Gli Amuleti delle Razze di LOT

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Data di pubblicazione: 20 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

✾ L’Amuleto delle Fate ✾

La notte era appena scesa sul Granducato di Lot e alla Rocca iniziavano a giungere le Fate. Fate blu, verdi, gialle, bianche e nere si raccolsero con i loro cavalieri, mentre il brusìo delle loro chiacchiere e risate riempiva la pungente aria invernale. Giunse anche la Fata Madre, la splendida Ayanami, che doveva guidare il folto gruppo, cercando di placare gli animi delle rumorose Fatine eccitate e speranzose di trovare al più presto il loro prezioso Amuleto.

I loro nomi echeggiavano nelle sale della Rocca: Irulan, Elenantinea, Sixie, Sylph, Lilou, Nilli, Sherry, Pantano, Piciura, Morgannie, Gharnet,  MorganaDiAvalon, Shania, Calendula…

Giunsero anche alcuni membri della Compagnia dell’Amuleto, Ser Rando, Lord Elminster e Lady Ayla, nonché Lord Althair, che spiegò a tutte le Fate e ai loro accompagnatori che si prevedeva un impegno notevole per la ricerca di quest’Amuleto, in quanto, essendo uno degli ultimi da ritrovare, il perfido Nathamer si sarebbe adoperato con ogni mezzo affinché la ricerca non desse esito negativo.Althair affidò il Libro delle Razze a Ser Rando e il Tredicesimo Amuleto a Lady Ayla, quando una luce vivace si sprigionò da esso, era una luce forte, avvolgente, e tutti vennero trasportati un posto lontano dalla Rocca. Improvvisamente si ritrovarono avvolti da una nuvola di sabbia ma, pian piano, la nube si dissolse e si resero conto di essere su una spiaggia.

Il silenzio era rotto solo dal rumore delle onde che s’infrangevano sulla battigia ed il gruppo iniziò a guardarsi intorno, quando l’attenzione delle Fate venne attratta da quattro barche ancorate sulla riva del mare.

Si incamminarono quindi verso le imbarcazioni che, nonostante il forte vento, avevano le vele immobili; Ayanami decise di salire su una delle barche e tutti seguirono il suo esempio occupandole tutte in modo ordinato.

Appena la prima fu colma di persone magicamente salpò dalla riva, le sue vele si gonfiarono nel vento e prese il largo, seguita ad una ad una dalle altre. Il vento soffiava e le barche si allontanavano velocemente verso il mare aperto quando la nebbia  avvolse ogni cosa e, ad un tratto, una sagoma nera comparve nell’oscurità, ma quando si riuscì a capire cosa fosse, ormai era troppo tardi: la collisione con la terza delle barche appena salpate fu inevitabile, alcuni Goblin la assalirono portando lo sgomento fra le Fate ed i loro accompagnatori, che cercarono di scacciare le orrende creature.

Uno dei Goblin afferrò un’ascia e colpì la chiglia dell’imbarcazione delle povere Fate, che si ritrovarono così in acqua. I loro difensori però riuscirono a far affondare anche la barca dei Goblin che caddero inevitabilmente in mare, il combattimento fu duro; dalle altre barche vennero gettate delle funi per salvare coloro che erano finiti in acqua, i quali, fortunatamente, riuscirono a mettersi in salvo ad uno ad uno.

Le Fate si stavano appena calmando, quando il cielo si riempì di nubi ed iniziò  a piovere, le onde del mare si fecero immense e pericolose. Gli occupanti delle imbarcazioni cercarono di coprirsi al meglio con i loro mantelli, quando ad un tratto tra il bagliore dei lampi si scorse la terraferma.

Appena toccata la riva, tutti scesero dalle barche ed un fulmine cadde sulla spiaggia illuminando a giorno i visi esterrefatti del gruppo. Tra lo stupore generale, nel punto dove cadde il fulmine, rimase inaspettatamente una scintilla che piano piano cominciò ad ingrandirsi, ed apparve chiara agli occhi di tutti un’incantevole figura.

I suoi capelli erano del colore del fuoco e la sua pelle era candida come latte, i suoi grandi occhi del colore delle stelle le illuminavano il viso ed era vestita di un velo del colore del sole.

Le Fate dopo i primi attimi di stupore la riconobbero, era Asja, la prima Fata venuta al mondo, quindi capirono di essere approdati nella magica Isola di Feridia, Terra d’Origine delle Fate. Asja sorrise ai presenti e lentamente indicò loro il centro dell’isola, per poi scomparire misteriosamente così com’era apparsa.

La pioggia battente cessò di cadere ed il gruppo si apprestò quindi a lasciare la spiaggia, quando una Fata venne afferrata da un paio di mani nere che cercavano di trascinarla via nel buio; il panico si diffuse, un gruppo di Gnomi sbucò dal nulla, afferrando anche altre Fatine, menando colpi di bastone per raggiungere la portatrice dell’Amuleto, ma i cavalieri che accompagnavano il gruppo riuscirono con facilità a scacciarli, senza subire alcuna perdita e senza riportare alcuna ferita.

Si incamminarono quindi lungo il sentiero indicato da Asja, che si inoltrava dentro una foresta ricca di piante lussureggianti. La luna era bassa all’orizzonte e mano a mano che si addentravano all’interno, la vegetazione si faceva sempre più intricata, finché si dovettero fermare perché le piante erano diventate talmente fitte da ostruire il passaggio.

Mentre si discuteva sul modo di aprirsi un varco nella vegetazione, i loro occhi vennero attratti da una goccia di fresca rugiada che, scivolando dal petalo di un bellissimo fiore, cadde al suolo e si trasformò in una nuova misteriosa Fata.

Questa volta dinanzi ai loro occhi comparve una splendida figura dai capelli del colore dell’oro, i cui occhi sembravano due azzurre gemme incastonate nel bel viso dalla carnagione candida. Era vestita di un sottile abito del colore del mare e le Fate riconobbero in lei Pervinca che, sorridendo, indicò loro la via. Come per incanto la vegetazione si aprì e la figura scomparve nuovamente ritornando nella sua forma originale.

Il gruppo si stava apprestando a percorrere il sentiero appena aperto nella vegetazione quando una pioggia di frecce iniziò a sibilare nell’aria, erano stati attaccati da un gruppo di Drow, Elfi oscuri e maligni, che si erano votati al servizio del malvagio Nathamer. Si scatenò il caos, le Fate si gettarono a terra mentre i loro cavalieri cercavano di proteggere loro e la portatrice dell’Amuleto nel miglior modo possibile, alcuni dovettero intraprendere un duro combattimento corpo a corpo e alla fine vinsero mettendo in fuga gli assalitori, i quali fortunatamente non erano numerosi.

Il cammino riprese quindi nella foresta finché la vegetazione non si aprì e si ritrovarono in una radura circondata da salici, ma delimitata da uno strapiombo che vietava di andare oltre bloccando la via. In quel momento il vento del Nord iniziò a soffiare e ad ululare, quando dal movimento dei rami dei salici si materializzò una nuova figura con i capelli del colore della neve che, ricadendole sulle spalle, le incorniciavano il viso dai lineamenti delicati.

I suoi occhi erano del colore del ghiaccio ed il suo sguardo sembrava trapassare le anime dei presenti e leggere all’interno di essi ciò che di più recondito si nascondeva. Era vestita di un velo rosato, del colore della sua pelle, sul quale il vento formava pieghe morbide e fluenti durante il suo volo. Le Fate felici riconobbero in lei la Fata bianca Venia, e le chiesero aiuto per proseguire il loro viaggio.

In un attimo Venia indicò una spaccatura fra le rocce e creò un ponte d’aria per permettergli di attraversare lo strapiombo. Tutti attraversarono senza indugiare il ponte invisibile, nonostante in principio fossero un po’ titubanti all’idea di mettere i loro piedi su qualcosa che non si vedeva, ma alla fine tutti passarono sull’altro lato dello strapiombo, che si rivelò essere una distesa di terra brulla e rossastra.

Trovandosi allo scoperto, il gruppo iniziò cautamente a proseguire quando un tremore della terra lo fece fermare nuovamente. Nello stupore dei presenti dall’arida terra iniziò a nascere il germoglio di una pianta, dal quale nacque una nuova figura dai capelli del colore delle ciliegie e gli occhi grandi dello stesso verde che colora le valli immense, vestita di un velo del colore della terra: il suo nome era Yulia.

La Fata prima di scomparire, così come avevano fatto le altre consorelle, indicò agli astanti un punto al centro della radura, dove era posto un cerchio perfetto formato da numerose pietre. All’interno di esso comparve però una scura figura che sembrava cercare qualcosa, quando all’improvviso un buio spettrale avvolse tutto e tutti.

Gli occhi dei presenti si volsero verso il cielo ed osservarono che un’eclissi aveva oscurato la luna impedendo ai suoi raggi di illuminare il luogo dove si trovavano. Le Fate cercarono invano di illuminare il posto, qualcuna cercò di aumentare la flebile luce emanata dai loro piccoli corpi, ma con scarsi risultati, fino a che la luna tornò ad illuminare la distesa di terra e tutti poterono vedere ciò che stava accadendo.

Un gruppo di Fate nere avvolte nelle loro vesti dalle mille tonalità del grigio, dell’argento e del nero corvino, si stavano avvicinando velocemente a loro creando lo scompiglio generale. Il loro tocco malvagio faceva cadere al suolo privo di sensi chiunque veniva sfiorato; mentre gli occhi dei presenti osservavano atterriti la scena, la figura oscura al centro del cerchio di pietre cercava di afferrare l’Amuleto delle Fate, che aveva iniziato a brillare rispondendo al pulsare del Tredicesimo Amuleto portato da Ayla.

La figura afferrò l’Amuleto e tentò di fuggire, ma le Fatine prontamente si presero per mano a formare un cerchio magico. Nell’aria risuonò una dolce melodia e le Fate iniziarono a cantare il loro ritornello impedendo al malvagio individuo di portarlo via.

Alcuni Goblin comparvero in suo aiuto, ma vennero anche loro catturati dal cerchio ove rimasero imprigionati; alla fine vennero eliminati, e nell’anello di pietre rimase solo lo scintillante Amuleto delle Fate. Ayla lo sollevò e lo consegnò nelle mani della Fata Madre Ayanami, la quale lo prese con cura e lo riportò al sicuro presso la Rocca.

Qui Lord Althair, che li attendeva con impazienza, lo prese definitivamente in custodia e lo portò nel luogo segreto ove già si trovavano gli altri Dieci Amuleti recuperati, nell’attesa che anche l’ultimo venisse ritrovato dagli Angeli, per riunirli tutti così com’era in principio per volere di Themis.

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