Dama del Lago

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Data di pubblicazione: 12 Settembre 2011 ©Giardino delle Fate

Una figura che vive fuori dal tempo, sempre al presente che, se pur mutando non muta mai, sempre bella come la prima stella della sera ed oscura come le ombre della notte, estranea alle corti e ai palazzi degli uomini, ma presente negli avvicendamenti che essi producono. Pur non avendo magie da evocare, la magia non la può scalfire, la spada non la può ferire ma soprattutto la vita non la può invecchiare, in quanto quella vita ella non la può vivere.

Se il giorno si apre con la speranza, la sera si chiude nell’oblìo e viceversa. Nella casualità sistematica di una formula irregolare, forse la leggenda la propone quale figura umana del destino che, nel ciclo degli eventi, non è ne la causa né l’effetto, bensì il pino dove questi avvenimenti si svolgono…

«Sopra gli alberi l’esile falce della luna nascente,
brillava come la collana d’argento che cingeva la gola della Signora del lago.
Continuò a salire lentamente, fino a quando giunse alla polla,
limpida tra le pietre erette di un’antichità incommensurabile.

L’acqua era trasparente: rifletteva la Luna, e quando la Signora si chinò,
parve accendersi della fiamma della sua lampada.
Viviana immerse la mano e bevve l’acqua dal sapore metallico,
e come sempre provò un fremito di reverenza.

La sorgente che alimentava il lago scorreva fin dall’inizio del tempo,
ed avrebbe seguitato a scorrere per sempre generosa e magica.

Per un momento, mentre la brezza sfiorava il lago,
vide soltanto immagini confuse:
battaglie, la bandiera del Drago, gli uomini delle tribù…

La Luna tramontò dietro la nebbia, la visione sparì,
e Viviana non riuscì ad evocare altro che immagini fuggevoli.
Le acque del lago racchiudono misteri e magia,
dai suoi abissi emergono le immagini dei sogni…

Guarda la tua immagine riflessa nel lago…»

La leggenda narra che… la Sacerdotessa del Tempio della Dea fosse celata dentro ad un riserbo impenetrabile… Il suo regno è il Tempio, che si trova in un’isoletta in mezzo al lago, ma non è facile scorgerla ed ancor meno raggiungerla, poiché è avvolta quasi sempre dalla nebbia e circondata da acquitrini che la rendono inaccessibile sia a piedi che in barca. C’è comunque un sentiero che se magicamente evocato, snodandosi nel fitto canneto, conduce al cancello del Tempio.

La leggenda la vuole prigioniera del lago, relegata sul fondo, occultata dall’acqua limpida che si specchia al sole. Il suo agire non è neutrale ma non è nemmeno alleata di questa o quella parte. Quando si manifesta, in qualche modo si capovolge il destino del tempo, ovvero il bene ed il male che alternativamente primeggiano l’uno sull’altro.

La Dama del Lago consegna a Merlino la spada che poi Artù estrarrà dalla pietra dell’altare. La Dama del Lago è la custode del Graal che solo Parsifal riuscirà a raggiungere e riscattare. Ed è sempre la Dama del Lago che s’innamorerà e farà innamorare l’anziano cuore di Merlino, e che dopo averlo spogliato della sua magia, lo rinchiuderà in una tomba d’aria sospinta dal vento. Infine la Dama del Lago riprenderà Excalibur, la spada dei Re, lanciatale da Parsifal dalla riva del lago, eseguendo l’ultimo ordine di Re Artù. Dama del Lago è il nome di un personaggio (o di diversi personaggi correlati) del Ciclo Arturiano. Diversi autori attribuiscono differenti nomi alla Dama: Nimue, Viviana, Niniane, Nyneve, e Coventina.

In opere diverse, le vengono attribuite gesta altrettanto diverse: viene talvolta rappresentata come colei che consegna a Re Artù la spada Excalibur, come colei che porta il re morente ad Avalon dopo la Battaglia di Camlann, come colei che alleva Lancillotto rimasto orfano del padre, e come colei che seduce ed imprigiona il Mago Merlino. Ma, due sono le figure che, nel vasto corpus delle saghe arturiane, rivestono questo ruolo e spesso tendono a confondersi fra loro: la Dama del Lago e Morgana.

È stato suggerito che il personaggio della Dama del Lago, possa avere un’origine comune con Morgana. Sia Morgana che la Dama del Lago sono spesso associate alla magica Isola di Avalon, citata già da Goffredo di Monmouth come luogo in cui venne forgiata Excalibur, e che fu riparo di Artù dopo la battaglia con Mordred. Anche le caratteristiche della Dama del Lago e di Morgana tendono a sovrapporsi e a confondersi, ed entrambe rivestono un ruolo ora amichevole e positivo, ora ostile e negativo.

Inoltre esse sono entrambe manifestazione delle antiche dee celtiche dei corsi d’acqua, con un possibile imprestito dalla mitologia greco-romana attraverso il personaggio della dea Teti da un lato, e delle Ninfe dei fiumi dall’altro. Queste creature femminili provengono da un misterioso regno delle acque, da identificare con il Sidhe, la terra oltremondana dei Celti ove Fate e Folletti hanno eletto la loro dimora, dopo essere scomparsi da questa terra; alcuni uomini mortali prescelti da loro possono anch’essi recarvisi su invito, come Lancillotto e Artù.

Questo regno oltremondano a tratti interferisce con le vicende umane, ora per ostacolare ed ora per aiutare, secondo una dinamica che non corrisponde ai concetti usuali di alleanza o di ostilità, ma piuttosto ad un’azione che appare libera ed imprevedibile. La Dea non è razionale e la sua azione è svincolata da qualunque finalità. Tuttavia queste creature fatate con il loro intervento magico rendono in definitiva gli uomini più forti: ora danno ed ora tolgono, in tal modo mettendoli alla prova e conferendo agli eroi una qualità personale superiore. 

In Avalon la Dama del Lago è la sacerdotessa che alleva Lancillotto bambino, dopo averlo rapito ai genitori. Aspira ai poteri di Merlino (lei stessa è una Maga, oltre che Prima Sacerdotessa di Avalon) e riesce a carpirglieli e a rinchiuderlo in una prigione d’aria o di cristallo, sfruttando l’infatuazione per lei del vecchio veggente.

Quest’azione della sacerdotessa arreca un danno gravissimo alla Tavola Rotonda e ad Artù, tuttavia la Dama del Lago è anche la donna che dona al re la spada Excalibur, conferendogli in tal modo l’arma che lo contraddistinguerà per tutta la vita. Il fodero di Excalibur è ancora più prezioso della spada, poiché chi lo indossa non sanguinerà per le ferite. Notiamo tuttavia che Excalibur non è l’arma tratta da Artù dall’incudine nella roccia, sebbene spesso venga con essa confusa.

“Come si può descrivere la preparazione di una sacerdotessa?
Ciò che non è ovvio è segreto.
Coloro che hanno percorso la stessa strada lo sanno,
e coloro che non l’hanno percorsa, non lo sapranno mai.”

Le origini del personaggio della Dama del Lago, vanno quasi certamente fatte risalire alla mitologia greca e romana.

Il rapporto fra la Dama del Lago, Lancillotto ed Artù, come pocanzi accennato presenta qualche analogia con la storia della nereide Teti della mitologia greca, uno Spirito dell’Acqua che alleva un grande eroe, Achille: il personaggio della Dama del Lago che alleva Lancillotto e che ad Artù dona una spada che impedisce il sanguinamento deriva probabilmente dalla dea greca Teti, madre di Achille, che conferì al figlio l’invulnerabilità coi suoi poteri divini.

Tra l’altro, Teti è moglie di Peleo, e la Dama del Lago, secondo alcune fonti, aveva un amante di nome Pelleas. Teti è l’artefice dell’invulnerabilità di Achille (gli dona anche un’armatura ed uno scudo forgiati da Efesto), così come la Dama del Lago dona a Lancillotto un anello protettivo (e in seguito dona Excalibur ad Artù).

Il nome “Nimue”, usato da alcune fonti per riferirsi alla Dama, potrebbe essere un’eco di Mneme, nome abbreviato di Mnemosyne, madre delle nove Muse e Ninfe delle acque della mitologia greco-romana, che diedero le armi, in questo caso, all’eroe Perseo.

Un altro nome della Dama, “Vivienne” (Viviana), richiama la forma femminile celtica “Vi-Vianna”, probabilmente derivata da “Co-Vianna”, una variante della diffusa divinità celtica delle acque Coventina. Questo nome latino fa probabilmente riferimento all’originale moglie di Merlino, Gwendoloena, che compare nella tradizione poetica più antica. C’è anche chi ha cercato di vedere in Vivienne una forma corrotta dei nomi Diana o Rhiannon.

❈ La Dama nella Letteratura ❈

Chrétien de Troyes, nel suo romanzo “Lancillotto o il cavaliere della carretta”, raccontò che Lancillotto era stato allevato da una Fata dell’Acqua, la quale gli aveva donato un anello capace di resistere alla magia. Opere successive come “Lanzelet” di Ulrich von Zatzikhoven e il “Lancillotto in prosa”, riprendono questo tema, sviluppando il mito dell’infante Lancillotto allevato dalla Dama del Lago dopo la morte di suo padre, il re Ban, ucciso da Claudas.

Secondo alcuni studiosi, tutte e tre queste fonti svilupperebbero un tema tradizionale preesistente. Il “Lancillotto in prosa” fornisce però ulteriori informazioni sulla Dama del Lago, ove viene chiamata “Viviane”. Nella prosa intitolata “Merlino”, Viviana impara l’arte magica da Merlino, il quale si innamora di lei. Viviana rifiuta di giacere con lui, finché il Mago non le avrà svelato tutti i suoi segreti, ma quando questo avviene, Viviana tradisce Merlino intrappolandolo sotto un macigno (in tradizioni successive, il macigno fu sostituito dalla Torre di Vetro, o da un castello di cristallo). Anche in questo ruolo di apprendista di Merlino, la Dama del Lago risulta essere un personaggio in parte sovrapposto a quello di Morgana, mentre la Post-Vulgata sostituisce il personaggio della Dama con due personaggi distinti.

Il primo è un personaggio positivo, che dona ad Artù la spada Excalibur, dopo che costui ha spezzato la sua prima spada (la spada estratta dalla roccia); in cambio però chiede che il re prometta di esaudire un suo desiderio futuro. Qualche tempo dopo, la Dama chiede ad Artù di condannare a morte il cavaliere Balin, coinvolto in una faida con la famiglia della Dama. È invece Balin a tagliare la testa della Dama, e per questo viene bandito da corte.

Il secondo personaggio riconducibile alla Dama del Lago, Ninianne, ha una storia quasi identica a quella narrata nel “Lancillotto in prosa”.
Thomas Malory riprende entrambi i personaggi nel suo “Le Morte d’Arthur” e in altre opere; lascia anonima la prima Dama e chiama la seconda Nimue. La Dama del lago delle leggende arturiane, non deve però essere confusa con il poema “The Lady of the Lake” di Walter Scott (ambientato nella Scozia ai tempi di Giacomo V Stuard) e con l’opera di Rossini “La donna del lago”, ispirata allo stesso Scott.

Alfred Tennyson incluse numerosi racconti sulla Dama del Lago nel suo ciclo poetico “Idylls of the King”. Tennyson distingue due figure: “Vivien” (un personaggio malvagio, che imprigiona Merlino) e la buona Dama del Lago (che alleva Lancillotto e dona la spada ad Artù).
Nimue appare anche in “Re in eterno” di T.H. White, come oggetto dell’amore di Merlino. Come nella tradizione, Nimue imprigiona Merlino in una caverna, ma in questo caso Merlino sembra esserle quasi grato, e considerare il proprio esilio come una sorta di vacanza.

Nelle “Nebbie di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, infine, il ruolo di “Dama del Lago” viene ricoperto Prima dalla Sacerdotessa Viviane e poi da Morgana, come eredità alla morte della prima.

ღ♥ Merlino e Viviana a Brocèliande ♥ღ

Se le Fate sono delle dame dell’altro mondo, allora Viviana è certamente una Fata. Suo padre, il re Dionas, era il figlioccio della Dea Diana, e Viviana, fin dall’infanzia, si era consacrata alla Foresta di Brocèliande che attraversava senza sosta.

Venne istruita nella scienza delle piante e delle stelle, e quando, a circa quindici anni, incontrò Merlino vicino alla fontana di Barenton, rimase affascinata dalla sua scienza e dal suo mistero. Il mago la prese come allieva perché la amava ed aveva la sua stessa natura. I loro rapporti erano quelli di due innamorati, forse di due amanti, soprattutto quelli di due iniziati che parlavano la stessa lingua.

A Comper, nella valle che si estende dinanzi alla vecchia roccaforte di Dionas, Merlino costruì per Viviana un meraviglioso palazzo di cristallo. Affinché non venisse disturbato dagli sguardi degli uomini, Merlino ne nascose l’apparenza dandogli le sembianze di un lago, un’illusione così perfetta che ancora oggi alcune persone, davanti al lago, convinte della realtà di ciò che vedono, dimenticano l’esistenza del castello di cristallo. È pur vero che rari sono coloro ai quali Viviana, la Dama del Lago, permette di vedere anche per un solo istante il riflesso del suo regno.

Molti anni dopo l’incontro della Fata e del Mago, il re Ban di Bènoic e la regina Elena, fuggendo dal loro regno invaso dal re Claudas della terra deserta, arrivarono a Brocéliande. Il re morì di dispiacere e di stanchezza, mentre la regina vide con dolore Lancilotto, il figlio giovinetto trascinato sotto l’acqua di un magnifico lago da una dama vestita di bianco. Come poteva sapere, la regina Elena, che la dama era Viviana e che il lago non esisteva? Disperata, la regina si ritirò in un convento.

La Dama del Lago crebbe il ragazzo come fosse suo figlio, gli insegnò le scienze, le arti e le armi, e lo educò allo spirito della cavalleria. Quando Lancilotto compì quindici anni, Viviana gli svelò di dover lasciare il regno incantato per diventare Cavaliere della Tavola Rotonda. Crudele separazione…

Lancilotto arrivò alla corte del re Artù vestito di bianco, straordinariamente bello, appena uscito da un’infanzia fiabesca. Nonostante la sua giovinezza, diventò il miglior cavaliere. Per sua fortuna e sfortuna però, si innamorò di Ginevra, moglie di re Artù.

Se Viviana offrì il cavaliere al mondo degli uomini, ne strappò il Mago. Per conservare accanto a sé il vagabondo delle foreste e delle corti reali, cercò di conoscere la più pericolosa delle sue magie, quella che consente di imprigionare senza sbarre, mura o catene… Merlino aveva capito da molto tempo qual era il desiderio di Viviana, quando un giorno di maggio, dopo aver errato a lungo insieme nella foresta, le pronunciò le nove frasi dell’incantesimo.

Egli sapeva che i giorni della Tavola Rotonda erano contati, che si annunciava la ricerca del Graal, che dopo l’ultima battaglia re Artù sarebbe scomparso dalla vista degli uomini per secoli e secoli. Allora Merlino scelse di lasciarsi rinchiudere dalla donna amata a Brocéliande e di vivervi, invisibile ma presente, insieme agli alberi, agli animali e alle stelle.

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