Divinità Greche e i 12 Olimpi

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

~• 4. ARES •~ 

H’Arjv – “il violento”. Deriva da ‡r€, ‡rj’, “danno”, “violenza”. Nelle religioni dell’Antica Grecia, Ares (in greco Άρης) è il figlio di Zeus ed Hera; suoi fratelli sono Efesto, Ebe, Ilizia ed Eris. Secondo alcuni miti è il padre di Eros.

Viene molto spesso identificato tra i dodici Olimpi, come il Dio della Guerra in senso generale, ma si tratta di un’imprecisione: in realtà Ares è il Dio soltanto degli aspetti più selvaggi e feroci della guerra, e della lotta intesa come sete di sangue. Egli esprime il lato oscuro e sanguinario della natura umana. I suoi attributi sono l’elmo e lo scudo, talvolta la corazza, e regge sempre una lancia o una spada in mano.

La parola “Ares” fino all’epoca classica fu usata anche come aggettivo, inteso come infuriato o bellicoso, ad esempio si ricordano le forme Zeus Areios, Athena Areia, o anche Aphrodite Areia. Alcune iscrizioni risalenti all’epoca Micenea riportano Enyalios, un nome che è sopravvissuto fino all’epoca classica come epiteto di Ares.

Nelle sue sanguinose celebrazioni, si accompagnano a lui la sorella Eris (Discordia) ed i figli Febo e Deimo (Paura e Terrore). La natura violenta del Dio si unisce alla passione sessuale, per questo Ares è spesso rappresentato in coppia con Afrodite, da cui genererà Eros. Non c’è da stupirsi se il culto di Ares abbia il suo centro proprio nella bellicosa Sparta, dove spesso gli vengono sacrificati cuccioli di cane.

Ad Atene invece il suo santuario è l’Areopago, dove si riuniva l’alta Corte di Giustizia per giudicare crimini come l’omicidio, sublimando lo spirito della guerra nell’esercizio della giustizia.

Per i Greci Ares era un Dio del quale diffidare sempre. Il suo luogo di nascita e la sua vera residenza si trovavano in Tracia, ai limiti estremi della Grecia, paese abitato da genti barbare, dove fiorì una civiltà estremamente bellicosa; e proprio in Tracia, Ares decise di ritirarsi dopo che venne scoperto a letto con Afrodite.

Dalla sua relazione con Afrodite nacquero due figli, Deimos e Fobos, che personificavano gli spiriti del terrore e della paura. Sorella e degna compagna del sanguinario Ares era Enio, Dea degli spargimenti di sangue, poi Bia, la violenza, e Cratos, la forza bruta.

Solitamente Ares scendeva in guerra accompagnato da Kydoimos (il demone del frastuono della battaglia), dai Makhai (spiriti della battaglia), dagli Hysminai (gli spiriti dell’omicidio), da Polemos (uno spirito della guerra minore) e dalla figlia di Polemos, Alala, personificazione del grido di guerra dei Greci ed il cui nome, Ares decise di usare come proprio grido di guerra. Suo fedele soldato fu anche Alettrione.

Anche Atena è la Dea della Guerra, ma il suo campo di azione è quello delle strategie di combattimento e dell’astuzia applicata alle battaglie, mentre Ares si diverte e si esalta per gli scoppi di furia e violenza, più graditi da Ares se improvvisi e subdoli, che in guerra si manifestano, e per tutte le atrocità connesse o meno alla guerra (risse, barbarie, razzie…); non a caso Eris è sua sorella, gregaria ed anche, in alcuni testi, una delle sue amanti. Fra i suoi animali sacri c’erano il cane e l’avvoltoio.

Pur essendo protagonista nelle vicende belliche, raramente Ares risultava vincitore. Era più frequente, invece, che si ritirasse vergognosamente dalla contesa, come quando combatté a fianco di Ettore contro Diomede, o nella mischia degli Dèi sotto le mura di Troia: in entrambi i casi si rifugiò sull’Olimpo perché messo in seria difficoltà, direttamente od indirettamente, da Atena.

Altre volte la sua furia brutale si trovò contrapposta e vanificata da eroi o semidèi, per esempio dalla lucida astuzia e dalla forza di Eracle, come nell’episodio dello scontro dell’eroe con suo figlio Cicno.

Ares aveva una quadriga trainata da quattro cavalli immortali dal respiro infuocato, legati al carro con finimenti d’oro. Tra tutti gli Dèi si distingueva per la sua armatura bronzea e lucente, ed in battaglia abitualmente brandiva una lancia. I suoi uccelli sacri erano il barbagianni, il picchio, il gufo reale e, specialmente nel Sud della Grecia, l’avvoltoio.

Secondo le Argonautiche gli uccelli di Ares, muovendosi come uno stormo e lasciando cadere piume appuntite come dardi, difendevano il suo tempio costruito dalle Amazzoni su di un’isola vicina alla costa del Mar Nero. Spesso Ares viene rappresentato su pietra con il colore rosso, rosso come il sangue, simbolo degli atti feroci che si compiono in guerra.

I Romani identificarono Ares con il Dio Marte, che era un’antica divinità degli iIndoeuropei, la cui figura aveva però assunto in territorio italico caratteri diversi, essendo in origine una divinità “rurale” pacifica e benefica, già all’epoca venerato di più rispetto ad Ares. Fu anche assunta dagli Etruschi col nome di Maris.

❂ Il Culto di Ares ❂

Nonostante la sua figura sia importante per poeti ed aedi, il culto di Ares non era molto diffuso nell’Antica Grecia, tranne che a Sparta, dove veniva invocato perché concedesse il suo favore prima delle battaglie e, nonostante sia presente nelle leggende riguardanti la fondazione di Tebe, è uno degli Dèi sul conto del quale, gli antichi miti meno si soffermano.

A Sparta c’era una statua di Ares che lo ritraeva incatenato, a simboleggiare che lo spirito della guerra e della vittoria non avrebbero mai potuto lasciare la città; durante le cerimonie in suo onore venivano sacrificati cani, usanza mutuata dall’antica pratica di sacrificare cuccioli alle divinità ctonie.

Ares 2 Ad Atene, il tempio di Ares nell’agorà, che il geografo Pausania ebbe modo di vedere nel II secolo, era in realtà un tempio la cui destinazione era stata cambiata all’epoca di Augusto. In effetti si trattava di un tempio romano dedicato a Marte.

L’Areopago, ovvero la collina di Ares sulla quale predicò Paolo di Tarso, si trova invece ad una certa distanza dall’Acropoli, e nei tempi antichi vi si svolgevano i processi, e la sua presunta relazione con Ares potrebbe essere solo frutto di un’errata interpretazione etimologica.

❖ Appellativi ed Epiteti di Ares ❖

Enialio (Ενυαλιος, traslitterato anche come Enialo) era un epiteto comune per Ares. È interessante notare che nelle tavolette Micenee in scrittura lineare B, si trova il nome di un Dio chiamato Enialio, mentre “Ares” pare essere semplicemente il sostantivo usato per chiamare la guerra.

Tuttavia in epoca classica la figura di Enialio era stata declassata al rango di eroe (ed in questa veste appare nell’Iliade), mentre Ares era assunto al rango di divinità. Enialio sopravvisse poi come un titolo di culto esclusivamente in alcuni ambiti, come ad esempio il giuramento che gli Efebi prestavano ad Atene.

Altri epiteti di Ares sono:

BrotoloigosΒροτολοιγός, il distruttore di uomini

AndreiphontêsΑνδρειφοντης, l’assassino di uomini

MiaiphonosΜιαιφόνος, colui che è macchiato di sangue

TeikhesiplêtêsΤειχεσιπλήτης, colui che assalta le mura

MalerosΜαλερός, brutale

✦ Miti e Leggende ✦

La Fondazione di Tebe
Uno dei miti più importanti riguardo ad Ares è quello che tratta del suo coinvolgimento nella fondazione della città di Tebe in Beozia. L’eroe Cadmo aveva ricevuto dall’Oracolo di Delfi, l’ordine di seguire una mucca e di fondare una città nel luogo ove si fosse fermata.
L’animale si fermò presso una fonte custodita da un drago acquatico sacro ad Ares. Cadmo uccise il mostro e, su consiglio di Atena, ne seminò al suolo i denti: da questi nacquero istantaneamente dei guerrieri, gli Sparti, che aiutarono Cadmo a fondare quella che sarebbe appunto diventata Tebe.
Cadmo, prima di diventarne il re dové però servire Ares per otto anni, al fine di espiare l’affronto fattogli uccidendo il drago, nonché sposare la figlia del Dio e di Afrodite, Armonia, per appianare la discordia tra loro sorta.

Eracle e Cicno
Alcuni racconti parlano di un figlio di Ares che abitava in Macedonia, Cicno, che era così sanguinario da aver tentato di costruire un tempio dedicato al padre usando le ossa e i teschi dei viaggiatori da lui trucidati. Questo mostro venne a sua volta ucciso da Eracle: la morte del figlio suscitò l’ira di Ares che, a sua volta, si scontrò con il più grande degli eroi, finendone però ferito e sconfitto.

Il Tradimento di Afrodite
Nella leggenda cantata dal bardo nel salone del palazzo di Alcinoo, si narra che il Dio del sole Helios, una volta vide Ares ed Afrodite che si incontravano di nascosto nella camera di Efesto, ed andò subito a riferirglielo.
Efesto studiò un sistema per sorprendere in flagrante la coppia, e decise di preparare una catena con la quale legare i due amanti clandestini. Al momento giusto fece scattare la sua trappola e i due finirono così bloccati in una posizione assai intima e compromettente.
Efesto, non ancora soddisfatto, chiamò gli altri Dèi dell’Olimpo per mostrare loro i due sfortunati amanti. Le Dee per modestia si rifiutarono di andare, ma gli Dèi andarono senza indugio: alcuni si abbandonarono a commenti sulla bellezza di Afrodite, altri osservarono che avrebbero volentieri preso il posto di Ares e, in buona sostanza, nessuno perse l’occasione di farsi beffe di loro. Una volta liberati Ares, imbarazzato e pieno di vergogna, se ne andò via tornando in Tracia, la sua terra natia.
Una versione della leggenda di epoca più tarda, dice invece che Ares aveva messo di guardia alla porta il giovane Alectrione affinché lo avvisasse dell’arrivo di Helios, giacché sapeva che se li avesse scoperti lo avrebbe rivelato ad Efesto, ma il giovane finì per addormentarsi. Ares, visto che Alectrione non aveva rispettato le consegne, si infuriò e per punirlo lo trasformò in un gallo, animale che da allora non dimentica mai al mattino di avvisare dell’arrivo del sole.
Oltre alla moltitudine di figli che ebbe dalle Divinità, dalle Ninfe e dalle mortali, quasi al pari di Zeus, tra cui menzioniamo le Amazzoni e Strimone (Dio Fluviale), da Afrodite ebbe Eros (secondo alcune leggende) ed Anteros (Personificazione dell’amore corrisposto).

Ares e i Giganti
Secondo una leggenda risalente all’epoca arcaica, che nell’Iliade la Dea Dione racconta alla figlia Afrodite, i due semidèi Aloadi, Oto ed Efialte, una volta incatenarono Ares e lo imprigionarono in un vaso di bronzo, dove restò confinato per tredici mesi, ovvero un anno lunare. “…e quella sarebbe stata la fine di Ares e dei suoi desideri di guerra, se la bella Eribea, la matrigna dei due giganti, non avesse detto ad Hermes che cosa avevano fatto i due” spiega la Dea alla figlia nel poema.
Ares rimase chiuso nel vaso ad urlare e lamentarsi, finché Hermes non andò a salvarlo, mentre Artemide indusse nel contempo con un trucco Oto ed Efialte ad uccidersi l’un l’altro.

☆ Nell’Iliade ☆

Nell’Iliade Omero mostra come in quella vicenda, Ares non avesse stretto alleanze fisse con alcuno dei contendenti, e neppure mostrasse rispetto per Temi, la personificazione dell’ordine e della giustizia. Promise ad Atena ed Era di schierarsi dalla parte degli Achei, ma Afrodite fu abile a convincerlo a passare invece al fianco dei Troiani.

Nel corso della guerra Diomede, mentre si stava scontrando con Ettore, vide Ares che combatteva nello schieramento troiano ed ordinò così ai suoi uomini di ripiegare lentamente. Il Dio guidò personalmente la mortale lama di Ettore contro numerosi guerrieri Achei, uccidendo Teutrante, Oreste, Treco, Eleno, Enomao ed Oresbio, mentre da solo massacrò il forte Perifante.

Hera, la madre di Ares, si accorse di quest’inopportuna intromissione e chiese a Zeus il permesso di allontanare il figlio dal campo di battaglia. La Dea esortò Diomede ad attaccare Ares, così l’eroe gli scagliò contro una lancia ed il suo urlo di battaglia spaventò tanto i Troiani quanto gli Achei.

Atena fece in modo che la lancia colpisse Ares, che urlando di dolore fuggì sull’Olimpo, costringendo i Troiani a ritirarsi. Durante il contrattacco alle navi, ella decise di scendere sulla terra per vendicare il proprio figlio, affermando di non curarsi di ritorsioni da parte di Zeus, laddove Ares venne fermato da Atena che lo convince a restare, dicendogli che anche le altre divinità sarebbero state punite.

Successivamente, quando Zeus permise agli Dèi di partecipare nuovamente alla guerra, Ares tentò di scontrarsi con Atena per vendicarsi della ferita precedentemente subita, ma fu nuovamente battuto e ferito, quando la Dea lo colpì scagliandogli contro un grosso masso.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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