❖ Gli Incubi ❖
In campo medico psicologico si definisce “incubo” un sogno a contenuto angoscioso, che presenta tre caratteristiche principali, nonché altre secondarie, non sempre presenti. In primo luogo si manifesta attraverso un senso di terrore mortale; in secondo luogo il dormiente è soggetto ad un forte senso di oppressione e soffocamento sul petto; infine, egli avverte la sensazione di essere completamente paralizzato, senza alcuna capacità di muoversi.
Si possono inoltre verificare polluzioni involontarie, palpitazioni, sudorazioni fredde e via dicendo. Poiché questa esperienza angosciosa è spesso collegata al sogno di qualche essere mostruoso che sale sul petto del dormiente minacciando di ucciderlo, la causa dell’Incubo è dunque stata, fin dall’antichità, attribuita all’opera di esseri demoniaci reali.
Ad ogni modo, la sensazione di veridicità dell’esperienza è assolutamente corretta, nel senso che si verificano dei reali cambiamenti fisici nel corpo. Occhi aperti, paralisi dei muscoli e difficoltà respiratorie sono riportate da più osservatori. In seguito ad essi, molti appaiono pallidi e tremano.
Queste caratteristiche hanno molto in comune con uno stato fisiologico noto come “paralisi notturna”. È una delle scoperte sul sonno più sorprendenti: durante ogni fase REM (per 4 o 5 periodi ogni notte, e per un totale di circa 90 minuti) il corpo dell’uomo (ad eccezione degli occhi) è completamente paralizzato, non è possibile muoversi e si perde il controllo dei muscoli. Probabilmente, questa paralisi ha la funzione di difendere l’individuo dai movimenti inconsulti provocati dal sogno.
«I circuiti del cervello attivati durante il sogno» spiega Ronald K. Siegel (1992) «inviano segnali – come l’immagine di un intruso – alla corteccia cerebrale, dove sono elaborati come se provenissero dall’esterno. Dunque, le immagini del sogno si estendono alla fase di veglia, e il dormiente vede immagini visive (o ha sensazioni in altre modalità sensoriali) dentro il reale contesto della camera da letto. Il nostro cervello riconosce in che stato si trova veglia o sonno solo dal contesto circostante. Nei sogni, il contesto è di immagini disorganizzate e ciò comunica al cervello che sta dormendo. Nello stato di paralisi/fantasia-ipnopompica il contesto è invece di percezioni organizzate, e il cervello conclude di essere sveglio nonostante la natura molto differente delle percezioni. Così, dunque, il cervello viene ingannato da simili sogni allucinatori.»
Per il dottor John E. Mack, un esperto studioso sugli incubi, esiste un rapporto fra incubi e creatività umana. Se il processo creativo è un tentativo di risolvere un conflitto, o di realizzare un desiderio, o di recuperare un bene perduto, o di eliminare le proprie limitazioni ed inettitudini, i sogni sono uno dei terreni più favorevoli nei quali tutte queste attività possono essere esplicate.
Nel sogno si manifestano gli elementi emotivi vividi e intensi, c’è impiego dei simboli ricco e flessibile, il senso della percezione è completo e si ha accesso a contenuti mentali inconsci; questi sono precisamente i meccanismi psicologici essenziali del processo creativo. Di conseguenza nei sogni si può “creare” altrettanto bene che in stato di veglia, e non è impossibile che molte creazioni diurne si basino in realtà su un lavoro già in parte compiuto nei sogni.
Comunque le più recenti ricerche sembrano indicare che gli incubi sono legati non tanto al nostro cervello, quanto ai nostri geni. In un recente numero del “British Journal of Psychiatry”, il dottor Anthony Kales e i suoi collaboratori sostengono che una serie di fattori genetici predisporrebbero gli individui non soltanto ai terrori notturni, ma anche ad altri disturbi del sonno, come il sonnambulismo.
Queste conclusioni discendono da una serie di studi condotti dal fisiologo francese Jouvet, che ha analizzato il comportamento durante il sonno di animali a cui erano stati bloccati i centri cerebrali incaricati di mantenere rilassato il corpo anche quando il cervello, sognando, ordina una serie di movimenti, come la fuga o l’attacco.
Jouvet ha osservato che gli animali sembrano riprodurre, durante le visioni notturne, una serie di comportamenti standard, come se agissero in risposta a situazioni già pre-programmate nel cervello stesso: questa pre-programmazione può essere solo di tipo genetico, e Jouvet ne ha avuto la conferma facendo incrociare fra di loro i topolini di ceppi diversi, ciascuno caratterizzato da uno schema di “comportamento onirico” differente; i nuovi nati presentavano comportamenti di tipo intermedio fra quelli dei due genitori, da cui li avevano ereditati.
Il sogno, pertanto, secondo Jouvet e quanti la pensano come lui, sarebbe una specie di riprogrammazione del cervello, un riassetto degli schemi di comportamento della specie di fronte agli eventi fondamentali, compresi quelli che l’individuo non usa più. L’incubo corrisponderebbe appunto a schemi di comportamento ancestrali, risalenti all’uomo primitivo, vittima quotidianamente di pericoli ignoti, a cui doveva reagire con la lotta o con la fuga. Ma come si sviluppano questi incubi? Essi si manifestano a causa di stress mentali, angosce dell’inconscio, brutti pensieri assimilati di giorno, chimica sfalsata del cervello, ed infine per un eccessivo utilizzo dell’apparato digestivo in piena notte. Arrivano nelle vicinanze della REM, e in alcuni casi nei pressi del sonno profondo (sogni terrifici).
È probabile che questi sogni attivino l’inconscio e la sua percezione in un momento sfavorevole ai sogni, perché non in fase REM e quindi senza la giusta chimica, dando alla vita insognazioni che il cervello non riesce nemmeno ad elaborare. Gli incubi e i brutti sogni gettano un’ombra su tutta la giornata seguente e il loro effetto può persistere con apprensioni diurne, si ripercuotono anche di giorno e possono persino provocare attacchi di panico.
Nel caso degli incubi fatti proprio nei pressi della REM, quando tutto è già un sogno, c’è invece la possibilità che tutto si trasformi in un sogno lucido, perché il cervello è in grado di rispondere ai segnali del profondo inconscio, e quindi è una sorta di protezione o reazione dell’inconscio stesso, che elabora vie d’uscita all’interno del mondo onirico.
In definitiva sembra che gli incubi possano essere la reazione per non diventare depressi o in estremi casi pazzi, come riflesso a quello che ci accade, a quello che noi siamo o a quello che sentiamo (o percepiamo) nel mondo reale. Ciò può essere un ciclo vizioso notte e giorno, giorno e notte: in base a come reagiamo di giorno, la nostra mente reagisce e l’incontrario.
Gli incubi, in senso stretto, non sono propriamente sogni. Si verificano nel quarto stadio del sonno profondo: è tipico dell’attività mentale durante il sonno sincronizzato il fatto che le persone non riferiscano sogni ricchi di eventi, come invece fanno nel caso di un sogno vero e proprio che si verifica durante il sonno desincronizzato (fase REM).
Infatti, gli incubi assumono prevalentemente la forma di immagini statiche e sfuocate, situazioni isolate, alle quali si accompagnano intense sensazioni di paralisi ed ansia, senso di oppressione toracica, di soffocamento e palpitazioni. Al risveglio, a causa della mancanza di vivide immagini, non si ricorda cosa esattamente terrorizzava, il ricordo di cosa è accaduto è nebuloso o più spesso assente. Rimane solo una forte paura.
Nell’incubo si ha l’impressione di essersi misteriosamente trovati avvolti da un’atmosfera inconsueta, minacciosa, inquietante, o allusiva ad un pericolo imminente e sconosciuto. Poiché il sonno profondo (stadi 3 e 4) è più abbondante all’inizio della nottata, l’incubo si verifica generalmente durante la prima ora e mezzo.
Nell’incubo, che anche se sembra interminabile non dura più di cinque minuti, il risveglio è improvviso, la persona spalanca gli occhi, è agitatissima, in preda al panico, confusa, impaurita con evidenti reazioni somatiche come tremori, profusa sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e dei ritmi respiratori. Di solito non ci si risveglia mai completamente e il soggetto si riaddormenta di nuovo.
Gli incubi sono frequenti nei bambini, l’attività insorge generalmente fra i 4 e i 12 anni per poi scomparire nell’adolescenza. La loro comparsa in età adulta e il loro persistere nel tempo, sono legati a situazioni di vita stressanti e a problemi psicologici nella sfera affettiva, in particolare relativi alla mancanza di controllo dell’ansia e degli impulsi aggressivi, oppure sono dovute alla brusca interruzione di alcuni trattamenti farmacologici (come i sonniferi barbiturici).
Anche l’astinenza forzata da droghe, anfetamine ed alcol può far insorgere la comparsa di incubi. La causa dell’incubo è sconosciuta, ma si tende ad attribuirla ad un disturbo nel processo di risveglio dal sonno profondo.
Invece i sogni terrifici sono vere e proprie esperienze oniriche del sonno desincronizzato, e si verificano a notte inoltrata. Durano una quindicina di minuti e si ricordano meglio. Sono i sogni che producono reazioni di spavento: di solito nelle scene oniriche il sognatore si trova ad essere attaccato, inseguito o affogato. I sogni terrifici, più o meno ricorrenti, segnalano la presenza di un problema psicologico che preme di essere risolto in modo adeguato.
I sogni terrifici dal punto di vista soggettivo non sono molto diversi dagli incubi, si distinguono da questi ultimi solo per la dinamica e la vividezza delle immagini, per la complessità degli eventi e per la minor intensità delle reazioni ansiose suscitate.
Gli incubi sono fenomeni rari, mentre i sogni terrifici sono molto comuni. Inoltre un’altra differenza è che i sogni terrifici, anche se ricorrenti, tendono a cambiare forma via via che l’individuo affronta i propri nuclei problematici nella vita, mentre gli incubi sono più ripetitivi, sicché si hanno le stesse immagini spaventose anche per anni, come la tipica figura nera ai piedi del letto o gli occhi che fissano. Data la lunghezza dell’articolo, il post è stato diviso in più pagine:



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Straordinario e assai dotto !