Gli Spiriti della Natura (Elementali)

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Data di pubblicazione: 16 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

Secondo la tradizione popolare, la Natura è popolata da esseri invisibili o quasi, perlopiù piccoli, costituiti da materia sottile e conosciuti con i nomi di Fate, Elfi, Gnomi, Folletti, Ondine ed altri, tutti genericamente denominati “Spiriti della Natura” o anche “Piccolo Popolo”.

Pare che il Piccolo Popolo non solo abiti la Natura ma, con la supervisione di Entità Superiori, creature del Regno Feerico ed Intelligenze Angeliche, ne sorvegli e ne guidi i processi e le manifestazioni.

Questi Piccoli e potenti Spiriti Eterei vivono ed agiscono nell’ambito dei Quattro Elementi: Fuoco, Terra, Aria ed Acqua, elementi che ne caratterizzano la funzione e che per noi corrispondono simbolicamente al piano Fisico (Terra), Emozionale (Acqua), Mentale (Aria), Energetico e/o Spirituale (Fuoco).

❖ Gli Spiriti nei Quattro Elementi ❖

Le quattro forme elementari dividono e specificano in una specie di abbozzo gli spiriti creati dal movimento universale, dal fuoco centrale. Ovunque lo spirito lavora e feconda la materia per mezzo della vita; ogni materia è animata, così gli elementali sono in ogni cosa.

Gli spiriti elementali sono come dei bimbi: tormentano maggiormente chi si occupa di loro, a meno che questi non li domini con ferma e potente volontà. Sono questi gli spiriti che prendono il nome di elementali. Sono loro che cagionano spesso a noi i sogni paurosi o bizzarri, sono loro che causano i movimenti della bacchetta divinatoria e i colpi battuti contro le mura ed i mobili.

Ma essi non possono mai manifestare un pensiero diverso dal nostro, e se noi non pensiamo, essi ci parlano con il bene e il male, giacché non avendo libero arbitrio, non hanno di conseguenza responsabilità; si mostrano agli estatici e ai sonnambuli sotto forme incomplete e fuggevoli.

Questo forse ha dato luogo molto probabilmente alle visioni di Swedenborg; non sono né dannati né colpevoli, sono semplicemente curiosi ed innocenti; si può usare o abusare di loro come di animali o di fanciulli. Il viaggiatore dunque, che se ne serve, si assume una terribile responsabilità, in quanto dovrà espiare tutto il male che farà loro commettere, e l’intensità delle sue sofferenze sarà proporzionale all’estensione della potenza che avrà esercitato per mezzo loro.

Per dominare gli spiriti elementali e divenire così re degli elementi occulti, bisogna prima di tutto aver superato le quattro prove dell’antica iniziazione e, siccome queste iniziazioni più non esistono, avervi supplito con azioni analoghe come quella di esporsi senza terrore in un incendio, traversare un abisso su una tavola o su un tronco d’albero, scalare una montagna a picco durante un uragano, uscire a nuoto da una cascata o da un vortice pericoloso.

L’uomo che ha paura dell’acqua non regnerà mai sulle Ondine; colui che teme il fuoco non potrà mai comandare alle Salamandre; fino a che si soffra la vertigine, si debbono lasciare in pace le Silfidi e non irritare gli Gnomi.

☀ Fuoco ☀

Gli Spiriti della Natura che appartengono al Fuoco vengono chiamati Salamandre (proprio come l’anfibio che vi passerebbe attraverso restando indenne… secondo la leggenda), da non confondere con gli animali che portano lo stesso nome. Vivacissime e guizzanti, conducono il calore e la luce in varie forme ed intensità, da quella splendente, calda e radiante del raggio di Sole, a quella bruciante e crepitante della fiamma viva.

Paracelso ce le descrive come creature agili e snelle, che abitano in prossimità dei vulcani in attività. Secondo la tradizione, hanno l’aspetto di lingue di fuoco o di sfere luminose vaganti nell’aria.

La loro è una natura necessariamente “solare”, ed è per questa ragione che l’incontro è auspicabile sotto il profilo cerimoniale con il culmine estivo della marea eliaca. Sono costituite di energia purissima e fulgida, per cui hanno aspetto cangiante ed inafferrabile, mentre il carattere “focoso” le rende difficilmente controllabili.

È bene sapere che in questi esseri alberga un insopprimibile istinto catabolico, che li porta a convivere e coincidere con la forza distruttrice ignea nella quale si identificano.

Ciò non significa che l’uso sapiente di questa energia non possa procurare molti vantaggi soprattutto di ordine spirituale, poiché è noto come il fuoco nel fare “terra bruciata”, compia al contempo un’insostituibile opera di radicale catarsi. Non a caso la quasi totalità di cerimonie magiche antiche e moderne non prescinde mai dalla presenza della fiamma: tanto che brilli in una semplice candela, oppure si levi alta e vorticosa da un braciere rituale.

Al di là della loro presenza tanto evidente nei fenomeni esteriori, come una folgore o una colata di lava incandescente, questi Spiriti sottili e vibranti ad altissime frequenze, sono tanto responsabili della regolazione del calore che genera la Vita in tutte le sue forme e in tutti i Regni (Minerale, Vegetale, Animale, Umano), come di ogni processo di trasformazione e metabolismo.

Inoltre, secondo la Tradizione cabalistica, sono affini alle Energie Angeliche più sottili e penetranti, cioè quelle dei Cherubini e dei Serafini, e possono far loro da tramite, accelerando in noi i processi di trasmutazione interiore nei percorsi di ricerca spirituale che tendono verso il conseguimento dell’illuminazione, della realizzazione spirituale e della connessione con il Divino (va comunque ricordato che le tappe non si bruciano mai in modo indolore).

Benvenuto Cellini ricorda di averne vista una, da bambino, nel caminetto della sua casa. Alcune Salamandre sarebbero altresì presenti sull’Etna sin dalle più remote antichità.

Essendo intimamente legate al Fuoco è possibile contattare le Salamandre in zona vulcaniche, oppure accanto ad un bel fuoco scoppiettante, o ancora in località desertiche particolarmente assolate. Bisognerà sistemarsi in posizione comoda con lo sguardo rivolto verso sud, seguendo il solito procedimento, su simboli legati a questo Elemento: una fiamma, il sole, la luce intensa di un fuoco e così via. 

❋ Aria ❋

L’Elemento Aria è popolato principalmente dalle Silfidi che governano le correnti aeree, addensano o disperdono le nuvole e creano i venti, dalla brezza leggera ai vortici impetuosi. Rapidi ed abilissimi messaggeri, con le correnti d’aria questi Spiriti veicolano informazioni quali pensieri, idee, archetipi, immagini, e le diffondono attraverso le loro corse nel vento; leggerissimi, vivaci ed inafferrabili, arricchiscono di energia vitale o prana il respiro di ogni essere vivente.

Inoltre si dice possano fungere da tramite tra il Piano Angelico e il Regno Umano, diventando portatori di ispirazione e Grazia Divina.Sono i “Deva” dell’aria: impalpabili, leggeri, mutevoli di forma evanescente, pronti a rincorrersi nel vento emettendo striduli fischi.

Sembrano dotate di ali, le Silfi, e lampeggiano di colori indefinibili, mentre solcano il cielo riempiendolo della loro fuggevole eppure intensissima vita.

Si dice, ma forse è solo una malignità, che molti rovesci di fortuna e situazioni instabili vadano imputati a questi volubili esseri, agli effetti molto più difficili da controllare dei loro fratelli.

Essendo connaturati all’aria, vengono messi in analogia con l’oriente e dunque con tutte le cerimonie stagionali d’inizio e di rinascita. La primavera è il momento ideale per parlare con le sinuose Silfidi, lasciandosi accarezzare il volto dalle folate di vento che quando sono sferzanti, vogliono ammonirci o metterci in preavviso riguardo ad un possibile pericolo.

La visione di questi aerei spiriti pare sia decisamente spettacolare durante lo scoppio dei temporali. In queste condizioni la loro forma si intensifica raggiungendo la saturazione del bianco nella sua purezza massima, mentre il convulso movimento all’interno delle nubi sembra incrementare l’elettromagnetismo dell’aria circostante, già saettante di fulmini.

Amano slanciarsi verso altezze vertiginose emettendo grida acutissime, e sfidano gli incauti e poco accorti dilettanti del cielo a seguirli. Diversi incidenti aerei possono ascriversi al fascino perverso delle Silfi, sempre pronte a coinvolgere nel loro gioco pericoloso, fino alle conseguenze estreme.

Lo studioso che cerca un contatto di natura magica con queste forme, si prepari a non cedere alla vertigine insopportabile di altezze impossibili. Non si lasci mai sedurre da nessun errore di sopravvalutazione, e ricordi il pericolo sempre costante di chi presume di salire troppo in alto, smarrendo il senso logico delle cose.

Paracelso le chiama anche Silvani, ed alcuni grandi Maghi del passato le hanno spesso confuse con gli Elfi della tradizione nordica. Di queste creature evanescenti ed eteree si conosce ben poco, si sa che vivono nel vento, che si spostano con le correnti aeree e che non disdegnano il contatto con gli umani, anche se si tratta di creature estremamente timide. Spesso però si mostrano ingannevoli, in special modo quelle di natura femminile.

I luoghi più idonei per un incontro con le Silfidi sono le pianure aperte, le grandi montagne con le loro vertiginose altezze e i luoghi ventosi. Ci si disporrà seduti con lo sguardo rivolto verso est, preferibilmente al mattino presto, e bisognerà meditare sui simboli relativi all’Elemento Aria (il volo di un uccello, una nube, il mondo visto dall’alto e così via).

❦ Terra ❦

Tra gli Spiriti della Natura, gli Gnomi e le Fate cosiddette, presiedono all’Elemento Terra: sono creature dotate di un grande senso pratico, capaci di trasformare in strutture solide e vitali i componenti della materia, combinandoli con energie sottili.

Gli Gnomi, guardiani del Regno Minerale, si occupano di quanto avviene sotto la superficie della crosta terrestre e presiedono sia ai fenomeni di formazione di rocce, minerali, metalli e pietre preziose, sia ai processi di soluzione dei sali che, tramite l’acqua, costituiranno il nutrimento delle piante.

Questi spiritelli c’invadono dalla nascita e ci accompagnano come angeli custodi nel corso della vita, sorvegliandoci discretamente nel momento del pericolo, consigliandoci nel sonno sulle decisioni più opportune da prendere nei momenti difficili.Queste timide creature abitano nelle viscere delle montagne, negli anfratti della terra, nelle grotte, nelle caverne sui picchi delle montagne, nel sottosuolo, tra le rocce ed ovunque vi sia analogia con la loro natura tellurica; sono abili forgiatori di metalli e custodiscono grandi tesori.

Piccoli di statura, sono dotati però di una forza eccezionale. Sono di aspetto molto scarno e l’insieme della loro figura dà l’impressione di vecchiezza macilenta. Non si tratta di personaggi particolarmente affabili, come nel caso dei Folletti, e la loro intelligenza, allo stato larvale, contrasta spesso con la severa gravità delle espressioni.

Si ipotizza che gli Gnomi derivino in qualche modo dalla mitica Lemuria, cosa che potrebbe aprire interessanti spunti di speculazione parantropologica. La loro è comunque una natura di tipo saturniano, ed è per questa ragione che l’inverno sembra essere il periodo più idoneo per cercarne contatti e favori.

Da Halloween al Solstizio d’Inverno, lo studioso potrà richiamare questi piccoli Dèi dal mondo inferiore con le cerimonie tipiche legate alla terra, nonché con l’orazione devozionale agli Gnomi, il cui potente sovrano risponde al nome di Geb.

Bisogna essere molto cauti nell’evocazione perché questi indefessi lavoratori del sottosuolo sono particolarmente irritabili ed ombrosi, a causa degli scarsi contatti con gli uomini. Mostrandosi invece cortesi e davvero amanti e rispettosi della natura, dichiarando affetto sincero per tutti gli esseri viventi, assicurando il più completo disinteresse, essi diverranno fedeli amici e generosi dispensatori di molti beni.

I luoghi adatti per entrare in contatto con queste presenze arcane della natura sono naturalmente le grandi montagne, le caverne e le miniere abbandonate, ed il momento migliore della giornata è quello che segue il tramonto.Le Fate, operando veri e propri processi di trasmutazione alchemica, si prendono cura del Regno Vegetale (anche se ogni tanto, come gli Gnomi, amano rivolgere le loro attenzioni agli abitanti del Regno Animale), nutrendo e sorvegliando la crescita e lo sviluppo di piante, fiori, alberi, dei quali armonizzano costantemente le energie con la loro danza morbida ed avvolgente.

Le Fate a cui alludiamo in questo contesto appartenengono alla classe degli Spiriti che operano direttamente in seno alla Natura, e si differenziano pertanto dalle Signore del Mondo Feerico, Regno la cui esistenza è peraltro strettamente e profondamente connessa alla salute materiale e spirituale del nostro pianeta.

ღ Acqua ღ

Le Ondine, ed altri Spiriti dalla Natura ugualmente sensibile e piuttosto instabile (umorale, appunto), popolano le Acque, da quelle più profonde ed oscure degli abissi marini dove possiamo incontrare anche le mitiche Sirene, a quelle più tranquille dei laghi; da quelle cristalline di sorgenti, cascate e ruscelli che scorrono fino al mare dove giocano Ninfe e Naiadi, a quelle sotterranee che filtrano attraverso la terra.

Paracelso infatti le chiama anche Ninfe e, come tali, vivono in simbiosi con l’acqua dei fiumi, dei laghi, delle cascate e delle sorgenti.La loro principale occupazione consiste nel captare ed indirizzare l’energia vitale nelle acque, rigenerandole e rivitalizzandole continuamente col loro incessante movimento, fornendo i presupposti per la generazione ed il mantenimento della vita su tutto il pianeta, visto che l’acqua è l’elemento principale che costituisce tutte le forme nelle quali la vita si manifesta.

L’esistenza delle Ondine è legata a quella del loro Elemento, se un fiume si prosciuga o si inquina oltremisura anche la Ninfa si estingue e perisce.

C’è una parte vastissima della mitologia dedicata a queste Figlie delle acque, spesso deificate ed universalmente conosciute. Sono le Sirene, la Ninfa Eco che langue d’amore per il suo bel Narciso, le Naiadi e le Nereidi, le tante Melusine che attraversano come meteore le leggende popolari del Medioevo.

La Tradizione ce le descrive come esseri femminili di bellezza eterea, dotate di una chioma fluente, che ricercano la compagnia degli uomini. Nell’antica Grecia erano chiamate Nereidi: Esiodo ne contava ben cinquanta ed Omero cita Apseude nell’Odissea.

I popoli germanici le definirono col nome di “Ondine” e dissero che erano figlie del Dio del mare Aegie e di Ran, sua moglie e sorella. Erano comunque invariabilmente rappresentate come splendide fanciulle spesso del tutto nude, a cavallo di animali fantastici o tritoni.

Il loro compito era quello di preservare le navi dai naufragi e di salvare le vite in pericolo dei marinai. Tuttavia le Ondine, appartenendo all’elemento acqua nel senso più lato, non sono soltanto le eteriche abitatrici degli abissi marini ma, come già detto, anche dei fiumi, dei laghi, delle cascate e degli specchi d’acqua in genere. Essendo associate dalla tradizione esoterica all’Ovest, il loro momento evocativo è l’autunno e più precisamente l’equinozio.

La cerimonia da apprestare è quella tipica dell’elemento in questione, e come al solito va rafforzata dall’orazione alle Ondine. Si tratta in questo caso di un singolare viaggio nelle profondità del proprio essere, dato che la connotazione tipica di questa esperienza magica è anzitutto l’esplorazione degli abissi dell’anima, con la conseguente liberazione dell’energia repressa.

La translucida forma delle Ondine le fa apparire, ai sensi umani allenati a questa visione, di una bellezza entusiasmante, viva e mobilissima. Grande è la loro capacità di assorbimento e di smaltimento delle energie circostanti di cui si nutrono e costituiscono. Un processo questo che esalta le doti di magnetismo, e che le rende udibili mentre, aumentando il ritmo frenetico del loro movimento, liberano un canto lamentoso e struggente.

I colori delle auree vanno dal bianco perla al rosa, fino al violetto chiaro, ma quando sono troppo numerose, le une accanto alle altre, non è facile distinguerne il preciso cromatismo. Anche l’alta velocità con cui si spostano non consente di metterle bene a fuoco, soprattutto allorché con voli d’uccello sfiorano le acque dei laghi, lasciandosi confondere con i comuni esseri naturali che popolano l’ambiente.

È possibile cercare le Ondine presso le sponde di un fiume o di un lago, preferibilmente in luoghi tranquilli ed isolati, oppure sul mare, particolarmente tra gli scogli e i dirupi. Le ore migliori sono quelle all’alba e del crepuscolo, volti verso l’ovest e, quanto alla meditazione, basterà seguire il moto dell’acqua associando a questo, pensieri in sintonia con l’elemento liquido.

Dolce, scivola l’acqua del lago sulla pelle di colei che si specchia,
steli d’erba sono il suo appiglio
al vento lieve e maestoso che dello specchio
ne domina le onde.
Leggero e sinuoso il manto del lago,
sbiadisce al suo moto continuo
il colore candido della piccola Fata
che attende il sorger del sole
per carpirne il primo raggio dal tenue calore
e del mattino per berne di rugiada una goccia…

Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:

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