Il Popolo Celtico

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Data di pubblicazione: 19 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

Dal punto di vista dell’edilizia, i Celti abitavano prevalentemente in capanne di legno, circolari o rettangolari, ed in villaggi. La maggior parte delle fondamenta di case celtiche, ritrovate nell’Europa centrale, sono parzialmente incassate nel terreno per profondità che vanno da mezzo metro a più di un metro.

In esse, alcuni gradini in pietra conducevano all’interno, ove sui lati si allungava una specie di profonda panca che di notte diveniva un letto.

Al centro della casa, in una fossa o in una piccola alcova laterale, era ricavato il focolare che non restava mai spento, essendo al contempo fonte di calore e di luce in quelle abitazioni ove le uniche aperture erano la porta e il foro centrale del tetto da cui usciva il fumo.Solitamente a pianta rettangolare (Europa Orientale), talvolta ovale o circolare (Gallia occidentale e Isole Britanniche), le tipiche capanne celtiche presentavano due pali portanti verticali, eretti lungo l’asse principale della casa a 4/6 metri l’uno dall’altro. Questi dovevano sostenere la trave di colmo principale, su cui veniva costruita tutta la struttura del tetto.

Inizialmente le abitazioni dei Celti furono realizzate con le pareti in cannicciato e fango, nell’ultimo periodo divennero invece abituali le pareti in pietra a secco o a palizzata di tronchi, uniti da chiodi o da graffe in ferro, e poi imbiancate a calce. Con l’influenza degli Etruschi e dei Greci, che avevano fondato Marsiglia ed influenzavano il commercio di quelle regioni, costruirono in seguito case di pietra con piccoli vani.

Nelle zone paludose dell’Irlanda le fattorie rotonde venivano erette su isole artificiali o palafitte dette crannogs (dall’irlandese crann = albero), mentre nelle praterie irlandesi sorgevano un po’ ovunque dei caratteristici fortini circolari, con spesse mura in pietra a secco, chiamati raths.

I guerrieri di rango più alto, ossia l’aristocrazia celtica, vivevano invece nelle tipiche fortezze chiamate dun, erano costruzioni circolari, di pietre a secco incastrate tra loro, circondate spesso da terrapieni ed ulteriori mura, in legno. A volte, intorno alla fortezza erano disposte centinaia di lastre di pietra dai bordi affilati e frastagliati, che frenavano la carica di qualunque aggressore.

All’interno del primo circolo di mura, spesso, si trovava il rath, o “recinto”, la parte cioè meglio difesa della fortezza, generalmente riservata al nobile e ai suoi guerrieri. Nei pressi del forte, poi, sorgevano i villaggi del popolo, sparpagliati per la campagna e composti da capanne circolari di pietre, argilla o paglia.

Cesare chiama vici i villaggi non fortificati e oppidum le costruzioni roccaforti, di cui le terre celtiche sono piene. I Celti, invece, indicavano con il termine dunum la fortezza e con nemeton un luogo sacro. Soprattutto in Gallia, le loro città avevano mura di cinta spesse.

Un esempio è la città di Manching, nelle paludi del Danubio, crocevia tra Ungheria e Baviera, distrutta nel 15 d.C. in modo misterioso e violento.

Città grandissima (7 km mura di cinta), Manching conteneva tante fabbriche, vicine tra loro, basate sul prototipo della catena di montaggio introdotto dai Greci. Si trattava di una città tipica dell’espressione lateniana, dove c’erano schiavi e signori, in cui il commercio aveva il suo valore (specie quello di massa) ed anche il denaro aveva la sua importanza.

Come sepolture, dapprima utilizzarono le tombe a tumulo, tipiche della cultura indoeuropea ereditata dai Kurgan (si ritrova tra gli italici, i sanniti o gli illiri), poi predilessero l’inumazione.

Commerciavano e lavoravano il sale, in celtico hal, infatti molte città della zona del sale hanno come suffisso iniziale questo termine, ed inventarono il servizio turistico della pensione completa, che si teneva nelle stazioni di cambio. Amanti del vino, producevano anche la birra e prediligevano l’uso delle botti a quello delle anfore, inoltre lavoravano l’ambra, con la quali arricchivano le loro collane.

Quella delle opere d’arte, però, nonostante gli ineguagliabili monili prodotti dai Celti, non era certo l’unica bellezza riconosciuta da questo popolo.

La mitologia è letteralmente traboccante di toccanti descrizioni dello splendido aspetto sia degli eroi… di cui viene accentuato spesso, in questo modo, il contrasto tra la Natura (le scene in cui si abbandonano al terrificante furor guerriero) e la cultura, in lunghi brani che li raffigurano durante le parate o i banchetti, magnificamente agghindati… sia delle donne, delle quali vengono esaltati tanto l’apparenza, talmente superba da far sì che i guerrieri rischiassero la vita per loro, quanto il carattere indomito e bellicoso.

I Celti che vivevano in zone marittime svilupparono un’abile capacità di navigazione, possedevano navi più robuste di quelle romane, che erano fatte di quercia, con vele di pelle; le caravelle della Lega Anseatica del 1300 erano fatte su questa stessa base, mentre le navi vichinghe erano più sul modello leggero. I Bretoni e i Britanni in particolare esercitarono un’attività piratesca.Il popolo Celtico amava molto la musica (in particolare l’arpa), che veniva impiegata per celebrare riti sacri e di preparazione bellica, per raccontare le gesta di eroi e per impiegare la propria fantasia, luogo di rifugio dalle storture della vita, infatti era molto diffusa la divinizzazione di eroi espressa attraverso le saghe. Per i Celti la fama era tutto, soprattutto nella misura in cui gli altri li ricordavano.

A tale proposito espressero una tradizione soprattutto orale. Un esempio relativo a questo argomento è dato dai Celti d’Irlanda che, per mezzo del loro isolamento storico, rappresentano una razza celtica incontaminata; essi usavano molto le saghe e i miti.

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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