Il Sogno dell’Orsa

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Data di pubblicazione: 16 Ottobre 2011 ©Giardino delle Fate

Un tempo sulla Terra c’era un luogo magico, una Valle incantata circondata da montagne altissime. Tra queste una, la più alta, aveva un cuore di Cristallo che raccoglieva e incanalava le energie purissime del Cielo, inviandole al centro della Terra e viceversa, creando un ponte essenziale alla vita e all’equilibrio di tutto il pianeta.

Nella Valle regnava l’armonia tra gli uomini e gli Spiriti Guardiani della Natura, che erano continuamente rigenerati dal contatto con la Montagna dal cuore cristallino.

In quel tempo la Valle era sorvegliata da un’Orsa vecchia e saggia, che nei suoi sogni custodiva le risposte ad ogni domanda che poteva affiorare dal cuore degli uomini e degli Spiriti stessi. Quando qualcuno aveva domande, si rivolgeva all’Orsa; l’Orsa si metteva a dormire nella sua caverna e sognava, ed entrava nei sogni di chi aveva domande perché potesse sognare risposte.

Quando l’Orsa morì il suo Spirito, grande come il suo cuore, rimase nella Valle a vegliare e a sognare per la vita di tutti i suoi abitanti visibili e invisibili fino a che, come tante leggende, fu dimenticata. Allora non le rimase da fare altro che dormire un sonno senza sogni.

Venne il tempo in cui gli uomini, avendo dimenticato il legame sacro con la Natura ed i suoi Spiriti Guardiani, presero a devastare senza alcun rispetto il volto e il corpo della Terra, e nella Valle il cuore di Cristallo della Montagna alta e Sacra si offuscò per il dolore di quelle ferite.

stella

Anche in quel luogo le opere dell’uomo infransero l’armonia e ruppero l’incanto, deviando il flusso delle acque di Sorgenti Sacre ed alterando gli intrecci dei sentieri fatati, resi così inagibili agli Spiriti della Natura stessi. Gli Spiriti, non più rigenerati dal Cristallo della Montagna ormai offuscato, cominciarono a sentirsi venir meno a poco a poco, fino a svanire.

Alcuni di loro, per non fare quella fine, scelsero di rifugiarsi nel profondo della Terra dove caddero in un sonno simile al letargo; altri decisero di nascere tra gli uomini stessi per riportarli alla consapevolezza dell’antica alleanza con la Natura; altri ancora rimasero coraggiosamente, ma erano pochi e troppo deboli per governare gli Elementi di una Natura che, sofferente e martoriata su tutto il pianeta, con i suoi spasmi di dolore provocava catastrofi sempre più frequenti.

La Terra gemeva, la Terra reagiva, e i suoi Spiriti Guardiani di un tempo si sentivano impotenti di fronte agli Elementi stessi, diventati incontrollabili e quasi impossibili da gestire. Il cuore di Cristallo della Montagna Sacra, essendosi offuscato, non riusciva neanche più ad armonizzare le energie celesti e quelle terrene, e la Terra non poteva guarire.

Allora gli Spiriti si ricordarono dello Spirito dell’Orsa che dormiva senza sogni, e le chiesero aiuto. E l’Orsa, felice di essere stata chiamata, sognò.

Sognò che per guarire la Terra bisognava risvegliare il potere della Valle e tutti gli Spiriti Guardiani in essa addormentati, sognò che per far questo occorreva richiamare nella Valle tutti quegli Spiriti che l’avevano lasciata per nascere tra gli uomini e far battere all’unisono i loro cuori; sognò, infine, che bisognava far risplendere e vibrare ancora il cuore di Cristallo della Montagna Sacra perché tornasse ad essere ponte tra la Terra e il Cielo, in modo che la Terra potesse guarire e gli Spiriti della Valle risvegliati potessero vivere e rigenerarsi.

L’Orsa sognò, ed entrò nei sogni di alcuni bambini che un tempo erano stati Spiriti Fatati della Valle, e i bambini sognarono una Festa. E la Festa richiamava altri bambini a migliaia, e tra essi tutti quelli che un tempo erano stati Spiriti Guardiani della Valle anche se non ne avevano memoria.

L’Orsa sognò i suoni della Festa, i suoi canti, le sue le danze, le sue musiche; sognò quei suoni insieme al suono dei tamburi che faceva battere all’unisono tutti i cuori dei bambini riuniti intorno ai fuochi; sognò che il suono del battito dei cuori dei bambini giungeva al profondo della Terra e risvegliava gli Spiriti in essa addormentati, perché tornassero a svolgere in armonia e leggerezza i loro compiti di Guardiani della Natura e dei suoi Elementi.

Restava solo da guarire il cuore di Cristallo della Montagna più alta e Sacra. E l’Orsa sognò ancora, e sognò che bisognava cantare alla Montagna perché il suo cuore cristallino si sciogliesse dal dolore e ritornasse puro e trasparente; sognò che il suono da cantare era il Nome Sacro e Segreto che un bambino, memore di essere stato Elfo, custodiva nel suo cuore; sognò infine che quel Nome, per guarire la Montagna, doveva essere cantato dalla voce di una certa bambina che un tempo era stata Fata in quella Valle, e che ora vi era stata richiamata.

L’Orsa sognò che l’Elfo e la Fata, rinati nel regno umano per portare agli uomini la consapevolezza della necessaria armonia con tutti gli esseri viventi, da bambini molto giovani si erano già incontrati una volta: allora, la bambina aveva regalato al bambino un cristallo nero, di un nero purissimo più nero della notte e del vuoto, che poteva racchiudere in sé miliardi di stelle ed universi segreti.

Adesso, il bambino un tempo Elfo e la bambina un tempo Fata si incontravano ancora nel sogno dell’Orsa, mentre la Festa di risveglio riportava alla vita tutti i loro fratelli e compagni fatati ed impalpabili, riunendoli a quelli ora incarnati in un corpo umano tangibile.

Ma il bambino non voleva aprire il suo cuore alla bambina che avrebbe dovuto leggervi il Nome segreto per cantarlo alla Montagna, e non voleva perché sapeva che quel Nome è quanto di più sacro ed intimo vi sia, e racchiude l’essenza ed il potere di chi lo custodisce.

Allora l’Orsa sognò ancora, sognò il cristallo nero che la bambina Fata aveva dato al bambino Elfo, e sognò che quel cristallo era il cuore stesso della bambina, cuore di cui lei gli aveva fatto dono un tempo.

La prima parte di un equo scambio era già avvenuta, ed il bambino poteva sentirsi al sicuro: una volta che la bambina avesse cantato il suo Nome alla Montagna per guarirne il cuore, egli poteva scegliere di custodire il cristallo nero e stellato nutrendo fiducia nella bambina e nella sua capacità di preservare il segreto, oppure infrangerlo.

Se l’avesse infranto, la bambina sarebbe svanita dal regno umano per tornare tra gli Spiriti fatati Guardiani della Valle, e non avrebbe mai potuto rivelare quel Nome ad altri, e il Nome sarebbe rimasto per sempre segreto.

E ancora l’Orsa sognò, sognò il bambino che risplendeva mentre apriva il suo cuore cristallino, puro e limpido alla bambina, e la bambina che riluceva cantando e danzando alla Montagna quel Nome in esso custodito.

Come col battito del loro cuore i bambini alla Festa risvegliavano gli Spiriti della Natura dormienti ridando loro la vita e il potere, così col dono dei loro cuori il bambino un tempo Elfo e la bambina un tempo Fata restituivano un cuore puro e trasparente alla Montagna Sacra, un cuore libero dal dolore delle ferite, un cuore guarito e in grado di guarire la Terra e i suoi abitanti visibili e invisibili: un cuore di Cristallo terso e limpido, capace di far vibrare in risonanza Cielo e Terra per sempre in armonia.

E da quel giorno, per sempre felice, l’Orsa sognò, e sognò, e sognò…

Dedicato all’Orsa che sogna, all’Elfo e alla Fata,
bambini che sono dentro ciascuno di noi

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