La Qabbaláh (Cabala)

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Data di pubblicazione: 8 Ottobre 2011 ©Giardino delle Fate

Nella religione dell’ebraismo, Qabbaláh è l’atto di ricevere, la tradizione. Essa è la sapienza mistica e spirituale contenuta nella Bibbia ebraica, è parte della tradizione esoterica della mistica ebraica, l’espressione “interna” dell’ebraismo, come l’anima nel confronto con il corpo.

Il termine “Cabala” (in origine Qabbalàh, o Kabbalah, dall’ebraico קבלה) significa “dottrina ricevuta, tradizione”, e infatti essa si colloca tra le innumerevoli tradizioni ebraiche estranee alle Sacre Scritture.

La Cabala è un aiuto indispensabile al processo di trasformazione della consapevolezza umana, personale e collettiva, che è la più grande opera alla quale siamo tutti chiamati. Nel passato la Cabala era nota solo a pochi iniziati meritevoli. Finalmente, negli ultimi decenni, i Maestri stanno aprendo le porte dei suoi tesori a cerchie sempre più vaste di persone.

…la Sapienza della Verità…

~• La verità non basta a se stessa: essa deve venire espressa in un modo saggio •~

Base del pensiero cabalistico è la Bibbia ebraica o Tanach (acronimo per “Torah, Profeti, Scritti”), cioè un’interpretazione della Bibbia suddivisa in Sefer Ha Bahir (Libro del Chiarore), Sefer Ha Zohar (Libro dello Splendore) e Sefer Yezirah (Libro della Formazione): ivi ci sono interpretazioni di lettere, interpretazioni di parole, ci sono interpretazioni di piccoli segni sopra le lettere, ci sono motivazioni di precetti.

Questa è un’altra caratteristica della mistica ebraica, ossia trovare dei significati segreti in tutte quelle che sono le piccole azioni quotidiane della vita ebraica, e ci sono anche esegesi del Sefer Yezirah. Ogni parola, frase della Scrittura o sentenza rabbinica, diventa simbolo di una realtà celeste.

Una delle idee della Qabbalàh è che tutto è Uno, tutto è unitario, e quindi c’è una corrispondenza tra quello che c’è in basso e quello che c’è in alto. Ogni nostro piccolo gesto qui, ha delle ripercussioni in alto, nel Bene e nel Male. Anche le cose piccole sono importanti, come le cose grandi.

Generalmente noi prestiamo attenzione alle cose grandi, le cose centrali, le cose più importanti, mentre invece tipico atteggiamento del cabbalista è guardare le cose più piccole. E le cose più piccole, il dettaglio, quello che è marginale, diventa la cosa principale.

Miracoloso appare il potere della preghiera poiché in essa, per mezzo di parole limitate l’uomo si avvicina, e per mezzo del pensiero si eleva fino a Dio. L’uomo è quasi nulla, è finito, è mortale; Dio è assolutamente infinito. Allora è un potere in questo senso, magico, anche nelle parole della preghiera, ed è sufficiente pronunciare certe parole, anche senza avere intenzione di pregare, affinché queste parole abbiano effetto.

Il mistico perviene dunque alla adesione, alla comunicazione con Dio: devekut è proprio l’adesione, un termine che venne indicato nel Deuteronomio: “A Lui dovete aderire”.

La Cabala è dunque l’insieme di quei codici e sistemi che, applicati alle Sacre Scritture, ci permettono di percepirne il significato segreto. Non è una filosofia astratta e complicata, ma essa ci spiega il senso della vita umana, quale sia il suo traguardo e come raggiungerlo.
Infatti, la Sacra Scrittura contiene in sé quattro livelli:

Il Primo è semplice o letterale
Il Secondo è simbolico
Il Terzo è filosofico e morale
Il Quarto è esoterico o segreto

La Cabala è l’entrata nel quarto e più alto livello. I versetti della Bibbia ebraica, le parole, le stesse lettere dell’Alfabeto, contengono molte informazioni simultanee che operano a vari livelli. Quando vengono interpretati correttamente, gli insegnamenti della Bibbia non solo diventano compatibili con la mentalità moderna, ma correggono il razionalismo della nostra società scientifica e tecnologica.

La Cabala possiede delle chiavi capaci di unificare i diversi modi coi quali scienza e religione interpretano la Creazione e la Vita.

Alla Scienza la Cabala insegna l’umiltà, il rispetto del mistero, l’importanza della crescita di tutto l’essere umano e non soltanto della ragione logica, o dell’appagamento dei bisogni fisici. Le cognizioni umane sono i frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male, ed ogni loro vantaggio è sempre accompagnato da pericolose contropartite negative.

La Cabala invece vuole ricondurci all’Albero della Vita, tramite l’unione di tutte le facoltà umane. Queste facoltà possono venire riassunte, dal basso all’alto, in cinque gruppi principali:

la capacità di operare con efficacia nel piano socio-economico
la sensibilità emotiva dell’uomo, i moti del cuore e i suoi sentimenti
l’intelligenza razionale, logica, riflessiva e discorsiva
la consapevolezza superiore, libera dai legami causa-effetto, la comprensione del simbolo, del paradosso, l’intuizione, la sapienza
la spinta alla trascendenza, il senso del mistero, la fede nella bontà intrinseca del Creatore e della Creazione

L’insieme armonico di queste facoltà è l’Albero della Vita. Uno dei principi più importanti della Cabala è come trovarle in ciascuno di noi, come attivarle e poi svilupparle.

La Cabala è in grado di rivelare le affascinanti profondità degli insegnamenti spirituali, risvegliando interesse anche in coloro che vivono soprattutto nel piano materiale. Pur basandosi sulla Bibbia ebraica, la Cabala è utile ed importante anche per coloro che appartengono ad altre dottrine religiose e cammini spirituali, infatti la cultura occidentale è stata profondamente influenzata dall’esperienza ebraica: gli archetipi biblici sono presenti nel profondo di ogni popolo moderno.

Tali radici però non hanno ancora potuto offrire il loro contributo maggiore: la scoperta di come l’essere umano, grazie alla sua immagine e somiglianza con Dio, possa portare la storia verso la pace mondiale, verso l’era messianica.

Essa possiede le chiavi unificatrici di tutti i frammenti di conoscenza Divina sparsi qua e là, ed il compito del popolo ebraico nella storia è proprio quello di preservare e di tramandare questa chiave, finché non verrà il momento adatto per usarla in modo pieno ed efficace. Questo momento si sta avvicinando, è l’Età dell’Aquario, è la profezia più chiara dell’avvicinarsi dei tempi messianici.

La Cabala narra che Dio inizialmente abbandonò il mondo, lasciandovi solo una goccia di sé. Poi ad un certo punto da Lui sarebbero state emanate delle luci (emanazioni) racchiuse in dieci vasi (le Sefirot, che sono rappresentate secondo uno schema, l’Albero della Vita), ma gli ultimi vasi si sarebbero rotti e le luci di Dio sarebbero diventate prigioniere della Creazione.

Questo disastro avrebbe ferito Dio ed avrebbe dato un’impronta negativa alla storia. Ecco dunque un Dio in cui non si intravede l’amore (che nella Bibbia Egli stesso dice non solo di possedere, ma di “essere”), e che si trova in circostanze fuori del suo stesso controllo.

Secondo la Cabala, le “scintille di Dio” finirono così imbrigliate in tutto ciò che esiste, incluso il male (il “bene nel male” è un concetto Taoista, completamente diverso da ciò che Dio dichiara di se stesso, dalla sua assoluta santità e giustizia, e dal principio evangelico secondo cui in Dio “non c’è tenebra alcuna”).

Si poneva il problema di come possa un ente infinito, quello che per primo Isacco il Cieco chiamò l’En Sof (non-fine), emanare aspetti di sé in un mondo finito. Secondo Mosè Cordovano, Dio si “contrasse” per poter emanare la sua energia nel mondo finito, e “mostrare la Sua gloria alle genti”. La contrazione di Dio (tzimtzúm) è al centro della speculazione di Isacco Luria.

In conseguenza dell’emanazione, secondo Luria, si crearono questi vasi per contenere l’energia divina. I vasi superni, i più forti, resistettero bene alla pressione della luce, ma gli inferiori si ruppero e dispersero l’energia. I frammenti dei vasi rotti contengono ancora particelle di luce: queste sono le qelippót (scorze), le forze del male.

❈ La Storia della Cabala ❈

Nel corso dei secoli i capi religiosi avevano ridotto l’ebraismo ad una religione formale e meramente ritualistica. La legge di Dio non era più un diletto per essi, come lo era stata per Davide e per altri uomini di Dio, ma ne avevano fatto una costrizione, una consuetudine religiosa che Dio stesso detestava.

Anziché seguire l’invito di Dio e ritornare sui “sentieri antichi” (la fede in Dio così come la ebbero Abrahamo e Davide), in diversi momenti si cercarono forme alternative di spiritualità, in particolare nella “gnosi”, cioè in una conoscenza occulta (dottrine segrete trasmesse a pochi privilegiati), che avrebbe dovuto appagare rimpiazzando il vuoto lasciato dall’allontanamento da Dio.

Questa gnosi ebraica è appunto la Qabbalàh, una forma di occultismo-misticismo che si propone di imbrigliare le forze del bene e del male ed utilizzarle per i propri fini.

Ciò fu fatto pur sapendo che Dio aveva severamente vietato al suo popolo di praticare qualsiasi forma di divinazione, magia ed occultismo, e che nell’ebraismo stesso fu ammonito di non accostarsi alle cose segrete.

La Cabala è nata dopo il periodo della cattività babilonese (la deportazione del popolo giudeo nell’antica Babilonia). Nel libro biblico di Daniele si parla di quel periodo: esso iniziò nell’anno 606 a.C. e terminò nel 536, quando Ciro, re di Persia, decretò che Gerusalemme ed il Tempio dovevano essere ricostruiti. La predizione fatta da Geremia secondo la quale Dio avrebbe punito il popolo d’Israele per 70 anni, si realizzò in tal modo alla lettera.

Durante la cattività, alcuni israeliti apostati furono iniziati ai misteri babilonesi, distolsero i loro cuori da Dio e si diedero all’occultismo (ad esempio si può notare che la Cabala parla dei Sephiroth con una controparte malvagia, i Qliphoth o Kelippot; l’origine di questi ultimi è da trovarsi negli antichi incantesimi babilonesi).

In seguito questi ebrei produssero un’interpretazione mistica del pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia) in chiave occulta, distorcendone considerevolmente il significato, e da quella interpretazione nacque la Cabala.

La Cabala cominciò però a diffondersi in modo meno occulto solo a partire dal XII secolo in Francia ed in Spagna, e dal XIV secolo diventerà uno studio a cui si dedicheranno apertamente molti.

All’inizio del XIV secolo si cominciarono a distinguere quattro mondi nel creato: la Atzilút (emanazione), la Beriáh (creazione), la Yetziráh (formazione) e la Asiyáh (realizzazione). Con questi nomi si indica il variare del tipo di influsso delle Sefirot. Il mondo dell’Atzilut, che è più vicino a Dio, è retto da forze solo immateriali. La componente materiale aumenta man mano che ci si allontana dall’Emanatore.

Secondo Moshè Chaim Ephraim, l’era messianica avrà inizio quando le fonti dell’insegnamento del Baal Shem Tov “sgorgheranno al di fuori, nel mondo”, quindi sgorgheranno perfino al di fuori dell’ebraismo, non soltanto trattenute all’interno di cerchie esoteriche ebraiche.

Tra le cose nascoste e le cose rivelate, esiste un legame che l’uomo deve manifestare attraverso il “laasot” = “fare”. Attraverso il fare (e questo mondo è chiamato “olam ha Assyah” = il mondo dell’azione), l’Ebreo rivela al mondo che le cose nascoste e le cose rivelate non appartengono a due ordini diversi, a due mondi separati, ma ad un unico mondo.

Certo la terra è “piena della Sua gloria” e non vi è luogo nel quale Egli non sia presente. Ma nell’olam hazeh, in questo mondo, la Sua gloria è nascosta. È questo un mondo che nasconde la gloria di Colui che è neelam (nascosto) e il cabbalista è colui che rivela la presenza di Dio nel mondo, che prepara la dimora della Shekhinah, e cerca di attirare la Shekhinah in basso.

Questo mondo è incompleto, e la sua incompletezza rende in qualche modo incompleti anche i mondi superiori. La rivelazione totale avrà luogo nei tempi messianici: Reshit, l’inizio del mondo riapparirà nella sua purezza in Shekherit, nel resto del mondo che vivrà l’era messianica, Reshit e Sherit si ricongiungeranno e si avrà la riunificazione del passato e del futuro.

Il mondo di quaggiù sarà di nuovo luminoso, spirituale, come nelle prime ore dell’Universo, e il corpo umano, purificato, diventato trasparente, sarà di nuovo rivestito di luce.

“Ed ecco la gloria del Signore si rivelerà, ed ogni cosa la vedrà”, “Essi vedranno con i loro occhi il Signore che rientra a Sion”, “Non sarà più il sole che ti illuminerà durante il giorno, non sarà più la luna che ti offrirà il riflesso della sua luce, Il Signore sarà per te luce permanente, e il tuo Dio sarà splendore glorioso”. Come è “Re nei cieli”, il Signore sarà “Re sulla terra”.
Aleister Crowley diede la seguente definizione di Cabala:

«La Cabala è un linguaggio atto a descrivere certe categorie di fenomeni, e ad esprimere certi tipi di idee che sfuggono alla normale fraseologia. Puoi paragonarla alla terminologia scientifica della chimica. La Cabala è una terminologia multiforme ed elastica mediante la quale è possibile mettere a confronto processi mentali che appaiono diversi, a causa delle costrizioni imposte dalle peculiarità delle varie espressioni letterarie. Puoi paragonarla ad un lessico, o ad un trattato di religione comparata.
La Cabala è un simbolismo che consente a chi pensa di formulare le proprie idee con assoluta precisione, ed uno strumento per interpretare simboli il cui significato è divenuto oscuro, è stato dimenticato, o è mal compreso, stabilendo le necessarie connessioni fra l’essenza delle forme, i suoni, le idee semplici (come i numeri) ed i loro equivalenti spirituali, morali o intellettuali. Puoi paragonarla alla interpretazione delle arti antiche, mediante considerazioni estetiche determinate da fatti fisiologici.
La Cabala è un sistema di classificazione di idee multiformi, che rende in grado la mente di aumentare il suo vocabolario di pensieri e di fatti mediante la loro organizzazione e correlazione. Puoi paragonarla alla tavola pitagorica.
La Cabala è un sistema per procedere dal noto all’ignoto mediante principi simili a quelli della matematica. Puoi paragonarla all’uso della radice quadrata di meno uno, o del numero « e », eccetera.
Un criterio sistematico mediante il quale l’esattezza delle corrispondenze può essere verificata grazie all’esame delle scoperte nuove, alla luce della loro coerenza con l’intero corpo della dottrina. Puoi paragonarla all’esame del carattere e della posizione di un individuo in base alle convenzioni educative e sociali.»

L’interesse odierno per la Cabala è causato dai suoi sottili riferimenti psicologici che, secondo gli appassionati, ne fanno un ottimo strumento di riflessione ed indagine dell’animo umano, addirittura paragonato per potenza alla Mitologia Greca.

La Qabbalàh è lo studio delle Parole di Potenza,
lo studio e la pratica della Vibrazione.

Così come afferma il Vangelo di Giovanni:

“In Principio era il Verbo, e il Verbo era Dio e il Verbo era presso Dio.”

La scienza della Qabbalàh è molto antica, almeno da quando si è iniziato ad utilizzare la parola. Sicuramente gli Egizi erano già molto versati nell’uso delle Parole di Potenza, così come lo sono gli Indù con l’uso dei mantra o lo erano molti altri popoli antichi.

Essa è l’arte dei parallelismi, delle corrispondenze: nello studio della Qabbalàh ci rapportiamo alle 10 chiavi rappresentate dalle Sephiroth (o Sefirót), chiavi che comprendono la conoscenza dell’intero Universo con tutti i suoi modi di esistere.

Il secondo codice numerico da tenere in considerazione è quello dei dodici segni dello Zodiaco. Il terzo codice numerico è quello dei sette pianeti. Il quarto codice numerico è quello dei Quattro Elementi del mondo materiale, elementi che possono essere gestiti con la Quadruplice Chiave del Tetragrammaton YHVH (Yod-He-Vau-He).

Il numero 1 rappresenta invece Dio o la Quintessenza, origine di tutto ciò che esiste. 

★ La Qabbalàh dei Nomi ★

La Creazione è un atto di scrittura divina, nel corso del quale Dio incorpora il Suo linguaggio nelle cose (crea parlando, quindi il suo linguaggio è nelle cose), sotto forma di segni. Lo scopo della mistica è quello di reinserire l’uomo nel flusso divino, perché tutto quello che ci circonda è pervaso da questi segni della Divinità, “togliendo il sigillo dell’anima, sciogliendo i nodi che la legano”.

Per ritornare dalla molteplicità all’unità originaria, l’uomo deve esercitarsi nella meditazione, una meditazione che ha per oggetto il Tetragramma, le 4 lettere del Nome impronunciabile; attraverso la Khokhmáh (Sefirah della Saggezza) ha Tzeraf, la scienza delle combinazioni delle lettere. Attraverso tali pratiche l’uomo può raggiungere l’estasi, e durante l’esperienza estatica egli diventa il “Messia di se stesso”.

La parola ebraica tzeraf indica sia la trasmutazione alchemica, sia l’interscambio delle lettere dell’alfabeto. Gli esegeti ebrei erano abituati a permutare le lettere del Tanach per scoprire significati reconditi e più veri.

La permutazione numerica è detta gimatréyah o gematria. Ogni lettera dell’alfabeto ebraico indica un numero, dunque ciascuna parola della Bibbia ha un proprio valore numerico, somma dei valori numerici delle lettere che la compongono. Una parola si può sostituire con un’altra dello stesso valore numerico.

L’arte del notariqón permette di scoprire parole nascoste dentro altre parole (le lettere di una parola sono le iniziali di altre parole). L’atbásh consiste nello scambio alfabetico, ad esempio la prima lettera dell’alfabeto con l’ultima, la seconda con la penultima, e così via.

Per esempio:
AChaD in ebraico significa “unità” ed è uguale a 13 (A=1 + Ch=8 + D=4).
Anche la parola “Amore”, Ahavah ha lo stesso numero (A=1, H=5, V=2, H=5).
In questa maniera, come in un’equazione si può dire che: AChaD = AHVH.

Le corrispondenze delle lettere con i numeri sono:

Uno. Unione, indipendenza, inizio, abilità personale (A,J,S).
Due. Assistenza, dipendenza da un altro, pace, polarità (B,K,T).
Tre. La trinità dello spirito, la Dea triplice, la creatività con stabilità, la buona fortuna, l’espansione, la crescita e la fertilità (C,L,U).
Quattro. I quattro elementi: Terra, Aria, Fuoco e Acqua; costruzione, stabilità (D,M,V).
Cinque. Il pentacolo, Terra, Aria, Fuoco e Acqua, ed Akasha, o Spirito; animazione, comunicazazione, movimento, velocità (E, N, W).
Sei. Due triangoli, uno rivolto verso l’alto, uno verso il basso (come la stella di David): “Come sopra, così in basso”; connessione tra il corpo e lo Spirito, responsabilità, amore (F,O,X).
Sette. Il numero dei colori dell’arcobaleno, il numero dei Chakra nel corpo, il numero delle note musicali, contemplazione, spiritualità, aiuto e guida (G,P,Y).
Otto. Il numero dei Sabbat nella Ruota dell’anno, la potenza, il controllo, l’intensità, estremità (H,Q,Z).
Nove. I sette chakra del corpo umano connessi alla terra tramite il chakra delle Stelle, e allo Spirito tramite il chakra dell’Anima; completezza, compassione.
Dieci. Completamento, unità.

✧ Le Sephiroth ✧

Letteralmente sefirah (plurale sefirót) significa “calcolo, numerazione”.

Nel Sefer yetzirah il termine acquista un significato più ampio: le Sefirot sono manifestazioni allusive dell’energia divina. Si possono definire i gradi per mezzo dei quali Dio agisce nel Creato.

Tutti i mistici affermano che esse sono in numero di dieci, e gli autori cabalistici amano paragonare le Sefirot a zaffiri, partendo da un’assonanza dei due termini.

Le Sefiròt hanno dei nomi propri:

Kéter (corona), la più alta e più vicina a Dio
Bináh (scienza o conoscenza), e Khokhmáh o Hokmah (saggezza) ad un livello inferiore
Gevuráh o Geburáh (forza), e Khésed o Hésed (misericordia o pietà) al terzo livello
Tiféret (bellezza) al quarto
Hod (gloria) e Nétzah (eternità o vittoria) al quinto
Yesód (fondamento o fondazione) al sesto
Malkút (regno), la più prossima all’uomo

Questi sono i nomi più frequentemente usati. A volte Gevurah viene chiamata Din (giudizio) o Pachad (paura), Khesed può essere chiamata Gedulláh (grandezza), Tiferet Rakhamím (misericordia).

Anche se non visibili agli occhi, le Sefirot sono percepite dal mistico che si eleva dalle inferiori alle superne, attraverso la contemplazione e lo studio delle corrispondenze cosmiche: per esempio ad Abramo può essere associata Gedullah, ad Isacco Gevurah, a Giacobbe Tiferet.

Tutte le componenti del Cosmo hanno le loro corrispondenze: Tiferet è il Sole, Yesod la Luna, Malkut la Terra, e così via.

Anche i XXII sentieri vengono associati alle lettere dell’alfabeto ebraico, ai Tarocchi, ai segni zodiacali, pianeti ed elementi, e così via. L’esistenza di queste associazioni risale alla gnosi e ad una visione magica dell’universo, in cui ogni parte è collegata ad un’altra. Questo insieme di relazioni complesse ricorda moderne teorie scientifiche come quella del caos.

Ciò che non è conoscibile è quello che sta oltre la Sefirah più alta, cioè l’Altissimo che, essendo incommensurabile, non può venir percepito dall’uomo.

Le Sefiròt vengono rappresentate secondo uno schema detto “Albero della Vita”. Inoltre esiste anche una “undicesima” (anche se impropriamente detto) Sephirah: Daath, che si colloca tra Binah, Hokmah ed Hesed, e rappresenta il “gap”, cioè il divario tra l’Uomo e Dio.

ღ♥ L’Albero della Vita ♥ღ

Al centro si trova la colonna dell’equilibrio che da Keter, attraverso Tiferet e Yesod, raggiunge Malkut. A sinistra e destra di Keter si dipartono altre due colonne: quella della Grazia, attraverso Khokhmáh, Chesed e Netzah, e quella della severità risalendo attraverso Hod, Gevurah e Binah.

Le Sefirot centrali sono importanti perché sono la sintesi di quelle laterali. A volte, invece di Tiferet (Bellezza), si trova Rachamim (Misericordia) che allora diventa la sintesi tra il lato dell’amore e quello della giustizia e del rigore di Dio.

Ve ne sono altre due: Yesod che è il fondamento, e poi Malkhut che è il Regno. Naturalmente poi sopra c’è Ein Sof cioè l’Infinito, il Senza Fine. Queste sono le forze, le sfere della Divinità che in qualche modo entrano in relazione con l’uomo.

All’interno di ciascuna Sefirah è possibile riscrivere tutto l’albero sefirotico, cioè tutte le 10 Sefirot possono essere all’interno di ciascuna Sefirah, e ci sono anche altri modi di rappresentarle.

Questo è uno dei più tipici ma, per esempio, c’è un altro modo di rappresentare le Sefirot, che raffigura un Adam Kadmon, cioè un essere umano con una corrispondenza tra ciascuna Sefirah e ciascun organo del corpo umano, come la testa, le braccia, il tronco, con un simbolismo sessuale anche molto spinto, santo, ma comunque audace, e c’è tutta una femminilità e tutta una mascolinità di Dio che si devono unire, e che si uniscono per l’appunto nel troncone centrale.

Importanti sono Keter, Binah e Khokhmáh, che rappresentano la prima triade più vicina all’aspetto della divinità.

Le 10 Sephiroth sono collegate fra di loro da 22 sentieri (le XXII vie), associati alle lettere dell’alfabeto ebraico. In vari autori sono presentate varie maniere di associazione.

La più diffusa fa partire la aleph da Kether in direzione di Khokhmáh, e si conclude con la Tau che sta fra Yesod e Malkuth. I 22 sentieri e le 10 Sephiroth, insieme formano le 32 vie di cui parla il Séfer Yetziráh.

L’alchimia cabalistica
Già nel duecentesco Séfer Ha Zóhar, si trovano spunti alchemici legati al simbolismo delle Sefirot e della trasmutazione dei metalli. I sette tipi di oro menzionati nella tradizione diventano una metafora delle sette Sefirot inferiori, mentre Binah è chiamata “l’oro superno”.

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1 commento

  1. Sento fortemente che ciò corrisponde al “vero”, per tutta la mia vita ho sentito e percorso questo sentiero e devo dire che mi sono stati fatti grandi doni. Adesso mi sembra di essere un poco in difficoltà nel proseguire, ma sento comunque che il “richiamo” aumenta.
    Il 30 Agosto U.s. ho perduto mia moglie, ma solo dire mia moglie è davvero molto poco, direi il mio “Baschert”, ci siamo amati da prima di conoscersi tanto che le nostre parole sono state spesso l’un l’altra : come è possibile che Tu sia esattamente come la mia interiorità ti desiderava? Qualcosa in me ti sentiva così e così sei, forse è un miracolo.
    Avrei da dire molte altre cose ma lo spazio e magari il tempo non lo permettono. Saluti

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