady Oiffos ed il Maestro Alannon, nonché l’alchimista Morgan. Come riscatto venne richiesta la cessione ai Neri di polvere pirica.
Ben presto giunse anche lo schieramento dell’esercito che, guidato dalla fedeltà al Granducato prima di tutto, decise di schierarsi con Gronko. Precisissime furono le disposizioni del Console Nightmare e l’esercito si serrò attorno a Gronko, irrigidendo la propria disciplina.
In seguito, alle caverne avvenne il pagamento del riscatto e i tre Alchimisti furono liberati: anche qui i Neri agirono in concordato con le Streghe. Gli scontri fra ribelli e lealisti si susseguivano incessanti, quando l’imponente apparato bellico dei mercenari decise di schierarsi.
Essi, seguendo la loro filosofia, avevano atteso che qualcuno acquistasse i loro servigi prima di schierarsi ed avevano contrattato a questo fine. Durante le trattative con il Granduca però, questi si rifiutò di accettare le condizioni poste dai mercenari, e reagì violentemente al rifiuto di eseguire il suo ordine di attaccare la governatrice suprema Astarte.
A questa reazione i mercenari risposero con un sonoro pestaggio del Granduca stesso. Ciò nonostante essi furono costretti a ritirarsi e ser Schicchi, il loro capo, fu trasportato in uno stato semicosciente all’ospedale di Lot.
La prima grande battaglia avvenne al presidio dell’esercito, durante la cosiddetta “notte dell’orgoglio”: i ribelli tentarono il primo assalto al presidio ma vennero aspramente sconfitti, figura di rilevanza in questa battaglia fu il Capitano dell’Esercito Ducale Cloud Strife III.
In questo periodo la Masnada dei Mercenari prese accordi con la Gilda dei Cerusici e con la Masseria per la fornitura di armi. A quanto pare però, l’Esercito Ducale aveva cantato vittoria troppo presto.
Una sera infatti, poco tempo dopo, un esercito composto da Cavalieri Neri, Mercenari, Signori dei Draghi, Paladini e Cavalieri del Leone espugnò e conquistò il presidio. I Paladini e i Leoni si schierarono così a difesa del presidio, mentre i Neri e i Mercenari delle Caverne.
I Signori dei Draghi fornirono il supporto aereo. In seguito a questo, durante l’operazione quattro di fuoco, Artigli ed Alchimisti tentarono un attacco al presidio, ma senza risultati. Seguirono numerose scaramucce, l’importanza delle quali variava secondo il parere di ogni singola fazione, ogni vittoria era rilevante, ogni sconfitta insignificante.
Nel frattempo gli Alchimisti avevano iniziato la preparazione di un elisir di lunga vita da fornire a Gronko, ma gli ingredienti necessari erano molti e tanto era il tempo occorrente per procurarli tutti.
Oltre agli scontri armati, Lot viveva anche dure faide interne, ed ogni fazione ricorreva a tutti i mezzi per sconfiggere l’altra. Uno degli episodi più odiosi fu il tentativo di costringere alle dimissioni il Governatore Astarte mediante il rapimento di suo figlio, il Principe delle Tenebre Cratere.
Nulla fu lasciato intentato per piegare la volontà del Governatore e molte furono le torture subite dal Principe delle Tenebre. I Cavalieri Neri, con lo scopo di disturbare questa operazione, rapirono nuovamente alcuni Alchimisti volendosi far consegnare come riscatto metà degli ingredienti della pozione.
Nel frattempo l’esercito riusciva a riprendere possesso del presidio, e con un’abile azione alle caverne liberava i prigionieri. Per i ribelli sembrava davvero finita, e l’elisir fu preparato a dovere e consegnato a Gronko durante una grande cerimonia al tempio.
Le grandi lanterne illuminavano la navata centrale e gettavano le ombre delle colonne portanti sulle pareti laterali, tutti i protagonisti della vicenda erano presenti; la tensione era altissima tra la folla quando Gronko bevve dalla coppa a lui offerta dal Maestro degli Alchimisti Alannon, ma la pozione si rivelò un potente veleno paralizzante, frutto di un piano ingegnosamente ideato da Alchimisti e Streghe che, operando contro l’opinione popolare e con grande coraggio, avevano consentito alla città tutta di liberarsi del pericolo tiranno.
Grazie ad esso il Granduca Gronko rimarrà vivo e cosciente, murato vivo nelle segrete del Palazzo Ducale a monito della sua crudeltà.
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