Cap. 1, ANTEA – Parte 1a

Si narra che, in una lontanissima isola sospesa nel cielo, esista un luogo involto da magia e prodigioso splendore, un Regno misterioso sprigionante i più antichi bagliori d’incanto. Questa isola, conduttrice della Luce nel mondo, si chiama Antea, ed è governata dalle Fate di Solem, le Fate della Luce.

Protetto da un inviolabile sortilegio, antichissimo ancor più del mondo, l’ingresso dell’Isola di Antea, un inesauribile portale che ne consente l’accesso, è coperto da un fittissimo pulviscolo colorato ed evanescente, che s’innalza come un gigantesco arcobaleno nascente dopo la tempesta più tempestosa.

Essendo in una dimensione sovrapposta a quella terrestre, l’Isola non è indi visibile all’occhio umano, i comuni esseri mortali non possiedono il privilegio di scorgerla né ancor meno di esplorarla. Nessun Uomo può visitare questo luogo, dimora del Regno delle Fate.

Non si conosce con precisione il tempo in cui nacque il Regno, si dice che sia nato nella notte più notte dei tempi, quando tutto era soltanto oscurità, vuoto, quando la luce era solamente un bagliore di speranza. Quando la vita era solo un sogno e, le magiche creature in esso contenute, identiche e tra loro indistinguibili, vagavano eteree ed impalpabili effondendo energia e luce, nel buio di un mondo che non esisteva.

Ebbene, accadde che il Signore dei Tempi, stanco di girovagare nell’eternità della notte e desideroso di liberarsi dall’oblìo e di liberare la Luce, diede fisica dimora a questi esseri di pura luce, che acquisirono una corporea essenza vitale, una propria personalità individuale ed un posto in cui alloggiare. Un luogo dove arrestarsi e così, anziché vagare nei sogni, regalare sogni. Un mondo in cui regnava finalmente la Luce, la Luce delle Fate, dove non esisteva più il buio, né la notte.

Bellissime oltre ciascun dire, a tal punto che il medesimo Divinissimo s’innamorò della prima Fata che ebbe forma, prendendola addirittura in sposa, queste Fate rilucenti popolarono gli antenati dei primi astri che emersero dal buio, le stelle che iniziarono a dar vita al Firmamento.


Queste stelle, eppure, non eran le stesse che noi scorgiamo quando eleviamo gli occhi al cielo. Non erano corpi celesti compatti, con un proprio nucleo costituito da materia che produceva energia, erano semplice luce ondulante, pressoché trapassante.

Le antenate delle nostre stelle non erano sferiche bensì erano delle lunghe, interminabili distese di luce, congiunte e sfolgoranti che si snodavano in curve irregolari ed intersecanti e, a tratti, s’intrecciavano sfumandosi le une con le altre di una luce più tenue. Come degli immensurabili nastri di luce dove le Fate scivolavano libere e gioiose, in un rigoglio di fantasia e chiarità. Dove tutto era magico e luminoso e non v’era traccia d’oscurità. E fu il primo, antichissimo Regno delle Fate.

Naturalmente, dando loro un mondo da abitare, rimanevan pur esse sole, a dimorarvi e, uscendo dal sogno, il sogno stesso non aveva alcuna più ragione di essere. Sicché, il Signore dei Tempi chiese consiglio alla sua adorata sposa, Prima Fata della Luce, encomiabile essenza di pragmatismo e immane saggezza, e costei disse: «Mio Amato, un mondo fatto di sola magia non è un mondo giusto, così come un mondo di sola luce non è indicato per l’equilibrio giusto. Il sogno ha bisogno della notte.»

Allora il Signore dei Tempi con un sorriso, restituì al mondo una porzione di buio forgiando l’Universo, la cui sola esistenza generava nastri di oscurità che, a delicati sprazzi, affiancavano la luce delle stelle, le quali furono districate le une dalle altre. La notte ritornò e, con l’ausilio della luce, il sogno avrebbe dunque potuto alimentarsi e manifestarsi. Ma restava ancora un problema: chi sarebbe stato a sognare?

Or quindi, alquanto incerto sul da farsi si rivolse di nuovo alla sua sposa che prontamente gli consigliò: «Insieme a noi Fate, generate un popolo magico che sia completo e multiforme, capace della vostra magia e dispensatore di sogni. Mettetelo in cima al mondo, isolato ed inaccessibile, e all’intorno popolatelo di esseri distinti che possano beneficiare del nostro operato. Ma non concedete a costoro nessun potere magico del quale noi siam dotati, lasciate ad essi puramente coscienza e libero arbitrio, altrimenti non sapranno apprezzare la bellezza dei loro sogni. Vivranno senza desiderio e, di conseguenza, senza alcun sentore di felicità.»

E il Divinissimo, felice che la sua sposa fosse tanto acuta e portante, assentendo arricchì l’Universo corredandolo dei suoi pianeti, nacquero le stelle vere e proprie che furono ridimensionate, compresse in sfere di energia lucenti per dar spazio al moto dei nuovi arrivati. Diede forza alla gravità per tener uniti i sistemi planetari e, infine, creò la Terra, un pianeta assolutamente unico dove, grazie alla sua rotazione dinanzi alla stella più grande e più splendente, il Sole, poteva avvicendarsi il giorno alla notte.

Accanto ad essa, affinché il buio non occultasse integralmente la vita notturna di questo pianeta, sfavillò un astro più piccolo ma dolce, argenteo e dalle proprietà magiche, che avrebbe equilibrato l’aspetto più intrinsecamente terreno della Terra e dei suoi abitanti. La Luna, che divenne magica compagna del Sole.

La Terra fu il suo più grande capolavoro. Ma non poté di certo far tutto da solo. Aveva bisogno di una mano più concreta, una mano concretante. Egli era il seme della vita, lo Spirito della Vita. Generava la favilla della vita, ma non poteva dar sostanza alla vita.

Grande Architetto della nostra “casa”, Egli si occupò di prepararne una base feconda. La disegnò con tutto quel di cui avrebbe necessitato e, una volta terminato, interpellò la sua amorevole sorella, la Grande Madre, la stessa Madre che aveva dato corpo a quegli esseri di pura luce: Madre Natura.

Ed esplose così la magia della Natura, dando vita alle creature più variegate, da quelle propriamente magiche che avrebbero composto il Piccolo Popolo, fino a quelle più semplici che avrebbero popolato la Terra: gli animali. E, dalle prodigiose scintille di questa Creazione, vennero generati esseri a metà strada tra gli Esseri Fatati e gli animali: gli Esseri Umani.

Successivamente, il Signore dei Tempi collocò la dimora delle Fate in mezzo all’oceano, su un’isola fluttuante di poco sopraelevata alle acque. Radicalmente distante dalla capacità umana e all’apparenza sperduta, Egli la pose ai confini del mondo, dove nessuno dei comuni Umani era in grado di materialmente approdare, un luogo d’incanto che alcun d’essi avrebbe potuto “vedere”. Al di là del tempo e dello spazio, dove spazio e tempo non esistono, sarebbe eppur sempre stata in diretta comunicazione con la Terra degli Uomini.

Sembra che si trovasse, e si trovi tuttora, nell’extratemporale triangolo magnetico e misterioso dov’era situata anche l’Isola di Atlantide, che però venne in seguito distrutta. Ma questa è un’altra storia.

© Romanzo Fantasy LUCE DI FATAEstratto dal libro inedito

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2 Risposte a “Cap. 1, ANTEA – Parte 1a”

  1. emma 1 Ottobre 2022 at 17:06 Permalink

    Ciao sono Emma,
    adoro le fate fin da bambina.
    Ho 12 anni e sono di lodi.
    Mi piacerebbe tantissimo essere una fata e comparire nel vostro blog!!
    La cosa più bella sarebbe che potrei trovarmi in un universo fantastico, pieno di magia e fate!
    Sono sempre stata legata a alla magia, ai regni fatati e quant’altro.
    Spero moltissimo di poter diventare una fata e avere una vostra risposta.
    Ora parlerò un pòggg di me, con i miei pregi e i miei difetti, sia fisicamente che caratterialmente
    Tanto per cominciare, sono una ragazza abbastanza magra e di media statura. Ho i capelli mediamente lunghi e castano abbastanza chiaro. Ho gli occhi cerulei (un verde particolare, cosa che mi fa pensare moltissimo alle fate, quindi forse è meglio che nella mia descrizione sul sito delle fate ci sia, anche se naturalmente questa è una scelta vostra, che spetta a voi, quindi fate come credete sia meglio) e di medie dimensioni. Porto gli occhiali (ma preferisco che nella mia raffigurazione che mi create questo piccolo dettaglio non ci sia, specialmente perché non credo che una fata porti gli occhiali, ma ovviamente se preferite metterglieli perchè è più originale fate comodamente) di forma tonda e con i bordi e le stanghette sottili.
    Come carattere, sono timida ma quando mi sciolgo sono molto aperta. Quando le mie amiche si trovano in una qualsiasi difficoltà io le aiuto sempre, quindi si può dire che io sia risolutiva e un ottima consigliera, perchè, quando le mie amiche preferiscono che io agisca indirettamente e quindi senza alcuna azione, do ottimi consigli. Inoltre sono un tipo molto preciso, ordinato, e pignolo, forse anche un pò troppo.
    Sono anche molto sensibile ed empatica (caratteristica che in molti mi sottolineano) nei confronti degli altri, magari anche di chi non conosco o conosco da poco tempo, come ad esempio verso una mia compagna ucraina (ania, o italianizzato “anna”, una delle mie migliori amiche), venuta in italia da poco a causa della guerra, la aiuto anche nelle materie scolastiche e nella vita in generale, soprattutto perchè non ha qui i genitori e li sente raramente. Ha anche perso il fratello maggiore, pochi mesi fa, è qui in italia con la sorella maggiore e il fratellino.
    Sono anche molto gentile e altruista.
    I miei difetti sono: invidia, litigiosa, ma soprattutto vendicativa, specialmente verso chi tocca le mie amiche e la mia famiglia.
    Approposito, ho un fratello di nome matteo, mia madre si chiama manuela e mio padre giancarlo.
    Le cose che mi piacciono fare sono: scrivere, leggere, studiare, ascoltare la musica, guardare la tv e andare con i pattini. Ma la cosa che amo fare di più al mondo è la ginnastica artistica, la mia passione più grande, oltre a quella delle fate e alla magia, naturalmente!!
    Spero di avere presto una vostra risposta e che io abbia detto tutto si di me.
    Il mio sogno è essere una fata!
    Emma

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