❖ Eracle e la sua Discendenza ❖
È possibile che ad ispirare la figura di Eracle e le complesse leggende che lo riguardano, sia stato un uomo realmente esistito, forse si trattò di un condottiero militare al servizio del regno di Argo. Tuttavia, secondo la tradizione Eracle era figlio di Zeus e di Alcmena, la nipote di Perseo.
Le sue incredibili imprese, molte delle quali tratte dal folklore locale, fornirono una gran mole di spunti per le leggende più note. Fu ritratto come molto devoto e dedito alla costruzione di altari, famoso però per il suo eccezionale appetito: questo è il ruolo in cui appare nei racconti più leggeri e divertenti, mentre la sua terribile fine è stata fonte di ispirazione per i tragediografi.
Nelle opere d’arte e in quelle letterarie, Eracle fu rappresentato come un uomo estremamente muscoloso e forte, ma non eccessivamente alto; l’arma di cui solitamente si serviva era l’arco, ma usava frequentemente anche una clava. Le decorazioni sugli oggetti ceramici dimostrano l’incomparabile popolarità raggiunta da Eracle: solo la sua lotta contro il Leone di Nemea venne dipinta centinaia di volte.
La figura di Eracle venne recepita anche dalle mitologie romana ed etrusca, e l’esclamazione “Mehercule!” divenne abituale tra i Romani, come “Herakleis!” lo era tra i Greci.
In Italia fu venerato come una divinità protettrice di mercanti e commercianti, anche se alcuni continuavano ad invocarlo, secondo tradizione, affinché concedesse loro fortuna e li salvasse dai pericoli.
La figura di Eracle fu accostata alle classi sociali più illustri, attribuendogli il ruolo di progenitore della dinastia reale dorica. Questa leggenda probabilmente servì per legittimare a posteriori la migrazione del popolo dorico nel Peloponneso.
Illo, l’eroe eponimo della stirpe dorica, fu trasformato nel figlio di Eracle ed incluso tra gli Eracleidi (i numerosi discendenti di Eracle, altri Eracleidi furono Macaria, Lamo, Manto, Bianore, Tlepolemo e Telefo).
I sedicenti Eracleidi nel Peloponneso conquistarono i regni di Micene, Sparta ed Argo rivendicando, secondo quanto sostenuto nelle leggende, il loro diritto a governare derivante dagli illustri progenitori. La loro ascesa al potere è stata spesso denominata come Invasione Dorica. In epoche successive anche gli appartenenti alle case regnanti di Lidia e Macedonia assunsero il titolo di Eracleidi.
Altri esponenti di questa prima generazione di eroi, come Perseo, Deucalione, Teseo e Bellerofonte, condividono con Eracle alcuni tratti comuni: tutti compiono le loro imprese da soli e queste imprese, nelle quali sconfiggono mostri come Medusa o la Chimera, possiedono molti elementi fantastici e simili a quelli delle fiabe. Anche l’intervento degli Dèi che mandano l’eroe verso la morte è un tema ricorrente di questa prima tradizione eroica, come mostrano le leggende di Perseo e Bellerofonte.
❂ Gli Argonauti e il Ciclo Tebano ❂
L’unico poema epico sopravvissuto dell’epoca Ellenistica, sono Le Argonautiche di Apollonio Rodio (poeta, studioso e direttore della Biblioteca di Alessandria), che narrano la leggenda del viaggio che Giasone e gli Argonauti intrapreso per riprendere il Vello d’Oro nel mitico paese della Colchide.
Nelle Argonautiche Giasone è spinto all’impresa dal re Pelia, che aveva saputo da una profezia che un uomo con un solo sandalo sarebbe stato la sua nemesi. Giasone arriva a corte dopo aver appunto perso un sandalo nel fiume, e da questo antefatto prende il via l’avventura, la ricerca del Vello d’Oro: il Vello d’Oro era il vello (pelle intera) dorato di un ariete alato che Ermes donò a Nefele per proteggere i suoi figli, ed aveva il potere di guarire le ferite.
Quasi tutti gli eroi della seconda generazione accompagnano Giasone sulla nave Argo nella sua ricerca del Vello d’oro: tra gli altri ci sono Teseo, che a Creta uccise il Minotauro, Atalanta e Meleagro, al quale era stato dedicato un Ciclo Epico che rivaleggiava con Iliade ed Odissea; sia Pindaro che Apollonio e lo Pseudo-Apollodoro, si sforzarono nelle loro opere di dare un elenco completo degli Argonauti.
Apollonio compose il suo poema nel III secolo a.C., ma la leggenda originaria è in realtà precedente all’Odissea, nelle cui pagine si possono trovare rimandi alle imprese di Giasone, tanto che la storia dei vagabondaggi e delle avventure di Odisseo potrebbe esserne stata ispirata.
Nell’antichità la spedizione fu considerata un fatto storico effettivamente accaduto, ed interpretata come un episodio della storia dell’apertura al commercio e alla colonizzazione greca nell’area del Mar Nero. La leggenda godé comunque di una grande popolarità, anche grazie al gran numero di leggende locali che, fondendosi con essa, finirono per creare un Ciclo Epico. In particolare, l’episodio di Medea, che aiutò Giasone nell’impresa, catturò l’immaginazione dei poeti tragici, divenendo fonte di ispirazione per molti componimenti.
Tra quella degli Argonauti e quella che si cimentò nella Guerra di Troia, ci fu una generazione di eroi conosciuta principalmente per essersi macchiata di orribili crimini: tra questi spiccano Atreo e Tieste. Dietro al mito della casata di Atreo (che insieme a quella di Labdaco è una delle due dinastie eroiche più importanti), si nasconde l’eterno problema del passaggio di mano del potere e delle modalità di accesso al trono. I due gemelli e i loro discendenti rivestono un ruolo fondamentale nel drammatico passaggio di potere nella città di Micene.
Il Ciclo Tebano tratta soprattutto delle vicende legate a Cadmo, il fondatore della città, e successivamente della storia di Laio ed Edipo; si tratta di una serie di vicende che portano da ultimo al saccheggio della città per mano dei Sette contro Tebe (non è chiaro se le figure di questi sette eroi fossero già presenti nei miti antichi) e degli Epigoni.
Per quanto riguarda Edipo, i miti originari sembrerebbero raccontare una storia diversa da quella che è diventata famosa attraverso la tragedia di Sofocle e le leggende più tarde: pare infatti che, dopo aver scoperto che Giocasta fosse sua madre, continuò ugualmente a governare la città, prendendo però in moglie un’altra donna che gli assicurasse la discendenza.
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