Divinità Greche e i 12 Olimpi

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

~• 6. EFESTO •~ 

Efesto (in greco, attico: Ἥφαιστος, Héphaistos, dorico: Ἇφαιστος, Áphaistos) nella Mitologia Greca è il Dio del fuoco, della tecnologia, dell’ingegneria, della scultura e della metallurgia, fu il fabbro degli Dèi. È uno dei figli di Zeus ed Era; suoi fratelli sono Marte, Ebe, Ilizia. I suoi simboli sono il martello da fabbro, l’incudine e le tenaglie. In qualche rappresentazione è ritratto con una scure accanto.

Dio del Fuoco, simbolo di coscienza e di intelletto, e di tutte le arti che richiedono una lavorazione col fuoco. Accanto a Prometeo, Efesto è venerato all’Accademia di Atene, sede della filosofia. I suoi attributi sono l’incudine e il martello, e talvolta è circondato dai Ciclopi, suoi aiutanti.

Viene spesso chiamato “dio zoppo”, e fu proprio a causa della sua deformità che venne scacciato dall’Olimpo e costretto a vivere per nove anni in una grotta in fondo al mare. Venne infine riammesso, ma rimase associato ai vulcani e agli sconvolgimenti della terra. Poiché, non avendo qualità fisiche, doveva fare affidamento sul suo genio e sull’abilità manuale, era un Dio molto amato dal popolo, in particolare dagli artigiani.

La sua connessione alle turbolenze lo lega anche ad Afrodite, della quale è il marito legittimo, sebbene infelicemente; il matrimonio tuttavia è significativo, poiché entrambi mostrano grande passione e indisciplina, con grande disappunto di Zeus. Nel ridicolo finivano le sue storie d’amore: Atena lo respinse, Afrodite lo tradì, e tuttavia un mito lo faceva sposo fortunato di Aglaia (la più giovane delle Cariti). Gli si attribuivano parecchi figli, tra cui Erittonio e Palemone.

EfestoEfesto è anche autore di splendidi oggetti metallici, che compaiono in diverse leggende e miti (le più famose sono gli scudi di Zeus e Atena, e le armi di Achille). L’armatura è il simbolo spirituale della forza necessaria per affrontare tutto ciò che c’è di distruttivo al mondo; a causa delle sue limitazioni, Efesto comprende bene il dolore che spesso le guerre possono provocare, molto più di tutti gli altri Dèi.

Dio greco, simbolo dell’esperienza del fuoco come elemento di civiltà e, quindi, di ordine, tanto a livello cosmico quanto a livello umano. In cosmogonia gli si attribuiva il perfezionamento dell’Universo ottenuto con la costruzione di solide dimore per gli Dèi, quale garanzia dell’assetto cosmico, ed aveva inoltre fornito a Zeus lo scettro per comandare i fulmini e per punire i trasgressori.

Sul piano umano esplicava un’azione civilizzatrice con l’introduzione della lavorazione dei metalli e la protezione degli artigiani, sulla cui opera si fondava parzialmente l’ideale antico della comunità civile. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene. Nell’Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di cattivo carattere, ma con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per cui tutto ciò che faceva era di un’impareggiabile perfezione.

Nonostante la tradizione antica indicasse che la sua fucina si trovava sull’isola di Lemno, i coloni Greci che erano andati a popolare il Sud dell’Italia presero ben presto ad identificare Efesto con il Dio Adranòs, che i miti della zona collocavano sull’Etna, venerato nella città di Adranòn, l’odierna Adrano, e con Vulcano, collegato alle Isole Lipari: queste suggestioni fecero sì che la sua fucina nei versi di aedi e poeti, venisse spostata in tali luoghi. Eliano parla del culto di Efesto nella città di Etna (Inessa), specificando che il tempio ospitava il fuoco inestinguibile e sempre acceso, ed era custodito da cani sacri, capaci di individuare la bontà o la cattiveria del fedele.

Il culto di Efesto era in qualche modo connesso agli antichi (e precedenti alla cultura greca) culti dei Misteri dei Cabiri, che a Lemno erano chiamati anche gli Hephaistoi, ovvero gli uomini di Efesto. Gli appartenenti ad una delle tre tribù che vivevano a Lemno chiamavano se stessi gli Efestini, e sostenevano di discendere direttamente dal Dio.

Nella mitologia romana la figura equivalente ad Efesto era Vulcano, la cui festività cadeva il 23 agosto.

❈ Nascita di Efesto ❈

efesto 2Circa la genealogia divina, Efesto era figlio di Zeus ed Era o, secondo una versione, della sola Era. Destinato a perfezionare il mondo, era imperfetto, e per questo lo si raffigurava zoppo e ridicolo.

Infatti quando nacque, la madre non lo accettò con amore, restò terrorizzata dalla bruttezza dell’essere che la regina degli Dèi aveva generato, lo aveva creduto indegno del consesso divino e, appena nato, lo aveva buttato giù dall’Olimpo, facendolo azzoppare. Il piccolo Dio cadde nell’oceano dove fu raccolto da Teti (la madre di Achille), da Eurionome e le Ninfe del mare, che lo nascosero in una caverna prendendosi cura di lui.

Efesto rimase con loro fino all’età di nove anni e, pur crescendo brutto e storpio, rivelò subito delle eccezionali abilità nel forgiare metalli. Preparata un’officina, all’interno della caverna, egli ricambiò tutto l’amore ricevuto da Teti ed Eurinome fabbricando per loro gioielli d’inestimabile bellezza.

Un giorno Teti, presentandosi ad un banchetto indetto dagli Dèi adornata dai gioielli forgiati da Efesto, fu al centro dell’attenzione di tutte le Dee ma soprattutto di Era che, essendo la regina dell’Olimpo, non poteva essere seconda a nessuno.

Alla fine del banchetto Era chiese a Teti chi fosse stato l’artefice dei tanto ammirati gioielli, e Teti, temendo per il suo protetto, cercò di esimersi dalle domande, ma Era facendosi più insistente la costrinse a confessare. Saputa la verità, Era ebbe qualche rimorso nei confronti del figlio e volle incontrarlo, senza però rivelargli la sua vera identità.

Così facendo Era gli commissionò un trono d’oro, Efesto, però, riconobbe subito la madre e cercò di vendicarsi per il male fattogli da piccolo. Quando il trono fu pronto, la regina lo fece ammirare a tutti gli Dèi, esaltando la bravura con la quale era stato lavorato, ma, soprattutto, che chi lo aveva costruito era stato un Dio, suo figlio Efesto, e richiese a Zeus di accettarlo sull’Olimpo.

Tutto era perfetto, soltanto un particolare non andò a genio alla Dea: Efesto si prese la sua vendetta su Era costruendole un magico trono d’oro che, appena ella vi si sedé, la tenne imprigionata con dei lacci trasparenti, non permettendole più di alzarsi. Alle sue grida disperate, tutti gli Dèi andarono a consolarla e Zeus mandò Ermes a cercare Efesto, affinché sciogliesse la madre dal misterioso ordigno, ma egli si rifiutò più volte di farlo e, al contrario, provava gioia per la burla riuscita.

Dopo il fallimento di Ermes, fu il turno di Ares ma fu inutile, quindi per ultimo fu mandato Dioniso, che col suo dolce vino ubriacò Efesto, e lo riportò indietro legato sul dorso di un mulo. Efesto acconsentì a liberare Era, ma solo dopo che gli venne concessa in moglie la Dea dell’Amore Afrodite, e Zeus, per sdebitarsi del torto fatto dalla moglie, acconsentì ad offrirgli in sposa Venere.

Un’altra versione del mito narra invece che Zeus concesse Afrodite in sposa ad Efesto perché, dato che era dotato tra tutti del carattere più fermo e costante, in questo modo si sarebbe prevenuta l’ovvia disputa per la sua mano tra gli altri Dèi. In ogni caso quello tra Efesto ed Afrodite fu un matrimonio combinato ed Afrodite, alla quale l’idea di essere sposata con il bruttissimo Efesto non piaceva affatto, iniziò una tresca con Ares, il Dio della Guerra. Alla fine Efesto venne a sapere del tradimento della moglie da Helios, il Dio del Sole che tutto vede, ed organizzò una trappola per sorprenderli in uno dei loro incontri.

Mentre Afrodite ed Ares stavano insieme a letto, Efesto li bloccò con una catena, e per punizione li trascinò così sull’Olimpo per svergognarli davanti agli altri Dèi. Gli Dèi però, alla vista dei due amanti nudi e legati, scoppiarono a ridere e Poseidone convinse Efesto a liberarli, garantendogli che in cambio Ares avrebbe pagato la multa che toccava agli adulteri.

La coppia potrebbe aver finito per divorziare, come suggerisce il fatto che, in Omero, Efesto dice che avrebbe riportato Afrodite a suo padre ed avrebbe chiesto la restituzione della dote nuziale.

I Tebani dicevano che dall’unione di Ares ed Afrodite nacque Armonia, bella quanto la madre. La sua unione con Efesto invece non sembra aver dato alcun frutto, a meno che Virgilio non parlasse seriamente, quando affermò che il loro figlio fosse stato Eros. Alcuni autori posteriori hanno tentato di spiegare quest’affermazione dicendo che il Dio dell’Amore sia stato in realtà figlio di Ares, ma in seguito venne adottato da Efesto come suo.

Nell’Iliade di Omero l’amante di Efesto è un’Afrodite in piccolo, Charis (la Grazia) o Aglaia (la Gloriosa), una delle Grazie, come le chiama Esiodo nella Teogonia. Oltre ad Afrodite, ad Efesto sono attribuite anche altre tre mogli:

Nell’Iliade gli viene attribuita come moglie Carite, la Grazia per eccellenza, ma tale tradizione non trova riscontro in altri miti.

Sull’isola di Lemno la Nereide Cabiro, dalla quale ebbe due figli chiamati i Cabiri.

In Sicilia la Ninfa Etna e i suoi due figli, divinità dei geyser siciliani (lago di Naftia presso Palagonia), presero il nome di Palici.

Efesto sull’Olimpo fu bene accettato perché iniziò a costruire palazzi ed oggetti utili agli Dèi, come il tridente di Poseidone, il carro del sole, spade, elmi ed altro.

Col tempo Efesto dimenticò il torto subito dalla madre e si affezionò a lei, e proprio perché la difese durante un litigio col marito, egli fu scaraventato giù dall’Olimpo, però questa volta per mano del padre, perché aveva liberato sua madre Era che, dopo tale litigio, il re degli Dèi con una catena d’oro aveva appeso tra il cielo e la terra.

Efesto cadde per nove giorni e nove notti, atterrando infine sull’isola di Lemno dove divenne un grande artista ed artigiano: fu quindi ammesso nuovamente tra gli Olimpi, quando gli Dèi vennero a conoscenza della sua straordinaria abilità.

In seguito, stanco per essere deriso per la sua goffaggine, decise di lasciare per sempre l’Olimpo e di rifugiarsi nelle viscere del monte Etna. Qui, aiutato dai Ciclopi, proseguì la sua abilità di lavorare qualsiasi oggetto.

✦ Il Mito di Efesto ✦

vulcanoEfesto e suo fratello Ares erano figli di Era concepiti, a seconda delle varie versioni della leggenda, con o senza la partecipazione di Zeus. Secondo i miti classici e le versioni più tarde, Era lo mise al mondo da sola, gelosa del fatto che Zeus, sempre da solo, avesse dato i natali ad Atena.

Ma Era, in termini di storia umana, è una divinità precedente a Zeus, pertanto la storia narrata in questo mito potrebbe essere stata invertita; tra l’altro alcune versioni della leggenda della nascita di Atena, narrano che la Dea nacque dopo che Efesto aprì il cranio di Zeus con una martellata, quindi Efesto sarebbe stato già al mondo prima di Atena.

In ogni caso, secondo i Greci il destino della Dea della saggezza e della guerra, e quello del Dio delle fucine che costruiva le armi, erano strettamente legati. Nell’Attica Efesto ed Athena Ergane (ovvero la Dea Atena vista sotto l’aspetto di protettrice di artisti ed artigiani) erano onorati insieme in una celebrazione chiamata Calceia, che si teneva il tredicesimo giorno del mese di Pianepsione. Ad Atene il Tempio di Efesto, chiamato Hephaesteum o Theseum, si trova nei pressi dell’agorà.

Una delle leggende riguardanti il mito della fondazione di Atene, dice che Atena rifiutò di congiungersi carnalmente con Efesto e, quando egli tentò di prenderla con la forza, si smaterializzò all’improvviso dal letto. Efesto finì così per eiaculare in terra, rendendo gravida Gaia che diede in seguito alla luce Erittonio; Gaia diede il bambino ad Atena perché lo allevasse, mentre un serpente vegliava su di lui.

Gaio Giulio Igino interpretò l’etimologia del nome del bambino, unendo la radice della lotta Eri- (quella tra Atena ed Efesto) e Chtonios, ovvero “figlio della terra”.

Efesto era piuttosto grottesco ed era zoppo e deforme dalla nascita (sebbene alcune leggende dicono che questo fosse il risultato della sua caduta dall’Olimpo), dunque riusciva a camminare solo grazie all’aiuto di un bastone. Le opere d’arte che lo ritraggono lo presentano spesso mentre fatica a reggersi e si appoggia alla sua incudine, mentre in alcuni dipinti trovati su antichi vasi, è rappresentato con i piedi rovesciati all’indietro.

✾ L’Arte di Efesto ✾
(Invenzioni, creazioni, costruzioni, oggetti forgiati)

Efesto realizzò la maggior parte dei magnifici oggetti di cui si servivano gli Dèi, nonché quasi tutte le splendide armi dotate di poteri magici che, nei miti greci, compaiono in mano agli eroi.
Tra le sue realizzazioni ci sono:

La sua intera fucina
I suoi automi (robot) di metallo, suoi aiutanti
Il suo bastone a forma di martello dal manico allungato
I gioielli di Teti ed Euriome
Gli edifici (le abitazioni) di tutti gli Olimpi (costruiti sull’Olimpo)
L’arco di Apollo
Le frecce di Apollo
Le opere artistiche a Lemno
La catena con cui immobilizzò Ares ed Afrodite a letto
L’elmo e i sandali alati di Hermes
L’Egida, il fenomenale scudo di Zeus
Lo scettro di Zeus
Le saette di Zeus
La cintura di Afrodite
Il bastone di Agamennone
L’armatura e lo scudo di Achille
I battacchi di bronzo di Eracle
Il carro di Helios
La corazza e l’elmo di Enea
La spalla di Pelope
L’arco e le frecce di Eros
L’intera armatura di Memnone
Pandora, la prima donna
Talo, il gigante di bronzo guardiano di Creta

I suoi assistenti all’interno della fucina erano i Ciclopi, inoltre costruì degli automi di metallo che, anch’essi, lo aiutavano nel lavoro. Concesse il suo apprendista Cedalione al cieco Orione come guida.

In una delle tante versioni del mito, Prometeo rubò il fuoco che diede poi agli uomini proprio dalla fucina di Efesto.
Costruì anche il maligno dono che gli Dèi fecero agli uomini, ovvero la donna Pandora ed il suo vaso.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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