Com’eravamo all’inizio dei Tempi…

Noi Fate siamo arrivate insieme all’Universo, eravamo già parte dell’Universo quando esso si formò. Eravamo lucide essenze che vagavano nel nulla, come un gigantesco sogno in cui non esisteva la realtà delle cose, dove c’eravamo soltanto noi, che irradiavamo energia e luce, nell’oscurità di un mondo inesistente.

Con noi c’erano le stelle, ancor prima che nascessero i pianeti, ed erano nostre compagne di giochi, inseparabili amiche ci intrecciavamo e rincorrevamo, luce con luce, sogno con sogno.

Non avevamo fissa dimora, la materia era ancora un concetto lontano, e per secoli e secoli abbiamo brillato in quell’infinito spazio incorporeo che era padre del Firmamento.

Noi non sappiamo come siamo nate, né quando siamo nate, sappiamo unicamente che siamo sempre esistite, in una forma o nell’altra: quando l’Universo era puramente un’idea, quando tutto ciò che esiste era solamente un sogno, quando la luce era soltanto un bagliore di speranza…

Ci fu poi un tempo, in cui il grande Creatore, il Signore dei Tempi, ne ebbe a sufficienza di girovagare eternamente in uno spazio senza spazio, in una luce senza luce, in una notte senza notte… voleva qualcosa di speciale, dar vita a qualcosa di diverso. Voleva dare un senso alla Vita.

Cosicché, ci diede sostanza ed un materiale spazio nel quale arrestarci ed abitare, ricolmo di luce e di speranza, non più sogno ma realtà. E fu il primo, antico Universo che emerse dal nulla.


Per non lasciarci sole, il Signore dei Tempi diede sostanza anche alle stelle su cui, molto tempo dopo, avrebbe scritto il destino degli uomini. Gli uomini vennero in un’epoca molto più tarda, quando il Divinissimo creò la Terra, insieme a sua sorella, la Natura, che divenne nostra madre e protettrice.

All’inizio, in questo nuovo mondo che rappresentava a grandi linee il primo Regno delle Fate, c’era solo luce e la notte non esisteva più. Eppure, ciò diede da pensare al Grande Padre, perché essendo noi uscite dal sogno, il sogno non aveva più motivo di esistere, come la notte stessa. Passarono altri secoli, dove noi imparammo a vivere di sostanza e ad usare la magia ma senza un perché, e oltretutto in questa nuova eternità di sola luce non v’era equilibrio, quindi in un dato senso era come se Egli non avesse fatto nulla di diverso. Ci aveva dato un corpo, ma senza funzione.

Ed è lì che il Signore dei Tempi decise di affinare il suo Grande Piano, e restituì il buio a questo nostro mondo creando l’Universo come lo conoscete voi: diede vita a quelli che oggi vedete come pianeti e restrinse le stelle, facendole diventare sferiche, mentre in principio erano state lunghi nastri di luce iridescente sulle quali noi Fate scivolavamo liete.

Ora l’Universo era scuro e le stelle lo illuminavano, però c’era sempre qualcosa che non quadrava, il buio diventò nuovamente perenne ma, principalmente, in questa nuova realtà mancava ancora il sogno, non v’era chi potesse sognare e dunque perpetuare la sua magnificente bellezza. Il sogno era importante, era l’origine da cui era partita la Vita, e non poteva assolutamente perdersi nella notte dei Tempi.

L’unico modo, s’avvide il Signore, era di creare una differente forma di vita, e fu un’idea geniale perché da quel momento, tutto quel che venne non fu altro che un’insigne, autentica magia. Idea dopo idea, magia dopo magia, l’Universo divenne perfetto. Fu una cosa molto lunga, un progetto divino che non si esaurì con qualche anno bensì attraverso i secoli, essendo assai particolareggiato e delicato: il Grande Padre doveva dar vita a qualcosa di stabile e di perfetto, che non sarebbe caduto come un castello di sale alla prima, avversa occasione.

Per prima cosa prese una stella, la ingigantì la ingigantì, fin quasi a farla scoppiare, dandole l’onore di essere lume e fonte della Vita. La chiamò Sole, e le affiancò un’argentea compagna eterna, la Luna, dotata di flebile luce riflessa, che avrebbe svolto un altro importante compito. Infatti, il Signore aveva previsto di risolvere la distinzione tra luce e buio, creando la notte e il giorno. E, per non rendere troppo scura la notte, proprio la Luna fu chiamata a rivestire tal ruolo, attingendo alla potente luce del Sole che l’avrebbe sempre illuminata.

Nel frattempo, Egli aveva modellato con maggiore dettaglio il nostro mondo, trasformandolo in un vero e proprio regno, più circoscritto, e non occupante l’intero Universo. Era piccolissimo rispetto a dove eravamo abituate a scorrazzare, era come una ridente e deliziosa isola supremamente magica, proprio come quelle con cui il Grande Padre pullulò i mari e gli oceani del vostro Pianeta.

In quella prima fase stemmo in un angolo a guardare, il Signore dei Tempi fu molto rigoroso al riguardo, doveva detenere il pieno controllo e non delegò alcuno. Solo in seguito, allorché ebbe creato la Terra, intervenimmo insieme a Madre Natura.

La Natura, Grande Madre e sua sorella generatrice, perfezionò il suo più grande capolavoro, il Pianeta Terra, poiché lo rese vivo e popolato da un’infinita varietà di esseri, fatti di sostanza e di spirito. È dall’unione del Signore dei Tempi e di Madre Natura, infatti, che si poté creare l’Uomo: il Signore è Spirito, la Natura è Materia, e l’Uomo aveva bisogno di entrambi per poter essere generato.

Noi non partecipammo alla creazione dell’Uomo, ma fummo indispensabili per dargli un confortevole luogo nel quale nascere e dimorare, in quanto la Natura necessitò di altre forze per poter degnamente portare a termine il suo lavoro. Ecco perché noi Fate fummo distinte secondo i suoi Elementi, Acqua, Terra, Aria e Fuoco, appunto perché i compiti vennero distribuiti e ci fu amplificato un determinato potere, proprio in base all’Elemento di cui, se così possiamo dire, noi siamo figlie ma anche governatrici. E poi il Signore dei Tempi meritava il suo bel riposo, occuparsi della materia non rientrava nemmeno nelle sue competenze, quindi noi eravamo le più adatte per ricoprire questi ruoli.

Così, dopo aver formato la nostra isola, il vero e definitivo Regno delle Fate, che l’Altissimo collocò poco sopra gli oceani nuovi di zecca della Terra, si ritirò in Cielo e si attorniò dei suoi messaggeri, esseri divini di nuova origine che Egli chiamò Angeli. Questi esseri furono indispensabili perché, mentre la Natura aveva noi, che avremmo sopperito a tutto sulla Terra, il Signore dei Tempi aveva bisogno di un collegamento diretto con le nuove creature appena nate che, essendo prive di magia e fondamentalmente indifese, non erano totalmente indipendenti, dunque non ebbe cuore di lasciarle abbandonate a loro stesse.

Ma, prima di librarsi verso la sua Corte Celeste, ci diede l’ultimo, importantissimo incarico, che poi era il fulcro dal quale si era originato quel mondo perfetto: ci affidò il sogno, il sogno da distribuire a voi Umani.

Non fu cosa facile poiché era una responsabilità immensa, ma ad ogni modo Egli ci riversò la sua sconfinata fiducia, prendendoci ad una ad una, e cospargendoci di quel potere che era molto più che magia. Era il senso della Vita.

Noi Fate imparammo a creare e gestire i sogni, e andammo finalmente ad abitare sull’isola, un’isola incantata che voi Umani non potrete mai trovare perché è invisibile, o meglio, si trova in una diversa dimensione, esattamente sovrapposta alla vostra. E, a scanso di equivoci con le storie fantastiche del vostro mondo, noi la chiamiamo L’isola che c’è, dato che esiste ed è viva, non è fantasia e non è neanche una bella favola. Un giorno ve la descriverò, per quanto mi è concesso…

Lì ci siamo noi Fate e tutte quelle creature e razze magiche che sono nate dopo la Grande Creazione, all’epoca in cui la Natura ha popolato la Terra con gli animali e in seguito gli Umani. Tra queste, noi Fate siamo particolarmente legate agli Elfi, che in un certo senso sono stati un modello per forgiare la fisionomia umana, sebbene esistano differenze sostanziali come l’immortalità e la magia che possiedono, un qualcosa che a voi è stato negato. Voi siete stati creati per dare un perché al sogno, per dare un senso alla Vita che lo acquisisce anche attraverso la morte. Un aspetto che nasce con voi, come destino ineluttabile.

Creature nate insieme agli Angeli, il compito affidato a queste nuove razze magiche fu di affiancarci e di svolgere tante mansioni necessarie per portare egregiamente avanti il vostro mondo, anche se a volte qualcosa sfugge al nostro controllo e possono accadere cose davvero davvero brutte. C’è da dire, comunque, che noi non possiamo intervenire se è la nostra Grande Madre a ribellarsi, a far sentire la sua autorevole voce, per cui non è dovuto ad una sorta di nostra inefficienza, ancor meno negligenza.

Ci sono momenti in cui dobbiamo farci da parte, giacché sta andando in atto una lezione, un monito per voi, ed è questo che fa una madre, se i suoi figli sono un po’ cattivelli…

Fatina

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