★ L’Amuleto dell’Isola di Palo ★
Un antico Amuleto, forgiato, insieme ad altri dodici dalla Dea Themis al tempo della nascita delle Razze su Lot, era custodito nel Tempio sulla collina che domina il piccolo porto dell’Isola di Palo nel mare di Lot. Nascosto alla vista di tutti, antichi sacerdoti lo avevano vegliato per secoli, fino a che la sua presenza era diventata prima oggetto di leggende e poi era scomparsa dai ricordi di tutti.
Con il passare del tempo anche i Sacerdoti si dispersero ed il Tempio rimase abbandonato e, in apparenza, vuoto. Dopo le battaglie che i marinai di Lot avevano sostenuto contro Goblin ed Orchi per raccogliere e caricare sulle loro navi la spezia, sul mare di Lot era calato l’oblio e anche le forze di Honorius avevano cessato di solcarlo.
Per molti lunghi secoli l’Amuleto era rimasto inattivo all’interno del suo Tempio, finché un giorno un gruppo di Maghi di Nathamer, mentre compivano magiche ricerche degli altri Amuleti, ne avevano avvertito la presenza, ed era stata organizzata una spedizione per trovarlo e portarlo nella Vecchia Lot, al fine di piegarlo al volere del Male.
L’Amuleto conteneva un’antica magia ed un grande potere, e questa magia, sentendo incombere una minaccia su di sé e sugli altri Amuleti, si era subito attivata per richiamare dei Cavalieri che lo ritrovassero e lo portassero al sicuro; così un pomeriggio l’Amuleto, avendo percepito le potenzialità di alcuni valorosi combattenti, che si trovarono riuniti presso la Corte di Lot a causa di uno strano presentimento, aprì un varco dimensionale che potesse farli giungere fino ad esso.
D’un tratto l’aria si fece immobile e le torce si spensero, nell’incredulità generale un puntino nero apparve sospeso a mezz’aria e pian piano crebbe fino a diventare un tenebroso portale ovale.
In quel momento si trovavano a Corte il Maresciallo Cleante, l’Ufficiale delle Guardie Ducali Elminster e la Guardia ColdFire, il Cavaliere dell’Arcana Saggezza Oiffos e il Difensore Shanty, il Custode delle Ombre LordOrion, il Supremo dei Paladini Prester e il Capitano MorganLeah, il Priore Falcor ed il Cavaliere Rando per i Leoni Rampanti, il Cartografo Fati Bosc ed infine messere Dryke.
Tutti poterono chiaramente udire le seguenti parole provenire tetramente dall’oscuro portale:
« SOLO CHI È PURO DI CUORE POTRÀ RAGGIUNGERMI »
I presenti risposero prontamente alla chiamata e, uno alla volta, attraversarono quel varco che li conduceva verso l’ignoto: dall’altra parte si ritrovarono in un luogo sconosciuto, immersi in una fitta nebbia e con un terreno sabbioso sotto i piedi. Il silenzio regnava sovrano ed i valorosi cominciarono la loro avventura senza sapere dove li avrebbe condotti e, tanto meno, se avrebbero mai fatto ritorno a Lot.
Improvvisamente una leggera brezza si levò e la nebbia cominciò a diradarsi, rivelando in qualche modo l’ambiente circostante. Il gruppo si trovava in piedi su di una piccola isola sabbiosa, ma non si riusciva a vedere molto altro a causa della presenza di un fitto canneto; rapidamente, tramite le spade, le canne vennero tagliate e subito ci si rese conto di essere nel mezzo di un’immensa e putrida palude.
Una densa nebbia stazionava poco sopra l’acqua e in mezzo a questa, in lontananza, si poteva scorgere a fatica il pulsare di una luce fioca, ma rassicurante; i Cavalieri furono concordi nel supporre che quella doveva essere la loro meta. Con l’ausilio delle spade si appurò che il fondale della palude era sabbioso e, nonostante ci fosse il timore della presenza di sabbie mobili, dato che il livello dell’acqua arrivava solo al ginocchio, si tentò l’attraversamento a piedi.
Dopo appena qualche passo si udì chiaramente un rumore provenire dall’acqua, come di un qualcosa che vi scivolasse dentro con agilità; il Maresciallo Cleante mise all’erta i membri della spedizione sulla possibilità che si potesse trattare di alligatori o grossi serpenti acquatici.
Ci si chiese se non convenisse costruire una zattera e, proprio mentre si rifletteva su ciò, il Priore Falcor venne attaccato da due enormi coccodrilli, mentre un terzo azzannava il Cavaliere Rando. Tutti si adoperarono prontamente per soccorrere i feriti ed eliminare i pericolosissimi rettili che, nonostante ripetuti attacchi, grazie alla loro scorza coriacea non vennero neppure feriti ma, almeno, si allontanarono dalle loro vittime ritirandosi poco lontano sulle sponde della palude.
Le condizioni della gamba del Priore Falcor erano piuttosto preoccupanti, e fu necessario allargare le lamiere del suo gambale protettivo con l’ausilio di un pugnale per poterla estrarre; il sangue sgorgava copioso e il Difensore Shanty, dopo essersi strappata il mantello, improvvisò una sorta di laccio emostatico sull’arteria femorale, per fermare l’emorragia.
Si decise a questo punto di fabbricare la zattera utilizzando delle canne e delle liane ma, proprio mentre la si stava ultimando, una densa nebbia tossica raggiunse l’isola, iniziando ad intossicare da prima il Maresciallo Cleante e poi tutti gli altri. Il gruppo riuscì comunque a mettere in acqua la zattera e a dirigersi nella direzione da cui proveniva la luce che, nel frattempo, aveva ricominciato a pulsare.
L’acqua era torbidissima e foglie morte insieme ad altri oggetti marcescenti galleggiavano intorno alla zattera, che scorreva libera, nonostante il terribile fetore e l’inquietante sguardo dei coccodrilli che sembravano aspettare solo un passo falso del gruppo. Più ci si avvicinava alla luce e più si poteva capire quale fosse la sua vera natura, era una lanterna che ondeggiava dall’albero di una vecchia nave di Lot.
La nave veniva cullata lentamente dalle acque ristagnanti della palude con le vele che pendevano marce dagli alberi, ma per il resto non sembrava essere in cattive condizioni. Senza esitare tutti salirono a bordo e cominciarono ad esplorare la vetusta imbarcazione; sottocoperta vennero trovate delle vele ancora in buono stato e, nella cabina a poppa, scheletri di marinai morti sembrava che stessero aspettando con pazienza l’arrivo dei nostri valorosi.
Le vele vennero sostituite ed una leggera brezza cominciò a soffiare finché la nave, dopo una serie di inquietanti vibrazioni e cigolii, iniziò a muoversi; lentamente la nebbia scomparve e davanti all’imbarcazione si poté chiaramente distinguere il mare di Lot. La nave solcava sicura le onde con il vento in poppa, quasi come se fosse governata da una forza misteriosa, e seguendo una rotta prestabilita sembrava essere dotata di vita e volontà propria.
La palude era ormai lontana e davanti alla prua alcuni riconobbero l’Isola di Liffa ammiccare dalle acque per poi sparire nuovamente; doppiato un promontorio fece capolino la sagoma dell’Isola di Palo, l’imbarcazione puntava sicura e veloce verso di essa, fino a fermarsi completamente attraccando ad un molo di pietra del vecchio porto.
Il mare calmo consentì a tutti di scendere agevolmente sulla terraferma; vicino al molo si trovavano alcune casupole di pescatori ormai cadenti e, poco oltre, si riusciva ad intravedere in mezzo alla foschia la struttura di un Tempio maestoso. Improvvisamente da dietro un costone spuntarono due Goblin, seguiti a breve distanza da un’esercito di Fanti in armatura nera capitanato da un Cavaliere Oscuro, che attendevano il gruppo schierati in formazione a quadrato. Un Goblin in lontananza lanciò un grido di allarme.
Il Cavaliere si fece avanti, togliendosi l’elmo, e dopo essere sceso da cavallo, con voce solenne domandò: «Chi siete? Cosa volete?»
Il Maresciallo Cleante, alzandosi la celata dell’elmo in segno di pace, gli rispose: «Siamo cittadini di Lot e il nostro cuore è puro.»
«E cosa volete?» replicò il Cavaliere.
«Dovete dircelo Voi. Vogliamo la verità» rispose Cleante.
A quelle parole il Cavaliere, senza più proferire parola si voltò, salì nuovamente in sella e si diresse verso la fila dei Fanti poco dietro di lui; d’un tratto indossò l’elmo, levò la mano destra al cielo per poi ricalarla repentinamente verso il basso. Il segnale di attacco era stato dato e gli oscuri Fanti si avventarono sul piccolo gruppo circondandolo: cominciò un feroce scontro armato.
I nostri impavidi lottando con coraggio contro un nemico molto più numeroso cercavano di guadagnare terreno verso il Tempio, quando improvvisamente una potente luce iniziò a saettare dalle sue porte e finestre. Il Comandante Oscuro guardava la scena soddisfatto, un ghigno solcava il suo volto fino a diventare una fragorosa e raggelante risata, e alzando nuovamente la mano destra richiamò a sé i suoi subordinati.
Tutta l’isola era illuminata dalla luce proveniente dal Tempio, mentre le tenebre inghiottivano i Fanti ed il loro Signore. Dopo qualche istante di questa Apocalisse il buio avviò a diradarsi, tutti i nemici erano svaniti, la Luce aveva trionfato sull’Oscurità e le Forze del male erano state completamente disperse.
La strada verso il Tempio era cosparsa di cadaveri di Goblin e a fatica i nostri intrepidi poterono percorrerla. La collina tremava, quasi come gli animi di chi la stava scalando…
La porta del Tempio era aperta e tutti entrarono con un’intenso bisogno di scoprire quale fosse la fonte di quella energia; fu allora che videro… Sopra l’altare giaceva sospeso a mezz’aria un’Amuleto composto da due spade incrociate, sopra una sfera con dentro incise delle antiche rune.
Esso pulsava e brillava di una luce blu cobalto. Poi con lo stesso tono di voce che già era stato udito alla Corte di Lot, disse: «IO SONO LA SALDEZZA DEI CUORI. IO SONO LA FORZA CONTRO IL MALE. PORTATEMI CON VOI.»
Tutti furono concordi che dovesse essere il Cavaliere Oiffos a prenderlo con sé e, non appena ella lo strinse accanto al suo cuore, il Tempio cominciò a tremare. Dall’esterno potevano chiaramente essere udite le grida di allarme di molti Goblin in avvicinamento. Tutti corsero alla nave, stringendosi intorno all’Amuleto e al Cavaliere Oiffos che non lo avrebbe ceduto al nemico neanche a costo della vita stessa.
Appena l’ultimo lottiano ebbe messo piede sulla nave il vento iniziò ad alzarsi. La vela venne dispiegata, gli ormeggi furono tagliati, il sartiame cigolò mentre tutta la nave cominciava a muoversi, prendendo un vento di bolina che soffiava con sempre maggiore insistenza.
Un’orda di Goblin giunse al molo appena pochi istanti dopo che la nave lo aveva lasciato; il gruppo esultava sulla nave per lo scampato pericolo, mentre i loro volti venivano imperlati dalla salsedine e dagli spruzzi delle onde, ma ad un tratto il vento si placò improvvisamente e la nave rimase immobile in mezzo al mare.
Sospeso nell’aria si riaprì il puntino nero e in pochi istanti si formò nuovamente l’ovale, al di là del quale poteva essere intravisto il pavimento del salone di Corte. Le tavole dell’imbarcazione cominciarono a disfarsi sotto i piedi degli allibiti lottiani, le vele caddero a pezzi, gli alberi scricchiolarono e si spezzarono come fossero marci.
Mentre la nave colava lentamente a picco, uno alla volta tutti attraversarono l’ovale e tirando un sospiro di sollievo trovarono il Depositario del Mistero Althair ad aspettarli.
L’Amuleto dell’Isola di Palo fu affidato a lui ed ora è custodito nella Biblioteca dei Detentori dell’Arcana Saggezza, dove ne stanno decifrando le rune incise all’interno della sfera, al fine di potere svelare il mistero del suo potere ed impiegarlo per il bene di tutta Lot.
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